Apulia Cinema

Full immersion con Alina Marazzi


Grande interesse suscita Alina Marazzi, soprattutto per la sua attività di regista documentarista, che fa uso ampio degli archivi di vecchi filmini Super 8, di immagini riprese in 16”, di pellicole girate in Beta. E fa subito riflettere: «Guardare alle immagini del passato, per capire oggi da dove arrivano certe idee e comportamenti».Questa autrice di film di grande sperimentazione ritorna per la terza volta a Bari e lo fa per il seminario Digital Heritage. Ha la pazienza di esporre con chiarezza questi concetti ai ragazzi delle scuole (che conoscono solo le videocamere) o agli addetti professionali, che da lei imparano metodi e trucchi per passare dal pensiero iniziale alla fattibilità concreta di un progetto.Descrive tutte le fasi di lavorazione di questo particolare tipo di film, a cominciare dall’idea di massima, da cui parte un percorso di avvicinamento ai materiali a vario titolo girati (dai nonni, come da operatori del secolo scorso), segue la catalogazione certosina dei luoghi raffigurati, dei nomi delle persone, delle date delle singole inquadrature.  Occorre poi trovare tutte le fotografie, ma anche i diari, i documenti, i manifesti, i programmi, i volantini, le locandine, le immagini che riproducono i cartelli e gli striscioni, le vecchie agende, le riviste dell’epoca, i giornali del tempo.Per la ricerca di immagini particolari occorre consultare gli archivi tipo Istituto Luce, passare intere giornate nel centro Rai che conserva le Teche, contattare le cineteche di tutta Italia. Poi la regista impianta in casa un telecinema artigianale per il passaggio delle immagini a video, oppure invia le antiche pellicole in America, dove in laboratorio vengono “pulite” e rese fruibili per le successive fasi.Si definisce a questo punto lo stile del montaggio. Il primo è naturalmente muto. Le sequenze prendono corpo, per alcune troppo brevi è necessario il rallenty. Per altre occorre integrare i soggetti con riprese ad hoc effettuate oggi ad oggetti antichi, ma con l’occhio di ieri. Si può recuperare qualche suono da antichissimi dischi e bobine a suo tempo registrate. Poi ci sarà l’associazione alle sequenze delle musiche, la risonorizzazione delle immagini con i rumori caratteristici. Se necessario si cercano vecchie interviste fatte in radio o in televisione in bianco/nero; si possono ricostruire con attori le interviste di allora. Infine la incisione di una voce fuori campo. La voce parla al presente, «il tempo del cinema, che coinvolge lo spettatore nelle vicende».Ma a questo punto incomincia tutto da capo: bisogna riscrivere ex novo la storia per convincere i produttori, mettere in evidenza lo stile del film, la sinossi, le note di regia, spiegare come si sviluppa il racconto, la sceneggiatura, la scaletta definitiva. Si prepare un vero e proprio dossier, che restituisce su carta quello che si andrà a fare in cinema. Nascono così, con tanti sacrifici e con immensa passione “Un’ora sola ti vorrei”, “Tutto parla di te”, “Vogliamo anche le rose”.Adriano Silvestri