Apulia Cinema

Antichi film: il lungo viaggio del restauro con Adriana Noviello


Un lungo viaggio da Acquaviva delle Fonti all’Austria, passando da Bologna e Gorizia, porta la giovane Adriana Noviello all’Österreichisches Filmmuseum di Vienna, dove cura la parte tecnica del restauro dei vecchi film. Lascia per qualche giorno questo laboratorio per ritornare in Puglia ed illustrare nella Mediateca di Bari come lavorare concretamente in questo delicato settore, con esempi diretti: la manualità di un artigiano specialista incontra le sofisticate macchine elettroniche e i software dedicati.Spiega che l’interesse nella scelta dei filmati da restaurare è soprattutto storico e sociale, ma anche documentarista o documentale o solo archivistico. Quando è possibile, un dialogo tra restaurartore e regista definisce bene i termini del lavoro da fare. Il punto di partenza dell’attività sono i film nella versione e nel formato originale dell’epoca: l’acetato di cellulosa dei 16” (soggetto a deterioramento dell’immagine e dei colori), i materiali in nitrato, a volte negativi o positivi, oppure duplicati, materiali in bianco / nero o a colori; contengono una colonna sonora o hanno un nastro magnetico a parte, che conserva l’audio.Gli esperti realizzano (o cercano, a seconda dei casi) le altre copie, osservano i difetti fisici, individuano i graffi, segnalano le rotture, evidenziano i guasti e già pensano ad una ricostruzione, a un ripristino fisico, affinchè la pellicola ottenga di nuovo le caratteristiche indispensabili ad una futura proiezione al pubblico.Si parte dalle interlinee, dai quadri e si passa a un lavoro di pulizia (con macchine lavatrici per film a ultrasuoni), si deve stabilizzare l’immagine, togliere la polvere (attraverso particolari software, con una penna elettronica), eliminare le spuntinature, rifare le giunte, riparare le perforazioni, rimuovere la “grana”, riparare tutti gli elementi, intervenire sui colori; sul nero in particolare. I piccoli formati (8 mm., super8, 9½ mm.) si passano alla moviola. Le giunte si fanno ancora con l’acetone o con la colla per nitrati, ma a volte basta lo scotch. Tutto viene registrato in un report.Poi si passa attraverso gli scanner. Il materiale si acquisisce tramite strumenti che portano l’immagine a una risoluzione molto allta; ogni fotogramma si ferma davanti alla camera, viene fotografato, si recupera tutta la scala dei grigi. Il restauro digitale dell’immagine elimina i cambi di luce, rimuove le macchie. È necessario un test per vedere come procede la correzione del colore. Sembra facile, ma ogni fase è complessa e richiede alta professionalità e grande esperienza.E poi si può godere nel vedere le immagini delle montagne riprese nel 1910, il Prater di Vienna com’era nel 1943, o il film American Dreams del 1984. Alla fine, sullo schermo Elizabeth Taylor ritorna a sorridere con i colori (lo smalto?) di allora. Adr. S.