Apulia Cinema

Marco Bertozzi: come «costruire» un documentario


«È difficile determinare la ricchezza dei significati che le singole immagini possono avere, al di là di ciò che il regista ha predisposto per un determinato film. E, ogni volta che parliamo di un film in particolare, di fatto scriviamo una parte della storia del cinema»: esordisce così a Bari Marco Bertozzi, architetto e professore, noto al pubblico di Rai Storia per la serie dei documentari italiani: cita con piacere “Tommaso” di Cecilia Mangini, girato a Brindisi.Ma, oltre alla documentarista di Mola di Bari, ricorda con simpatia anche il giovane barese Gianni Princigalli e mostra le immagini, raccolte a Spezzano della Sila, per la trasmissione dell’emittente Italo-Canadese Teledomenica, che - in un certo senso - anticipava i contatti ante-Skipe tra emigranti e paesi d’origine.Illustra il ruolo del documentarista, con la capacità di sintetizzare i concetti, di trovare ed esaminare le immagini d’archivio e di prescegliere quei pochi fotogrammi che raccontano, da soli, tutta la vicenda che vuole portare alla luce.Poi guida un gruppo di aspiranti filmmakers di tutte le età alla costruzione di un documentario, che abbia un significato compiuto, partendo dalle immagini dell’archivio di «Oggetti Smarriti». Conclude le sue giornate in Puglia con la presentazione del suo libro, introdotto dalla professoressa Saponari.Rientra nell’hotel che a suo tempo ospitò gran parte delle riprese per La Riffa, al debutto come attrice di Monica Bellucci e si sofferma sui diversi luoghi, antichi e moderni, della struttura, trasformati nelle location per una scuola, un ristorante, una villa dal compianto Francesco Laudadio.