Apulia Cinema

Vito Attolini parla (a braccio) di Carl Theodor Dreyer


Per iniziativa di alcuni alunni dell’Accademia di Belle Arti di Bari, si parla a lungo di Carl Theodor Dreyer: il giovane Giovanni Panuntsos si dichiara “strafelice” ed introduce Vito Attolini (entrambi, nella foto) nella saletta della  Mediateca di Bari, al termine della proiezione del suo primo lungometraggio: Praesidenten, del 1919.Inutile dire che il simpatico e preparatissimo giornalista e scrittore barese è innamorato del grande regista («uno dei massimi autori, con Charlie Chaplin, anticipa i temi di angoscia e disperazione di Ingmar Bergman») e di tutto il cinema danese. Sottolinea la impostazione autobiografica ed il pessimismo di fondo della sua filmografia. Ricorda con particolari, nomi, date (senza appunti) gli esordi come cronista giudiziario e poi le sue prime consulenze per la principale casa di produzione dell’epoca.«Poi viene conosciuto anche in Italia, dopo “Giovanna d’Arco” che dimostra l’originalità figurativa e stilistica irripetibile e dopo la seconda guerra grazie alle critiche di Elio Vittorini sul Politecnico. Eppure aveva girato anche in Norvegia e Germania e i suoi 14 film saranno proiettati in tutta Europa».Attolini, tutor e consulente scientifico («gratuito») del gruppo, in conclusione ricorda all’attento pubblico la visita che fece a Copenaghen nella modesta casetta di tre stanze in cui il regista era vissuto ed anche una serata al Teatro Piccinni di Bari, nel 1974, con gli attori che misero in scena lo spettacolo di Aldo Trionfo Gesù  (protagonista Franco Branciaroli), adattato dalla sceneggiatura di un film di Dreyer, che poi non fu mai realizzato.Iniziano così le due settimane del cinema danese intitolate “Dies Dreyer” (come si legge sulla maglietta sfoggiata dall’organizzatore), di cui abbiamo pubblicato il programma (vedi: http://blog.libero.it/Apuliacinema/12201907.html).Adr.S.