Apulia Cinema

Un pomeriggio con Michele Mirabella al Circolo della Vela di Bari


Quando Michele Mirabella ritorna a Bari, è diretto verso il Circolo della Vela: raggiunge nel pomeriggio di Venerdì 2 Maggio il Teatro Margherita e subito entra nel vivo del Mondo del Cinema (a lui tanto caro), quando osserva la struttura, circondata ancora dai tanti cartelloni variopinti, che raffigurano i protagonisti del Bif&st. Discende le scale che, dal lungomare, portano al piano inferiore e raggiunge la grande terrazza all’aperto. Prende posto su un comodo divano con vista mare. Solo a questo punto tira fuori gli strumenti del suo lavoro, penna e taccuino, e prende appunti relativi al libro che ha posato sul divano. È scritto dalla giornalista Emilia Costantini, con il titolo Il Romanzo di una vita e riporta in copertina l’immagine di Gabriel Garko, tratta dalla fiction Rodolfo Valentino, la leggenda e non riproduce – invece - la foto del Divo, come il lettore si aspetterebbe.Lo raggiungono il gioielliere Nicola Mossa e il presidente del Circolo. Ma lui resta seduto e si scusa «Non mi alzo, ho un piccolo dolore». Lo provoco: «Proprio tu che, in tv, sei circondato dagli specialisti di ogni tipo?» Risposta immediata, con il sorriso tipico del professore di una volta: «Diceva Molière "Il malato è morto per tre medici e due farmacisti…" Lasciamo stare». A questo punto, si alza, ma dimentica il libro sul divano. Lo raccolgo e lo consegno all’attore e regista bitontino, che conosco dai tempi del Cut Bari, prima che entrasse a Roma alla radio, che a quei tempi era solo la Rai. Mirabella (nella foto) lo fa suo e controlla che, all’interno, ci siano i tanti foglietti di appunti che ha preso. Perché lui il libro lo ha letto veramente e ne vuole discutere con sincerità. Non è affatto convinto dalla versione della morte del grande protagonista del cinema muto, fornita dai biografi, che la attribuiscono alla peritonite: «Potrebbe, forse, avere avuto un tumore...»Entra nei saloni, dove conosce tutti o, meglio, tutti lo conoscono. Si ferma con Simonetta Lorusso e saluta con garbo, perché vuole incominciare con la sua abituale puntualità la presentazione di questo libro. Raggiunge la saletta predisposta per la conferenza, nota con piacere che è molto affollata, afferra il microfono e, con atteggiamento teatrale, resta muto per qualche secondo. Quando il brusio si attenua, dichiara con voce impostata: «Nella mia esperienza di alunno, ho sempre apprezzato un professore che – o per alterigia o noia o perché dormiva - non apriva bocca, prima che si facesse silenzio…». Appare a tutti chiaro che si può incominciare. E non si deve fare tardi, perché in serata è già atteso a Castellaneta, dove domenica riceverà il Premio Rodolfo Valentino.Adriano SilvestriUna settimana dedicata a Rodolfo Valentino: LEGGI