Apulia Cinema

Le storie cantate: Viaggio tra i cantastorie di Puglia


Tanta musica, ma anche molta intimità. Differenti territori e diversi dialetti. I nomi ed i soprannomi dei cantastorie. Le finestre fiorite che si affacciano sui panorami luminosi delle cittadine Pugliesi e gli interni della case che - a prima vista - appaiono povere, ma che sono ricche di cimeli, ricordi, dischi, manifesti: quelli che invitano all’acquisto dei cd degli artisti e quelli famosi come le locandine di Riso Amaro. E poi le specchiere, i bicchieri in mostra nelle vetrinette, i giocattoli di una volta, le provviste nei grandi pacchi di pasta corta, le radio a manopole, gli strumenti musicali, le nacchere, i tamburrelli, le chitarre, le sedie che bastano da sole per esibirsi a Enzo Del Re.Ma anche le luminarie delle feste patronali, leit motiv di questo viaggio compiuto dagli autori Nicola Morisco e Daniele Trevisi, attraverso le strade ed attraverso il tempo e che si intitola Le storie cantate. Viaggio tra i cantastorie di Puglia proiettato ieri sera a Bari in una Mediateca, affollata da persone di tutte le età, affascinate dalle immagini, ma anche dalle parole (e poi dalla chitarra) del maestro Tonino Zurlo (nella foto), venuto da Ostuni: «Non ho più voglia di suonare in pubblico, perché c’è troppo rumore in giro. La gente ha bisogno di recuperare la cultura della pizzica…» e conclude in un (incomprensibile) stretto dialetto salentino, ma poi tutti capiscono il significato delle sue canzoni e partecipano in coro alla sua esibizione dal vivo.Quasi un road movie, che attraversa – da sud a nord - i cinquecento chilometri della Puglia, anche se l’unico mezzo di viaggio che appare è un motocarro a tre ruote, guidato da Uccio Aloisi (come ne LaCapaGira). Non manca uno scorcio della Città di Bari, vista dalla muraglia accanto al Fortino, con la voce di Moni Ovadia.Ricorda con emozione Morisco: «La tradizione popolare della Puglia si articola su tantissime realtà: ogni territorio della Regione ha subito influenze diverse, a cominciare da Matteo Salvatore, il primo cantautore Italiano.» (che - nel documentario - ricorda la sua prima esibizione come banditore nel 1937: «Per ordine del Podestà è proibito pisciare sui muri...»).Tornano i temi della ricchezza e della povertà, quando Michele Placido con pacatezza dichiara: «Non si doveva far morire in povertà un grande artista come Matteo Salvatore.» Si chiude con i Cantori di Carpino e la storia della Lucania vista da Antonio Infantino e con alcuni personaggi che - poi - avremmo ritrovato nel documentario Craj, che compirà - con mezzi e budget molto superiori - un viaggio a ritroso da nord a sud della Puglia.Adriano Silvestri