Apulia Cinema

Bari: Un freddo mattino del 1944 nel Teatro Piccinni


Il 28 Gennaio 1944 incomincia alle ore 9:00 nel Teatro Piccinni – presidiato dalle truppe militari Italiane - a Bari il primo congresso dei Cln Comitati di Liberazione Nazionale. Il Teatro, in questo particolare momento della guerra, abbandona gli spettacoli e riserva il palcoscenico, in questa mattina fredda, agli intellettuali di tutte le forze politiche che hanno combattuto contro il regime.Ecco Benedetto Croce (di casa dai Laterza), Arangio Ruiz, Adolfo Omodeo, Alberto Cianca, Carlo Sforza, e lo scrittore Guido Dorso in rappresentanza del Partito d'Azione, della Democrazia Cristiana, della Democrazia del Lavoro, e dei Partiti: Liberale, Socialista e Comunista. C’è anche un altro personaggio del socialismo pugliese, già inviato al confino e poi prigioniero politico: il professor Tommaso Fiore.I lavori vengono introdotti dal giovane giudice Michele Cifarelli, di recente liberato dal Carcere di Bari, che dà lettura dei messaggi inviati nientemeno che da Franklin Delano Roosevelt (che sarebbe deceduto tra pochi giorni), Josif Stalin e Chiang Kai-shek.I numerosi partecipanti (120 delegati secondo le cronache, con cinquanta giornalisti e circa 800 cittadini) sono accolti, fuori alla sala, da cittadini che espongono cartelli con scritte «Abbasso il Re fascista». Tutti condannano la strategia che difende gli interessi politici ed economici e mira a porre in essere una restaurazione autoritaria, voluta dal Re Vittorio Emanuele III, in accordo con il generale Pietro Badoglio, con l’appoggio dei vecchi apparati amministrativi e militari nella provvisoria Reggia di Brindisi.Gli intellettuali, le forze sindacali e democratiche, con il sostegno dell’opinione pubblica e con l’appoggio di alcuni giornali e della radio, si oppongono a questo disegno politico e tentano di farlo decadere. Cercano di raggirare i tanti condizionamenti, vecchi e nuovi, e manifestano una decisa volontà di rinnovamento sociale e di ripresa dell’economia. A tarda sera la scrittrice Alba De Cèspedes, alle ore 23:00, dagli studi di via Putignani di Radio Bari trasmette con emozione le prime notizie sul congresso: il Comando militare alleato prima ha impedito che il consesso si svolgesse a Napoli (anche perchè è passata appena una settimana dallo sbarco di Anzio), poi i dirigenti dell’ufficio Pwb (Psychological Warfare Branch, nella sede requisita a corso Cavour angolo via Cardassi) negano la possibilità di effettuare una trasmissione radiofonica diretta. Inoltre le autorità avevano posto condizioni precise: nessuna manifestazione pubblica a margine o a latere del Congresso, niente bandiere, nessun pubblico comizio, pena l’immediata sospensione dei lavori. Il convegno prosegue il giorno seguente. Dal capoluogo pugliese si alza la prima voce libera in un Paese per due terzi ancora occupato dalle truppe naziste. Un importante discorso di Benedetto Croce "per la libertà" è poi registrato e trasmesso in tutta Europa da Radio Londra, che definisce l'evento come «il più importante avvenimento nella politica internazionale Italiana dopo la caduta di Mussolini». Si conclude così la prima libera assemblea dell’Italia e dell’Europa liberata. La grande stampa internazionale, compreso il New York Times, pubblica la mozione finale.A distanza di 71 anni è opportuno chiedersi se siamo riusciti a comprendere a pieno l’importanza decisiva di questo avvenimento. Se abbiamo fatto tutto il possibile per conservare degnamente la memoria storica dell’evento. Se abbiamo usato tutti i mezzi per divulgare, soprattutto tra i giovani, le immagini, le voci, le idee di questi giorni.  Forse non è ancora troppo tardi.Adriano Silvestri