Apulia Cinema

Quando finisce l’Italia in bianco e nero


La data del 1º Febbraio 1977 segna in Italia l’inizio della Tv a colori, esattamente dopo 23 anni dalla nascita ufficiale del servizio televisivo della Rai, avvenuta il 24 Gennaio 1954. La partenza è timida e parziale: riguarda un massimo di 42 ore alla settimana, sommate tra le due reti operative. Il primo programma trasmesso a colori è Il Club dei Suicidi. Oggi, dopo 38 anni, appare difficile comprendere appieno la lunga e complessa battaglia che ha preceduto l’avvio delle trasmissioni televisive a colori nel nostro Paese.Risvolti tecnici e ritardi tecnologici, considerazioni finanziarie, elementi di economia (generale e anche familiare), intrecci politici Nazionali e internazionali, rapporti diplomatici e furbizie «all’Italiana» si sovrappongono in un intricato groviglio di interessi contrapposti e determinano un sensibile ritardo, del quale - all’epoca - non si riesce a cogliere la esatta portata. L’evento ha una importanza fondamentale, tanto che oggi - quando si vuole far riferimento ad un periodo storico antecedente - si parla ancora dell’«Italia in bianco e nero.» L’introduzione del colore in tv corrisponde, per analogia, al momento in cui in Italia arrivano dall’America nelle sale cinematografiche le prime pellicole a colori, dopo decenni di proiezioni in bianco e nero.Di certo il colore sul piccolo schermo in Italia parte molto dopo rispetto agli Usa (ove funziona regolarmente dal 1954) ed agli altri Paesi d’Europa (a dieci anni di distanza verso Francia, Germania e Gran Bretagna), e dopo che da noi è già percepibile il segnale emesso dalle piccole reti di Montecarlo, Svizzera e Jugoslavia, peraltro anche riprese e ritrasmesse in alcune Regioni da qualche emittente locale. In Puglia già funzionano: Telebari, dal 1973, TeleLecceBarbano, dal ‘74, e Telenorba, dal ‘76.Per riassumere gli aspetti tecnici, che si sviluppano durante i precedenti dodici anni di sperimentazione, compiuti a circuito chiuso, va ricordato il lavoro di un apposito studio allestito in via Asiago a Roma, attrezzato con tre telecamere policrome Rca Tk-40 e con due telecinema per pellicole a colori da 35mm. In tale ambito alcune trasmissioni vengono registrate a colori (Tra le prime: Domenica In), mentre sui teleschermi appaiono ancora in bianco e nero. Quando iniziano le prime trasmissioni regolari a colori, la Rai riprende con camere Philips Ldk-3 e passa all’impiego del colore per tutta la sua produzione, anche per la registrazione video portatile in esterno, comprese le troupe dei telegiornali.Occorre ricordare i principali standard concorrenti: Ntsc made in Usa, Secam Francese e Pal, sviluppato in Germania (adottato nella maggior parte dei Paesi Europei). La tecnica di trasmissione e visualizzazione di immagini in movimento, complete della informazione di colore originale, si basa sulla scansione delle componenti di colore fondamentali e sulla sua riproduzione su schermi, mediante fosfori o pixel complessi, composti da tre elementi più piccoli, uno per ciascuna tonalità (rosso, blu e verde). La differenza principale consiste nel numero di righe verticali e nella frequenza del sincronismo verticale. Tali caratteristiche rendono incompatibili gli standard tra loro. Peraltro il Ministero delle Poste e Telecomunicazioni cerca di ovviare ai costi di licenza d'uso dei sistemi brevettati all’estero ed esamina una proposta della Indesit di un sistema di produzione Nazionale, Isa o Identificazione a soppressione alternata. Ma la scelta finale cade sul tedesco Pal.Già durante le sperimentazioni, il classico monoscopio irradiato dalla Rai in bianco e nero (una rielaborazione di Erberto Carboni rispetto a quello originario «Tipo Rca») viene sostituito dal nuovo a colori Philips PM 5544 (nella Copertina del Blog e nella Foto). Anche l'immagine dell'Eurovisione, che raffigura dodici comete disposte in tondo, alternate alle lettere maiuscole E U R O V I S I O N, in bianco e nero, girata su pellicola, termina di andare in onda e viene colorata: le stelle e le scritte diventano gialle, mentre lo sfondo assume il blu notte. Per comprendere le problematiche politiche, va segnalato che - fino a pochi giorni prima dell’avvio del colore - il presidente della Rai è il parlamentare del Psi Beniamino Finocchiaro (già presidente del Consiglio Regionale della Puglia), che viene sostituito il 20 Gennaio dell’anno da Paolo Grassi, impresario teatrale e sovrintendente del Teatro alla Scala. Poi, dopo cinque giorni, cambia anche il direttore generale: va via Michele Principe e arriva Giuseppe Glisenti. La televisione pubblica, per distinguersi dalle emittenti commerciali, adotta un logo identificativo, che irradia a partire dal 1º Gennaio dell’anno, unico per le due reti, costituito dalla scritta Rai, composta da una titolatrice elettronica, in caratteri maiuscoli bianchi, che si sposta da un angolo all'altro dello schermo, ad intervalli regolari.Per chiudere, una nota relativa al canone: nasce il canone per gli apparecchi a colori, fissato in 42010 Lire per i nuovi abbonati, che corrisponde al doppio di quello per la ricezione in bianco e nero, confermato in 21.005 Lire. È – però - prevista una riduzione per i rinnovi. La diffusione dei televisori sarà rilevante, se si pensa che, dopo tre anni di trasmissioni, gli abbonati (a colori) raggiungeranno i due milioni di paganti, rispetto agli undici milioni che continueranno a dichiarare di ricevere in b/n. Nella realtà saranno di più, tenendo conto delle possibili evasioni… Adriano Silvestri