Le Arabe Felici®

La cultura del dolore.


Ovvero: provo solo uno schifo profondo.Uno dei mestieri più redditizi e contestualmente più semplici al mondo è il giornalista. Riteniamo sia particolarmente edificante essere pagati per dire cazzate. Basta un po’ di infarinatura di sociologia: una volta compreso bene in quale contesto sociale ci si trovi, nulla diventa più facile. I grandi maestri dell’arte oratoria dell’antichità svolgevano in modo esemplare il loro lavoro, che nasceva come mestiere di pubblica utilità: raccontavano i fatti, scevri da qualsiasi giudizio di sorta, li esponevano nudi e crudi, preferendo l’arte della parola che scolpisce realtà all’arte del taglio e cucito per confezionare abiti pacchiani che tuttavia la massa ama indossare. I giornalisti di oggi sono giullari, pagliacci di corte che , a guisa di novelli imbonitori, devono eccitare  gli spettatori dei telegiornali mettendo il becero pepe del sensazionale. Notizia: Elena Vecoli , in viaggio di nozze in Venezuela con il marito, viene uccisa nella posada in cui alloggiava per un tragico scambio di persona. Questa è la verità. Ma è noiosa, non lascia scattare l’istinto masturbatorio di chi la ascolta al TG5 . Allora il giornalista la condisce: foto del matrimonio, ma solo quelle in cui i novelli sposi sorridevano all’obiettivo, fa sbavare parecchio la dicotomia parossistica tra dura realtà e gioia della settimana precedente.Aggiungere poi un servizio sulla chiesa con intervista al parroco che , pettinato e curato, sussurra alle telecamere che il povero marito deve aver fede in Dio (che grande oratoria, che pacca sulle spalle rassicurante, che frase originale, che conforto squisitissimo). Mescolare il tutto con l’intervento della vicina dei neo sposini, occhi arrossati ed, udite udite, colpo di classe e di genio, la bomboniera stropicciata del matrimonio, ultimo feticcio delle nequizie della vita bastarda che prima ti accarezza e poi ti uccide. Ed ora, con tutto questo piattone ben condito, lo spettatore che ne lecca gli schifosi avanzi è felice e pasciuto, gode perché lui è lontano da tutto quel dolore perché è solo la sorte, il caso, la sfortuna. Ma la certezza è solo una: i giornalisti sono una razza schifosamente vergognosa che sguazza nello stagno della ormai accecante cultura del dolore.