Le Arabe Felici®

Blog amici


Mi ha sempre un po’ fatto sorridere il concetto di Blog amico. La finestrella sul profilo con lo spazio amici. Ho sempre avuto difficoltà a quantificare o definire il concetto di amicizia spolverandolo dalla retorica e dai clichè. Per questo sorrido a vedere delle icone di persone mai viste, non so nemmeno se uomini o donne, di cui non conosco la storia, di cui non so la vita, ammiccarmi da una iconcina. Forse perché ho sempre creduto che l’amicizia, quel concetto così sublime ed alto, fosse un dono posseduto solo dai bambini. Quando non esisteva malizia, gelosia, incomprensione, diffidenza. Per questo mi piace “Friends”. L’ho sempre trovato un telefilm di fantascienza, come fosse una sorta di X-files senza alieni. Questo gruppo così coeso di bimbi cresciuti, uniti comunque, sorridenti, senza problemi. Perché i problemi ed il contorno della vita ti portano a non essere più un essere speciale, quell’essere unico che eri si proietta in se stesso.  Più cresci, più la vita si riempie di personaggi, distanze e cose che si mettono tra te e quelli che tu chiamavi amici. Credi di vederli ancora, ma sono lontani, e ti accorgi che ogni giorno che passa non riesci neppure a toccarli, perché diventano solo contorni, non li metti a fuoco, sei senza occhiali. Non credo molto nell’amicizia, sono onesto. Forse perché credevo troppo nella fratellanza che si creava quando portavo ancora i pantaloni corti e mamma mi accompagnava a scuola, ed ero felice di condividere i miei sogni, sciocchi, con chi faceva finta di crederci solo per condividere un mio entusiasmo. Ora, quando non ci si sente da tanto, una telefonata diventa un già sentito “Ti stavo per chiamare io. Scusa, ma in questo periodo ho avuto troppo casini”. Una frase che è uno scudo, una giustificazione. E quando si incomincia con le giustificazioni, stai parlando con un estraneo, non con quella persona con cui hai diviso sale e risate. No, non credo nell’amicizia, in quel concetto quasi mitologico, astratto, superiore ed etereo che va oltre ad una bicchierata una volta al mese. Se devo pensare ad ultimi eventi che mi hanno fatto sentire vicina una persona, vedo solo delle sensazioni, non delle immagini. Sento una musica lontana, avverto l’aria calda di una sera estiva, ed una mano che mi toglie, quasi con violenza, una bottiglia. Vedo un gesto, che rappresenta tutto l’affetto di questo mondo e penso che quella, forse, è stata amicizia. E vedo, tanto lontano negli anni, così lontano che pare una cavolo di foto in bianco e nero fatta con il grandangolo i cui protagonisti vengono mossi immortalati in un sorriso perenne, vedo dei ragazzi che mangiano un panino con il salame piccante con in sottofondo una pessima e clangorosa musica araba.Persone legate da un patto eterno da b-movie americano, che ora sono attori non protagonisti ognuno della vita degli altri. Scanditi nell’eterno di un ricordo sbiadito. Nel rammarico di essere diventati, per noi, quello che giurammo non ci sarebbe mai potuto accadere. Per gridarci, poi, il livore di un qualcosa che ci manca. No, non credo nell’amicizia.