Le Arabe Felici®

Veicoli di rabbia.


In questi giorni, osservando le varie diatribe circa la meritocrazia o meno affidata ai blog di Libero tramite delle classifiche, con un misterioso quanto opinabile algoritmo a latere che ne decreta o meno il successo, riflettiamo su quanto siamo o meno figli del nostro tempo. Essere figli del tempo, per me, equivale ad essere veicoli di rabbia assolutamente scarburati. Sprechiamo le nostre energie sul futile, facciamo la rivoluzione per una partita di calcio, gridiamo vaffanculo nelle piazze per sentirci più liberi, protestiamo bisbigliando protetti dal buio dei corridoi e poi, regolarmente, lo prendiamo in culo. Perché, quando si parla di problemi reali, verso i quali giustamente dovremmo esporre  il nostro dissenso, stiamo zitti ed ingoiamo? Quanti di quelli disposti a perdere tempo indignandosi per uno stracazzo di inutile algoritmo in una stracazzo di community per difendere un inutile Blog poi sono capaci di combattere per i propri diritti nel proprio ambito di lavoro contro, magari, un dirigente poco umano? Per scendere in piazza e costruire qualcosa di concreto, che non sia attaccare un glitter o una tazzina di caffè sopra un merdoso post e poi frignare perché non sono visitati? Quanti che si lagnano per il nulla sono poi disposti a combattere per i diritti di chi chiede un pezzo di pane elemosinando ad un semaforo o per i propri? A difendere il più debole, facendo uscire quella rabbia per aiutare il prossimo piuttosto che per pettinarsi l’ego?  E’ possibile che siamo questo? Merce da reality, da gossip, da baruffa sterile, da polemiche insulse e vergognose? Figli di un sistema da vetrina che ci ha lobotomizzato al punto tale da renderci completamente ciechi, uccidendoci la ragione pilotandola verso il futile? Ogni blogger, leggendo in giro, critica la De Filippi e Costanzo, i talk show pollai. E dieci minuti dopo litiga per stronzate. Svegliamoci, ragazzi. Noi siamo Costanzo e la De Filippi. Noi siamo gli “Amici” che detestiamo alla tv. Noi siamo diventati Vespa e Fede. Vorremmo conoscere il vostro parere. Per scoprire, almeno, che in qualcosa si può ancora sperare.E credere.