Le Arabe Felici®

Incubi paolini


Un incubo di Cri e Br1 Mi sono sempre chiesto, con invidia, lo ammetto, cosa cazzo abbia da ridere.Paolo è un amico, un fratello, ma per me, che sono un musone malinconico perenne, vedere la sua paresi costantemente fa lo stesso effetto di una coltellata sul fegato. Non mi ricordo una occasione in cui non lo abbia visto con quell’aria perennemente inebetita in un sorriso, come se fosse il prodotto di un disegno di Disney dopo un acido ed una ubriacatura da Ferrochina Bisleri. La situazione peggiora sensibilmente quando è davanti ad un obiettivo: non importa chi sia a scattare la foto, può essere anche uno sconosciuto. Se lui capita nel raggio di due chilometri da una macchinetta fotografica azionata da chissà chi, sfoggia la dentatura con aria lubrica e soddisfatta, con l’aria di chi ti ha appena sfilato il portafoglio dopo il giorno di paga. Allora me lo sono immaginato in situazioni estreme, cercandomelo di immaginare teso, quasi sofferente, preoccupato, come a volerlo pensare, almeno nei sogni, senza quell’apparato masticatorio sempre in mostra. Come sarebbe senza sorriso. L’ho immaginato, ad esempio, in una evenienza sconveniente: mi sono ricordato di quegli operai dell’Eni, poveretti, costretti per 100 giorni nella giungla, rapiti dagli indios, disperati ed abbandonati da tutti. Immaginavo i loro volti distrutti, testi, quasi senza speranza. E lui era tra loro. Ma la notte, ho fatto un sogno . E mi sono svegliato, la mattina dopo, che stavo peggio.