Le Arabe Felici®

Rientri.


Dio ci mette alla prova ogni giorno.Ogni singola alba della nostra vita è una nuova sfida che perennemente combattiamo vessati dal peso delle sconfitte quotidiane e risollevati nello spirito per una piccola battaglia vinta.Ma ci sono prove che spesso si rivelano così difficili che anche le nostre spalle forti vacillano all’urto del loro peso. Sono i rientri in ufficio dopo un periodo di ferie. Sono quei volti lunghi che ti si presentano innanzi come se avessi varcato le soglie dell’Isola di Pasqua, volti ancora più pingui dopo gli stravizi festivi, quegli occhi vitrei da luccio, quelle pance su cui si adagiano pigre cravatte slacciate, quei sorrisi di circostanza, quei capelli, pochi, scarmigliati su capocce abnormi, quel cazzo di tutto che tu credevi di esserti dimenticato ma che, una volta rivisto, percepisci che ormai ti è incollato alle chiappe della memoria come un francobollo ad alto potere adesivo.Quando entri in ufficio vedi il corridoio vuoto, come una metropolitana dopo un attentato, e ti risollevi perché immagini di avere ancora qualche minuto di pulizia all’orizzonte. Come timbri il cartellino, quel rumore della macchinetta del badge diventa sorta di tromba del giudizio e tutti, sciamanti come mosche sopra la diarrea di un alano, escono dalle loro stanze, belli come un presagio di morte, portatori sani di aliti da stravizio, e ti salutano avvolgendoti nel parco abbraccio della circostanza. Volti che ti danno lo stesso piacere che potrebbe darti l’osservare un suicidio di massa di una setta pagana votata al culto laico del salice piangente. Volti per una settimana sostituiti dai caldi lineamenti degli affetti e dai tiepidi abbracci di sapore familiare che, in un attimo, verniciano di nero la tua serenità assopita. Sorrisi sforzati ebeti di denti digrignanti portatori sani di buongiorno laddove un buon giorno, cazzo, non lo è. E tu sei lì, ancora di più sconfitto dai postumi di una influenza che ti ha ridotto una larva sulla tazza, che ti sei, povera stella, sforzato così tanto da ritrovarti in un’altra dimensione. Sei lì, tediato da una noia muscolare e gastroenterica che nemmeno un Martini cocktail all’enterogermina ha saputo lenire. E sei lì, e ti accorgi che quei volti, non visi, attenzione!, si sono ormai impadroniti ineluttabilmente di te.