Lavoro in centro, accanto alla Bocca della Verità. La gigantesca buca del Circo Massimo crea una sacca di scarsa antropizzazione, e quindi si tratta di una zona per alcuni versi disagiata, benché centralissima: c’è un solo bar nelle vicinanze, nessun negozio, nessun ristorante, niente di niente, tanto che spesso e volentieri capita di dover far entrare in ufficio turisti che vagano da mezz’ora alla disperata ricerca di un bagno.Ma ora è tutto cambiato: sebbene i servizi non siano mutati né per numero né per qualità, la zona intiera ha comunque compiuto uno straordinario balzo in avanti e certamente ci sentiamo tutti molto riqualificati. Il PD ha infatti voluto farmi l’onore di aprire la sua sede ad una manciata di metri dal mio ufficio. Dalla mia finestra vedo la finestra di Uolter, e lui dalla sua finestra vede la mia. Spero ne sia debitamente onorato.Si è già discusso della mia delusione nei confronti della politica, della mia ira funesta per la mancanza, ovunque, di un impianto ideologico che definisca una posizione precisa, alla quale si preferisce invece una fumosa e vaga pluralità che probabilmente consente di prendere più voti ma di fatto trasforma la politica in un Amici di MdF versione elettorale. Ma forse non mi ero reso conto di quanto fosse profondo il baratro di sfiducia che pian piano è andato scavandosi nella mia percezione della classe politica, per la quale, almeno dalla mia parte della barricata, in passato avevo una sorta di rispetto dovuto probabilmente all’idea che la missione di amministrare onestamente la cosa pubblica fosse il più sacro dei valori laici.Questa mattina mi sono reso conto, involontariamente, che non è più così.Come dicevo, io e il PD siamo vicini di casa. Il bar è ancora uno solo, però. Ero intento a sorseggiare il mio marocchino, operazione che mi stava richiedendo più tempo del solito poiché la mia cavità orale era contemporaneamente impegnata a masticare una tortina alle mele. Con la coda dell’occhio intuisco un volto vagamente noto. Automaticamente lo schedo come uno dei molti impiegati del mio ufficio che conosco solo di vista. Tuttavia, nel mio ufficio la lingua ufficiale è il romanaccio, e non si sa bene cosa sia l’italiano. Quindi, nel sentire la persona di cui sopra parlare con chiaro accento settentrionale, gli scocco una seconda occhiata, la quale mi rivela trattarsi senza fallo di Dario Franceschini, personaggio dalle molte vite, certamente figlio illegittimo della Binetti, e ovviamente ad oggi vicesegretario del PD.Seguo incuriosito la movimentata vicenda del cornetto (brioche, per i transappenninici) di Franceschini. Sembra che il nostro avesse chiesto un mini-cornetto, e che gli fosse stato dato erroneamente un cornetto normale (che parchi, questi cattolici). La cosa lo ha portato a seguire a grandi passi gli spostamenti del barista al fine di velocizzare la consegna del nuovo cornetto. Ciò lo ha portato vicinissimo a me, ed io, che avevo lasciato a terra la borsa del computer, appoggiata alla parete del bancone, con un gesto involontario, del quale mi sono reso conto solo dopo averlo compiuto, l’ho stretta tra i piedi per difenderla da un eventuale tentativo di furto.Evidentemente, pavlovianamente associo.Buon PD a tutti, visto che siamo in clima d’auguri.