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« Tre metri sopra il cieloSfera di pensiero »

Chi para va in porta...

Post n°2696 pubblicato il 04 Ottobre 2006 da Le.Arabe.Felici
 

Ovvero: quando eravamo monelli.

Uno dei ricordi che ciascuno di noi serba dentro il proprio vecchio cuore impigrito e vessato dalle asperità di una vita non più fanciulla è legato alle partite ai giardinetti con gli amici.

Negli anni ’80 non esistevano ancora i campi di calcetto ed i primi a nascere erano assolutamente fuori budget per le nostre tasche che a malapena potevano permettersi il nuovo Monciccì da attaccare alla Tolfa o ai primi zaini Invicta, altrettanto costosi.
Ed i ragazzi di quartiere, dal quale proveniva il sottoscritto, uniti dallaimmagine monellaggine e dai nasi quasi tutti rotti, scendevano a giocare a pallone, coniando quel gergo del tutto improbabile ma universalmente riconosciuto da chiunque, pur senza essere stato mai scritto o divulgato se non verbalmente. “Andiamo a giocare a calcio ai giardinetti” significava avere un pallone e buttarsi in accanite partite in qualsiasi spiazzo possibile: il termine “giardinetto”, infatti, non deve farvi cadere nell’errore di pensare esclusivamente ad una distesa d’erba come quella della “Casa nella Prateria”. “Giardinetto” includeva un prato ma anche la strada (di macchine ne passavano veramente pochissime) , un parcheggio poco affollato, un qualsiasi campo sterrato, un campetto di brecciolini (dette “breccole”), i garage, lo spiazzo di fronte alla scuola. Le porte venivano fatte con le cartelle o , nel peggiore dei casi, con le giacche delle tute Adidas (quelle bruttissime blu scure con le strisce bianche sulle maniche), che non sapevi mai se la palla era entrata, uscita o aveva preso il palo. Chi portava il pallone veniva esentato dallo stare in porta e , se il pallone era un Tango o un Etrusco, piuttosto che un Supertele o un Supersantos , riusciva ad avere dei privilegi enormi, anche se pippa colossale: poteva battere i rigori , chiamarsi le punizioni pure se non toccato da anima viva, decidere la fine del primo tempo per immaginemangiarsi pane burro e zucchero. Perché se lo facevate incazzare, prendeva il pallone e se ne andava a casa. Avere un pallone “serio” , all’epoca, ti garantiva una sorta di potere temporale. Si giocava con le t-shirt della “Fruit of the loom”, le più brutte mai prodotte sul mercato, tanto che tua madre non si incazzava se le sgarravi durante la partita: i più gaggi , qui a Roma, avevano la possibilità di mettersi la maglia del pigiama rossa o celeste per simulare le casacche di Lazio e Roma (un’opportunità che i bambini di Genova non hanno mai avuto: trovatelo voi un pigiama blucerchiato). Subito dopo aver formato le squadre, il bambino con la voce più stridula, fastidiosa e potente gridava “Ultimo in porta!” , scatenando subito dopo una rissa verbale tra gli altri compagni di squadra che dovevano evitare l’onta di essere i primi a fare i portieri. Fortunato se eri “Portiere Volante”: potevi fare come cazzo ti pareva, uscendo dai propri pali e diventare un giocatore a tutti gli effetti, con la variante che potevi pure prendere la palla con le mani. Da qui credo che fosse nata la pallamano. Le regole erano le più fantasiose e bislacche e la cosa più clamorosa è che venivano accettate da tutti i bambini del cosmo, come ne “La compagnia dei celestini”: per motivi che ancora nessuno è riuscito a giustificare, al terzo calcio d’angolo veniva assegnato automaticamente un rigore alla squadra che lo batteva. In pratica, si è risolto il mistero della Sindone ma non ancora quello del “Al terzo angolo è rigore”. Se non si era in numero sufficiente per giocare una vera partita si giocava a calcio Tedesco, una sorta di “passaggi e tiri in porta” ma con un punteggio assegnato ad ogni giocatore che scalava ogni qual volta si subisse una rete. Se non si aveva voglia di impegnarsi , ci si baloccava a fare dei tiri in porta con la regola del “chi para va in porta”. Ossia, “colui il cui  tiro verrà parato, diventerà, suo malgrado, il nuovo portiere”. Il dono della sintesi dei bambini. Bei tempi.immagine

POSTILLA FONDAMENTALE

Chi si ricorda i punteggi di calcio Tedesco? Si partiva da 25 ciascuno (con variante di 30). A voi la parola.

 
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Anonimo il 04/10/06 alle 16:16 via WEB
Credo fosse proprio il "Tango Zico"
 
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