ITALIA ABBANDONATA
la perizia dell abbandono vista attraverso i vostri occhi
.
“ Lascia una casa abbandonata, troverai una foresta!”
[Bahkty]
Mi vengono in mente le case che vedo ogni giorno, lasciate esposte a quattro elementi, alla Gaia che le divora pazientemente, abbandonate da gente che si trasferì altrove in cerca di una vita migliore. C’è ne sono davvero tantissime è credo che ogni angolo d’Italia ne ha almeno una.
Nacque cosi l’idea di un blog dedicato a questa Italia dimenticata ma presente, un’ Italia che scompare lentamente ma senza indugi.. Lì idea che non è nuova ma che ci farà volare di fantasia e ci rimetterà ” in moto” la voglia di esplorare un mondo silenzioso ,emarginato, maggior volte ignorato, quello della casa abbandonata .
Vi invito, dunque, di scattare una foto e postarla nel blog o mandarla al indirizzo mail, scrivendo almeno il nome della ragione dov’è essa si trova.
Fiduciosi della Vostra gentile collaborazione Vi auguriamo una bella giornata.
P.S.
I commenti a sfondo politico o altro che presentino polemiche verranno cestinati!
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GRIDO
Nella dimora del silenzio
gridano i sassi.
Raccontano le loro storie
fatte di sudori,
di rinunce e
della speranza.
Urlano i muri
trafitti dal dolore,
immersi nella solitudine..
Il cielo grigio annuncia la pioggia.
N.
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NOI CHE A SCUOLA...
Prendendo spunto da questa foto, torno ancora più indietro agli anni 50/60 quando io andavo alle scuole elementari e le auto, i mezzi pubblici e altri mezzi di locomozione erano pochi. Iniziai ad andare a scuole che avevo poco più di cinque anni; per l'esattezza, cinque anni e cinque mesi. Facevo la primina da privato e il mio maestro era anche severo, a giugno ho sostenuto gli esami e sono stato ammesso alla seconda elementare.
Questa era la mia scuola, un Castello Baronale, con annesso maffaraggio, infatti, c'erano le barche, le ancore, reti e gomene della Tonnara Bordonaro.
Oggi della tonnara è rimasto ben poco e il Castello e stato trasformato in Bed & Breakfast, con annessa discoteca.
Ogni mattina per andare a scuola percorrevo duecento metri ed ero già a scuola (il Castello), ma i miei compagni venivano anche da più di un kilometro di distanza e nessun genitore ci accompagnava. Si per strada c'erano meno pericoli e si vedevano passare solo abitanti della borgata, però noi ragazzini eravamo giocherelloni e spesso prima di arrivare a scuola eravamo sporchi e sudati, tanto da vanificare il tempo che la nostra mamma aveva perso per fare il fiocco al collettino bianco. Come si vede dalla foto la mia era, una classe molto numerosa e la maestra, una donna alquanto fragile, faceva fatica a tenerci a bada, ma di quegli alunni, molti non sono passati alla quinta, perché bocciati, o ritirati prima del tempo. La mia borgata era di gente semplice e poco agiata, così spesso i bambini dopo la scuola andavano a bottega, credo si dica così ancora oggi.
Nelle nostre case, il ragù si usava solo nelle feste grandi e per fare la pasta al forno, durante la settimana i nostri primi erano poveri, a base di verdure, brodi e uova, ma si viveva dignitosamente, oggi siamo più dediti al consumismo e mangiamo di tutto e anche smodatamente.
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