Come vorrei la mia v

St. Moritz


A .MORITZ... St.Moritz al 2 settembre non pare proprio il classico mondo innevato a cui siamo abituati pensare quando sentiamo i telegiornali o parlare gli amici. Eppure questa mattina il cielo terso di una frizzante mattina a 1750 metri lasciava immaginare molto: montagne coloratissime, vivaci, piene di colori e di luccicanti cascate d’acqua, verdi dalle lussurregianti pinete che si contrastavano con gli arsi prati in alta quota sfumati su un terso ed intenso blu del cielo immacolato. Il lago che regna sovrano nella cittadina ridente, era quasi assopito. Ancora pochi istanti ed il sole lo avrebbe investito completamente . I vapori salivano lenti e si condensavano a creare quella leggera nebbiolina alta poco più delle anatre che cominciavano a godere dei primi raggi di sole. Le gallinelle d’acqua facevano a gara con le anatre per accapparrarsi un avanzo di pane gettato da due amanti la sera prima in riva al lago. I colori sparivano mentre il sole luccicava sul lago, quasi ad annientare quelle creature che di volta in volta sparivano sotto lo specchio d’acqua alla ricerca di un pesciolino da ingurgitare. Sullo sfondo appariva lentamente il profilo dell’albergo la cui sera prima avevo fantasticato come mio, con dame e cavalieri in festa. La leggiadra nebbiolina svaniva completamente a rivelare tutto lo splendore del panorama: un canottiere intento ad allenarsi, un gruppo di corridori intenti ad ossigenare il loro sangue di prima mattina, un gruppo di anziani tedeschi che si raccontavano le balde serate di quando erano un po più giovani. Sul prato ancora umido , luccicavano le gocciole di rugiada che creavano un arcobaleno di colori. Un fischio e dalla galleria compare il primo trenino rosso, quello dei romanzi e dei percorsi dove i turisti si immedesimano grandi alpinisti, dove possono scorrere lo sguardo sulle vette ed immaginare di essere intenti a conficcare la bandiera sul punto più alto. Il trenino si ferma e dalla stazione echeggiano i versi dei manovratori intenti a ripristinare i convogli che da li a poco ripartiranno per far fantasticare altri turisti. Nel frattempo dal sottopassaggio della ferrovia retica, compaiono i primi personaggi che animeranno la giornata di St. Moritz, infreddoliti dalla pungente mattina e già entusiasti del paesaggio ammirato presso l’Ospizio Bernina, si intrufolano nei bar a sorseggiare caldi cappuccini. I bimbi ricorrono le farfalle che stanno sorvolando i fiori sul bordo del lago, fiori che dal giallo al rosso esplodono in tutta bellezza. Un tenue odore di legna che arde nelle stufe delle ville più faziose avvolge l’incantevole paesaggio e ricorda momenti del passato. La verde cupola del campanile lascia intravedere il bruno ondeggiare delle campane che rintoccano le 8.00. All’ultimo tocco, mi addentro in un locale che profuma l’aria di intenso aroma di caffè, sbircio tra le leccornie e scorgo un vaso di miele in un angolo remoto, parzialmente cristallizzato; perndo una fetta di pane di segale appena sfornato e vi spalmo sopra il miele, sorseggio un buon succo d’arancia e mi sento rinvigorire ammirando il lago animarsi. Non posso che restare immobile ad ammirare per un attimo tutte queste piccole emozioni che risalgono dal mio cuore osservando questa “normalità”.