Ai confini di Argon

"Ai confini di Argon" Fine capitolo 12....


«Dunque Argon è ancora viva. Io sono vivo». Ludovic guardava la distesa di coralli rosa che si stagliava di fronte la piccola ma graziosa bolla assegnata a Loren come alloggio. Quella era l’ultima notte che passavano a Water Fairy, tra poche ore avrebbero dovuto riprendere il viaggio che li attendeva e lui non era riuscito a dirle la verità. A dire il vero, stava per farlo, ma erano stati interrotti dal richiamo della regina e dopo il suo racconto fatto di quelle scoperte a dir poco sconvolgenti, non si sentiva in grado di affrontare l’ulteriore immenso macigno che gli batteva in petto e gli divorava l’anima. La verità che più l’aveva stravolto era lo stato in cui Argon ormai da secoli si trovava. L’incantesimo di Malock li aveva imprigionati vivi in quella dimensione sconosciuta, costretti a subire assurde sofferenze in un’esistenza priva di perché. Fino a quel momento aveva creduto di esser semplicemente un’anima in pena, rimasta lì in attesa di esser liberata dalla loro paladina giunta dalla Terra. Invece, un raggio di tempo era stato fermato nelle profondità di quelle acque, bloccando per loro ogni corso della vita. E ora… sapeva che a breve, sarebbe morto. Lui come tutti i poveri abitanti di Argon, sarebbero finalmente morti, dopo secoli vissuti inutilmente. Avrebbe causato quest’ulteriore sofferenza a Loren.«Sì, Ludovic… sei vivo. Proprio come me». «Ma sai quanti anni ci separano. È assurdo». Loren gli passò dolcemente una mano tra i capelli, lui amava ricevere questo piccolo e semplice gesto che riusciva a trasmettergli brividi mai provati prima. «Il nostro è un amore impossibile. Non dovremmo farci tanto male, te ne rendi conto?». Continuò lui, fissando con lo sguardo un punto indecifrabile. Si chiedeva come sarebbe stata la sua vita, se l’avesse potuta condurre al fianco di Ludovic. Se avessero potuto sposarsi, avere dei figli, costruire la famiglia che entrambi avrebbero desiderato. Si sentiva legata ad Argon, alla vita che ne aveva condotto in questa prima e, riusciva persino a immaginare come sarebbero state le terre che Rowena e Victor avrebbero di certo loro donato dopo l’unione in matrimonio. Ovviamente, tutte queste sarebbero rimaste domande senza risposta nella sua mente e nel suo cuore… e non sapeva dove trovare la forza per non cedere al pianto che le bussava ferocemente dentro. «Me ne rendo perfettamente conto. Ma non sappiamo realmente cosa ci attende, che ne sarà di noi e di quello per cui lottiamo». Lo guardò, intensamente. Sentì il suo respiro sfiorarle l’orecchio, quando un istante dopo lui la tirò a sé in un impeto di trasporto, il suo respiro che sembrava incendiare ogni fibra del suo corpo. «Non ci resta che vivere questi brevi momenti prima della resa dei conti. Rimarrà solo questo del nostro amore, quando tutto sarà finito». Furono queste le ultime parole che Loren riuscì a dire, prima che lui divorasse letteralmente le sue labbra in un bacio che gridava tutta la passione che gli bruciava l’anima, il desiderio dirompente che lo avvinghiava al corpo della donna, la quale, tremante di piacere, si era lasciata dolcemente travolgere dalla sua sete d’amore. La sollevò da terra, conducendola tra le sue braccia verso il letto di alghe profumate; le tendine erano state chiuse, una lieve luce lunare sembrava carezzarle, ma erano in realtà le luci provenienti dal palazzo reale, dove ancora i balli per il compleanno della regina non erano terminati. Era delicatamente agre il profumo che i grandi fiori posti in un vaso vicino il suo giaciglio, sprigionavano, ma piuttosto piacevole nel mescolarsi al profumo della pelle di Ludovic, il quale l’aveva interamente schiacciata sotto la sua massiccia corporatura che sembrava aderire perfettamente alle sue snelle forme.Quando chiuse con il palmo di una sua mano un seno dai contorni perfetti e dalla morbida forma, una scossa divampò nel suo essere, portandolo a riempire le sue labbra con un turgido capezzolo che sembrava esigere il piacere dovuto; un gemito soffocato uscì dalla gola di Loren, sentiva il fuoco della passione scalpitare sulla sua pelle come destrieri imbizzarriti, le sue mani non riuscivano a saziarsi del corpo fremente di desiderio che la sovrastava. Senza più alcun freno, iniziò a inarcare i propri fianchi verso l’organo prorompente di lui, procurandogli intense fitte di piacere. Ma quando sentì scorrere le dita audaci e pretenziose verso la sua calda e umida fonte di piacere, il suo sapiente giocare con essa la travolse come un’onda rendendola simile a cera tra le sue mani. Cercavano entrambi, esigevano sempre di più. Quando i loro sguardi si fusero insieme al respiro, ai gemiti di piacere che uscivano dalle loro labbra come dolce nettare invitante, il bisogno di possedersi divenne incontrollabile. E i due si plasmarono in un unico essere vibrante d’amore, divenendo simili a due lampi nel silenzio. Ma nel momento in cui Ludovic penetrò dolcemente il tenero ricettacolo di Loren, rendendola completamente sua, avvenne un qualcosa di straordinario. Dalla superficie del mare, un raggio di luce si fece strada all’interno delle acque, diramandosi leggermente ed espandendo il suo splendore attorno i corpi dei due amanti. Un piacevole calore li avvolse come un tenero abbraccio, eppure continuarono a non accorgersi di quel che stava accadendo in quel luogo. Si amarono a lungo, fino all’appagamento totale dei loro corpi assetati d’amore; e proprio nell’istante consumato dall’amplesso di entrambi, il miracolo avvenne: dove prima vi era il piccolo raggio di luce giunto dall’alto, si aprì un varco tra le acque, un tunnel che dalle profondità in cui si trovavano, li congiunse con l’aria fresca e frizzantina di cui si poteva godere al di fuori di quel mondo sommerso. Si accorsero solo durante l’intenso amplesso di esser carezzati dai tiepidi raggi dell’alba, di esser guardati dal sole che faceva capolino dando l’annuncio di un nuovo giorno. Il cielo vellutato da nuvole color rosa pesco gli faceva da manto, il mare attorno a loro brillava come arcobaleno spruzzato di rugiada. Solo il breve infinito attimo del loro primo e unico amplesso, poi tutto tornò perfettamente come prima. Il magico dono svanì, lasciando i due profondamente sconvolti per l’accaduto. Ancora ansimanti, si persero nuovamente tra i labirinti dei loro occhi, cercando uno nell’altra la risposta alle loro domande e, in un istante fu tutto chiaro: qualcosa o meglio, qualcuno, aveva deciso di far loro quel dono d’inestimabile valore, un dono che avrebbero custodito per l’eternità. Un autentico prodigio aveva baciato le loro fronti, si erano potuti amare… per una volta, avevano potuto vivere il miracolo dell’amore.