Ai confini di Argon

AI CONFINI DI ARGON capitolo primo...


 Scozia, 200o.Il sole batteva, caldo e luminoso, sulle sassose strade che percorrevano il sentiero verso l’antica fortezza conosciuta come “il terrore dei mari” , nome decisamente appropriato, vista l’imponente altezza di una delle sue torri, dalla quale in passato era sempre stato facile poter avvistare possibili pericoli provenienti da terre inesplorate e lontanissimi oceani. Il bagliore dei raggi di luce colpiva ogni oggetto, vivente o non, creando in essi arcobaleni di colore, riflessi bizzarri e misteriosamente magici.A dire il vero, tutto in quella splendida e sconosciuta terra, appariva incredibilmente magico agli occhi di Noemi, rimasta adesso incantata di fronte all’immensa e invitante distesa di vegetazione che le si presentava innanzi: manti di smeraldo ricoprivano la calda terra di fuoco sotto i suoi leggeri passi, i fiori come gemme preziose offrivano gli sfavillanti colori alla vista della ragazza, la quale temeva  che il suo cuore potesse esplodere di gioia per le emozioni che quel paesaggio riusciva a donarle. Certo, non era poi stata così male l’idea di trascorrere le vacanze estive con i suoi, invece di optare, come sempre del resto, per le solite colonie organizzate. In realtà era sempre stata restia a certe tipiche rimpatriate familiari, avendo soprattutto negli ultimi tempi, instaurato un rapporto alquanto complesso con i suoi genitori, che rischiava ora un drastico peggioramento. Almeno per questa volta, aveva deciso di dar loro fiducia, speranzosa che una simile vacanza, avrebbe portato nuovamente serenità a quell’unione di cui tanto prima, andavano fieri.Li osservava da lontano, accovacciata su un enorme sasso color avorio apparentemente nato così, tra l’alta erba che carezzava le sue caviglie, mentre il cielo si tingeva, attimo dopo attimo, delle calde sfumature del tramonto, morbidamente ondeggianti tra il tenue rosa pesco e il rosso fiammante; i lisci e corposi capelli si offrivano al vento generoso e carezzevole, il suo sguardo attraversava il vasto splendore che la circondava come fosse un immenso abbraccio… quando d’improvviso, un altissimo e potente fascio di luce sembrò squarciare l’aria e il cielo, lasciando Noemi senza parole e incutendo in lei un certo senso di stupore, misto a paura. Spinta però dalla curiosità, scese lentamente dal masso, e a passi quasi impercettibili, si avvicinò alla sorgente di luce per scoprire da dove esattamente giungesse. «Mamma, papà! Venite qui, presto!» nessuno sembrava sentisse la sua voce, eppure non erano poi così distanti da lei… «Ma non vedete nulla?! Guardate che spettacolo!». Niente affatto, Sara e Giorgio non si voltarono, e il timore che d’improvviso svanisse tutto senza darle il tempo di svelare il mistero, la spinse ad avventurarsi da sola.Quale meraviglia! Un incredibile spettacolo di luci fluorescenti sembrava le desse il benvenuto, cingendo tutto il suo corpo in un fascio di colori, in un vortice d’aria frizzantina che le procurava un piacevole solletico sulla pelle. I grandi occhi verdi osservavano colmi d’incredulità la magica dimensione che pian piano le si presentava innanzi: la spiaggia poco prima colorata dal tramonto, si apriva in un grande squarcio che le faceva da sentiero, in fondo al quale, leggermente oscurato dalla fitta nebbia color seppia che aleggiava nell’aria, un maestoso e imponente castello di età medievale emergeva dalle profonde acque dell’oceano.Le mura erano ricoperte da una rete di alghe oramai interamente diramate tra le crepe delle pietre, le imposte di legno gonfie e in alcuni punti del tutto consumate dal tempo. L’intera struttura appariva abbandonata da secoli, ma inverosimilmente lasciava percepire una profonda presenza di vita.La piccola Noemi, una semplice ragazzina di undici anni, sorridente al futuro e attenta sognatrice, si avviava a passi veloci e sicuri verso l’enorme portone d’entrata che lentamente si apriva per darle un segno d’ingresso, stupendosi ella stessa della propria caparbietà, incredula ma pervasa da una strana sensazione di eccitante euforia; andò avanti guardando a bocca aperta le altissime mura di acqua che si erano formate ai suoi lati e i pesci che la guardavano, come da uno specchio, continuando a nuotare noncuranti della sua presenza. A pochi metri dall’entrata però, sentì una forza che seppure invisibile, non le permetteva di procedere, facendola rimanere lì, in attesa di un qualsiasi segnale… improvvisamente, dal buio che s’intravedeva all’interno del castello, si affacciò una tenue e purpurea luce, una figura femminile alta e dal portamento elegante, di una beltà incantevole e tutta d’ammirare: i lunghissimi capelli color del grano maturo erano raccolti in una grossa treccia che faceva morbidamente capolino da una piccola e candida spalla leggermente scoperta dal tessuto di seta dell’abito che indossava. I profondi occhi grigi contenevano tutte le sfumature del cielo annunciatore di tempesta, le labbra atteggiate a un triste sorriso.«Siete la benvenuta, Lady Loren... da tanto, forse troppo tempo siamo stati in attesa del vostro arrivo».Noemi non riusciva a credere ai suoi occhi. Stava davvero parlando con un fantasma? «Mi spiace dovervi contraddire, signora. Il mio nome non è Loren, non sono certamente la persona che stavate aspettando». «No mia cara». Lo sguardo della giovane donna divenne più dolce e le labbra carnose ma perfette nella forma, si aprirono leggermente, lasciando intravedere denti bianco neve.«Non può esserci alcun errore, la stella ha tracciato la sua incancellabile scia sui tuoi passi e il vento ha portato qui da noi il battito del tuo cuore». Che strano modo di parlare, pensò subito Noemi. Non aveva capito quel che realmente la dama volesse dirle, ma era certa che quelle parole contenessero qualcosa di straordinario e della massima importanza.«Non vi siete ancora presentata, bella signora… qual è il vostro nome?» osò dirle con timida incertezza. «Il mio nome è Lady Rowena di Argon. Signora di Argon e promessa sposa al giovane Victor di Morgan, signore di tutte le terre che sfociano ai confini di Argon, futuro Re del regno promesso». Nell’udire una simile presentazione, la piccola ragazzina si sentì in dovere di proporsi in un rispettoso inchino, riuscendo persino a percepire la grandezza e la profondità d’animo della persona che le stava innanzi, ma soprattutto l’importanza del motivo per cui ella stessa si trovava in quel luogo così lontano dalla sua realtà.«Purtroppo non vi è più molto tempo per potervi spiegare il perché della vostra venuta qui e della missione per cui siete stata scelta, Lady Loren… presto, molto presto ci ritroveremo».  «… presto… molto presto ci ritroveremo…». Queste ultime parole dettate attraverso un dolce sorriso continuavano a risuonare nella sua mente. Un leggero mal di testa le faceva pulsare le tempie ferocemente, e il vento soffiava, ora di una freddura pungente, sulla sua candida pelle.«Noemi! Sbrigati, o rischi di prenderti un malanno!». Aprì gli occhi, sentì l’erba pizzicarle le gambe… era a casa. Aveva sognato? Certo che sì. Sebbene mai prima di quel momento, un sogno le era apparso così vivo e reale. Non ci pensò due volte, si alzò da terra scrollandosi la polvere accumulata sui vestiti e per un attimo… solo per un attimo, portò lo sguardo in direzione dell’immenso fascio di luce che le aveva fatto vivere quella breve avventura, seppur solo attraverso un bellissimo sogno...............................(continua...)