Ai confini di Argon

AI CONFINI DI ARGON : ALCUNI STRALCI DEL CAPITOLO 7......


Il colore di un caldo ma leggero rosa delle pareti di quarzo s’intonava perfettamente con lo sfarzoso ma elegante arredo della camera dal tono prettamente femminile che le era stata assegnata per la notte. Drappi di leggero tulle dalle numerosissime sfumature, adornavano l’ambiente rendendo l’atmosfera soft e con una leggera nota di stile orientale. L’enorme armadio, la regale testata del letto le cui lenzuola consistevano in variegate specie di alghe intrecciate magistralmente tra loro, e infine i piccoli ma graziosissimi comodini, erano interamente scolpiti e creati su preziosa ametista; da una grande portafinestra si accedeva a un ampio terrazzino la cui visuale era a dir poco spettacolare: un’immensa distesa di coralli dai vari colori si estendeva a perdita d’occhio, sfolgorante nella sua bellezza, mentre dalle profonde crepe delle rocce nate sul fondale, facevano capolino fiori dall’indescrivibile beltà che inghirlandavano il paesaggio circostante. La sensazione più strana e impossibile da spiegare per la piccola Noemi, nonché per l’audace Loren, era quella di ritrovarsi a vivere in una dimensione dentro l’altra: pur trovandosi nel profondo regno marino, ella dell’acqua in cui era praticamente immersa, non ne percepiva minimamente la consistenza. Viveva in poche parole, contemporaneamente in due dimensioni le quali convivevano tra loro.Si trovava al di fuori della stanza, appunto nel terrazzino che sfociava lateralmente a un altro analogo, assorta in pensieri che accarezzavano la sua bella signora, Lady Rowena di Argon e il suo eterno amore, Victor di Morgan, inebriandosi nel frattempo dell’intenso e aspro profumo che giungeva alle sue nari dal profondo del mare, avvolta da una sottile e leggera camiciola da notte. Quando improvvisamente, dal terrazzino adiacente al suo, una voce dal timbro caldo e suadente invase il silenzio della notte: era lui. Come sempre, il cuore le sembrò fermarsi per un istante, il sangue scorrerle nelle vene frementi di passione.«Come vi sentite, Lady Loren? Non riuscite a riposare?». L’oro dei lisci capelli donava sfumature di luce nell’oscurità della notte, il calore che il suo corpo statuario emanava sembrò raggiungere la candida pelle di Loren, suscitando in lei un leggero brivido al pensiero di potersi perdere ancora una volta in quell’abbraccio forte e possente che poche ore prima l’avevano trascinata in sensazioni fino ad allora sconosciute.«Se la smettessi di rivolgerti a me in maniera tanto formale, mi sentirei molto più a mio agio ogni qualvolta mi ritrovi a parlare con te, Ludovic. In fondo, siamo compagni di viaggio e lo saremo non per poco… almeno credo». Fu la sua secca risposta alla gentile domanda rivoltale. «Hai ragione. Mi abituerò». Si voltò in procinto di rientrare nella sua stanza, ma si arrestò rimanendo di spalle per chiederle un’ultima volta: «comunque, non hai risposto alla mia domanda. Ti senti pronta per riprendere il viaggio domattina?». Per l’ennesima volta Loren si pentì del suo rivolgersi così duro e sprezzante nei confronti del cavaliere che con grande coraggio, aveva deciso di starle accanto e di proteggerla nella dura missione da compiere, e non sapeva spiegarsi ella stessa il perché del suo comportamento sciocco e infantile in una situazione tanto delicata. «Sto molto meglio, grazie». Rispose attraverso un velo d’imbarazzo. «Bene. Allora a domani Lady Loren. Buonanotte». Così congedandosi, si diresse verso l’entrata della sua stanza, ma Loren lo fermò con voce tremante: «Aspetta, Ludovic… mi faresti ancora un po’ di compagnia?».............................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................................«Pensavo non gradissi la mia presenza». Le disse dopo la richiesta di rimaner lì a farle compagnia. «Evidentemente ti sbagliavi, Ludovic. Non ti ho ancora ringraziato per oggi, se tu non mi avessi svegliata in tempo…». Nel ripensare al terribile incubo in cui aveva incontrato Malock, un brivido le percorse la schiena; un terribile sapore di morte le giungeva alle labbra, ricordando la lotta senza speranza che aveva affrontato. «Ti ho già spiegato che i possibili incontri con il Drago Nero avvenuti in sogno, non possono assolutamente provocare danni reali. Le ferite che infligge e il dolore che ne sentirai, non si ripercuoteranno al tuo risveglio, ma riuscirai a provare solo un terribile senso di debolezza, che nel tempo, potrebbe purtroppo renderti vulnerabile e realmente incapace di combattere. È questo l’unico potere che hanno gli incubi in cui riesce a vivere». «Potere da non sottovalutare. Mi chiedo se sarò mai in grado di vincerlo quando saremo uno di fronte all’altra… visto che non riesco a tenergli testa neanche in sogno». Loren era davvero rimasta terrificata da quel che aveva provato durante quella battaglia, la forza del perfido mago superava ogni suo timore. «Non devi lasciarti abbattere da un solo episodio. Ti ha colta impreparata e non hai avuto il tempo di riflettere, altrimenti l’uso della spada dell’impossibile ti avrebbe di certo aiutata». Non riusciva a trovare conforto nelle parole di Ludovic, era certa che se fosse riaccaduto qualcosa di simile, la sua stessa vita sarebbe stata realmente in serio pericolo. Tali pensieri non le permisero di notare in quei brevi frangenti, lo sguardo insistente e scrutatore del cavaliere che a pochi centimetri da lei, stava appoggiato al bianco davanzale del terrazzino dal quale era affacciato. Non riusciva a smettere d’ammirare la di lei pelle candida e vellutata, i corvini e fluenti capelli adesso sciolti morbidamente sulle spalle dalla rotondità perfetta, i turgidi seni spingere dolcemente il leggero tessuto della tenuta da notte che le ricadeva fino ai piedi, le snelle mani stringersi alle braccia nel vano tentativo di ripararsi dal freddo della notte. E il naso dalla linea dritta e superba, le labbra lievemente carnose dotate naturalmente di un rosso rubino che richiamava ardentemente i suoi baci… tutto di lei, lo attraeva terribilmente, ogni suo gesto, ogni espressione del suo volto diveniva per lui motivo di turbamento.«Vorrei poter avere la tua stessa forza, il tuo stesso ottimismo. Te ne prego, non prendermi nuovamente per una donnetta, ma solo per una donna che ha timore di quel che potrebbe essere più grande di lei». Ludovic non riuscì a trattenersi, e in un impeto di trasporto le prese con energia una mano tra le sue, portandosela con passione sulle labbra. Loren rimase sì sorpresa da un simile gesto improvviso, ma a dir poco felice nella scoperta che i suoi sentimenti non fossero del tutto ignorati e non ricambiati. «Lady Loren. Loren, non avrei mai pensato che saresti riuscita a sfiorare persino il mio duro cuore reso arido dagli eventi della vita. Non dimenticare che sei tu la prescelta e ve ne sarà ovviamente un valido motivo, visto il tuo insolito sesso per indossare un’armatura e una spada… non una spada qualunque, ma la spada dell’impossibile». «Oh, Ludovic… le tue parole infondono in me il coraggio di cui ho bisogno, ma ricorda che anche il tuo nome è stato scelto per esser scritto affianco al mio, in questa dura impresa da compiere. Senza te non potrei mai farcela». Entrambi avvolti da una raggiante confusione per il trasporto che provavano l’uno per l’altra, dimenticarono per un attimo ogni fardello dell’animo, sciogliendosi con il fuoco che li bruciava dentro, in un lungo e ardente bacio che accrebbe il desiderio soffocato fino a quel momento. «Perdonami… il mio comportamento non è consono al ruolo affidatomi, quello di proteggerti a ogni costo…» sussurrò lui tra le sue labbra. «E ora da cosa dovresti proteggermi? Da te stesso?». Si guardarono negli occhi: occhi di nero velluto quelli di lui, di un caldo castano ambrato quelli di lei. Occhi che nel silenzio, riuscirono a dirsi quel che le parole non avrebbero saputo descrivere. Seguì un abbraccio colmo di passione, talmente forte da sembrare l’ultimo di un’interminabile storia d’amore, il respiro colmo d’affanno. «E anche se tutto questo fosse solo un sogno, posso garantirti che sarebbe il sogno più bello della mia vita». Disse Loren pronunciando un lieve e malizioso sorriso tra le labbra. «Non è un sogno, Loren…piuttosto l’incubo in cui da secoli viviamo, sommersi da queste acque». Si pentì di aver tentato di scherzare su un qualcosa che lei non aveva di certo vissuto in egual misura degli abitanti di Argon; non poteva capire fino in fondo l’eterna angoscia e afflizione della maledizione a cui erano condannati. Il suo in fondo, grazie all’intervento di Victor e Rowena, era stato più simile a un lungo e preservato sonno. «Perdona le mie sciocche parole, Ludovic. Vorrei sapere molto più su di te, sulla persona che eri, che sei. Dimmi, ci conoscevamo un tempo? Vivevi anche tu a palazzo?».Sarebbe stato meglio che la povera Loren non avesse mai formulato queste domande, poiché la reazione del cavaliere fu delle più imprevedibili. «Cosa può importare a una comune mortale la vita passata di un cavaliere oramai da secoli defunto e travolto dall’oceano?». Loren alzò il viso nascosto nell’abbraccio di lui, lo sguardo sconvolto per il repentino cambiamento dell’uomo che pochi istanti prima, le aveva dimostrato tanto ardore. «Cosa mai ho detto di così sbagliato per meritare un simile trattamento e parole tanto dure?». Ludovic rimase ferito dallo sguardo sconcertato che gli occhi di Loren non riuscivano a nascondere, ciononostante, continuò a seguire la strada appena intrapresa, spezzando inesorabilmente la magia che fino a poco prima li aveva uniti in un incontro sin dall’inizio desiderato. «Non lasciamoci trasportare da sentimenti o passioni impossibili, Loren. Ricorda e non dimenticare mai, tu sei viva… possiedi ancora la materia che ti permetterà di ritornare al tuo mondo, finita questa missione che da secoli ti attendeva». A stento riusciva a trattenere le lacrime che violentemente, gli annebbiavano la vista impedendogli di poter vedere il dolore che le sue parole procuravano in Loren. «Io sono morto. Appartengo a un passato troppo lontano dal tuo presente, e credo tutto questo basti per farci capire che sia giusto arrestare i nostri passi verso qualcosa che servirebbe solo a procurarci ferite insanabili». Terminato il crudo discorso, allontanò il corpo tremante della bellissima guerriera dal suo abbraccio, voltandosi senza più darle un solo sguardo e avviandosi a lunghi e pesanti passi verso le sue stanze. Per l’ennesima volta, Loren rimase sconvolta dalla presenza di quell’uomo e dagli effetti che le stava causando durante l’arduo cammino intrapreso; le era troppo difficile capire il perché dei numerosi strani suoi comportamenti, e non riusciva a comprendere il motivo per cui la sua amata amica e signora Rowena, aveva deciso di affidare proprio a lui il compito di starle accanto e di proteggerla. Il mistero che avvolgeva l’audace cavaliere era di certo evidente e svelarlo, da quel momento in poi, sarebbe stato il suo unico obiettivo da raggiungere, oltre quello di scoprire il rifugio di Malock e di porre definitivamente fine ai suoi giorni.