Ai confini di Argon

le ultime uscite dei miei romanzi, novità, eventi e anteprime! Per condividere insieme le emozioni che solo le pagine di un libro, possono donare..

 

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"che strana creatura l'essere umano: brancola nel buio con espressione intelligente!" (Kodo Sawaki Roshi)

 

...COSA ACCADE...

...Quando un'emozione batte le sue ali d'aria al centro del cuore...e l'incanto prende vita...

 

...NELLA VITA...

..Non si può avere il pieno valore della gioia..se non si ha qualcuno col quale condividerla..

 

SYMBOLUM...SULLA COLLINA...

“.....Vogliate seguirmi, Conte…vorrei tanto farvi vedere una cosa a me molto cara.” Nulla avrebbe potuto far decidere diversamente Rudolf, ed il suo sguardo seguì i passi di quell’adorabile fanciulla. Il cielo aveva cessato di piangere. Placando la sua furia, l’aria era diventata più pungente, ed il profumo delizioso della brughiera sembrava li inebriasse totalmente. Il passo, agile e scoordinato, andava a finire involontariamente sulle pozzanghere e l’odore della terra, di quella terra incantata, entrava nelle membra dei due giovani, lasciandoli quasi senza fiato. Mai così tanta gioia aveva colmato il cuore e l’anima di Rudolf in tutta la sua vita, circondata sempre da dolore…ed ancora dolore. La mano di Selene continuava a guidarlo verso una collina dove le fronde di un maestoso platano coprivano quasi tutta la superficie. Stranamente, i due non cessavano di ridere incrociando gli sguardi, mentre il sudore imperlava le loro fronti durante la salita. Giunti finalmente in cima si fermarono, ed entrambi per qualche istante rimasero in silenzio, osservando l’incantevole panorama che si stagliava di fronte i loro occhi. .....

 

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SYMBOLUM UN AMORE SENZA TEMPO...

.....Aprì in fretta il vecchio baule della soffitta, la investì un fresco e pungente profumo di lavanda, caratteristico dei profuma biancheria che la madre era solita usare.

“Dove l’avrà messa…se non sbaglio era ancora confezionata…eccola! Ma questo cos’è?”

In fondo al baule, Cassandra fu attirata da un piccolo cofanetto color rosso scarlatto, lievemente sbiadito dal tempo. Lo prese fra le mani, il cuore le fece un sussulto in petto. Una strana emozione la invase interamente, sentì che le lacrime le salivano agli occhi senza capirne il perché. Lentamente, lo aprì. Un diario, i fogli ingialliti, la copertina un po’ sgualcita. Un piccolo ritratto dall’ovale cornice. Erano gli unici oggetti racchiusi lì dentro con cura. Istintivamente aprì il diario, leggendone così la prima pagina, una calligrafia dalla linea gentile, inchiostro nero.....

 

 
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AI CONFINI DI ARGON : ALCUNI STRALCI DEL CAPITOLO 7......

Post n°7 pubblicato il 13 Settembre 2009 da raggioDiLuna84
Foto di raggioDiLuna84

Il colore di un caldo ma leggero rosa delle pareti di quarzo s’intonava perfettamente con lo sfarzoso ma elegante arredo della camera dal tono prettamente femminile che le era stata assegnata per la notte. Drappi di leggero tulle dalle numerosissime sfumature, adornavano l’ambiente rendendo l’atmosfera soft e con una leggera nota di stile orientale. L’enorme armadio, la regale testata del letto le cui lenzuola consistevano in variegate specie di alghe intrecciate magistralmente tra loro, e infine i piccoli ma graziosissimi comodini, erano interamente scolpiti e creati su preziosa ametista; da una grande portafinestra si accedeva a un ampio terrazzino la cui visuale era a dir poco spettacolare: un’immensa distesa di coralli dai vari colori si estendeva a perdita d’occhio, sfolgorante nella sua bellezza, mentre dalle profonde crepe delle rocce nate sul fondale, facevano capolino fiori dall’indescrivibile beltà che inghirlandavano il paesaggio circostante. La sensazione più strana e impossibile da spiegare per la piccola Noemi, nonché per l’audace Loren, era quella di ritrovarsi a vivere in una dimensione dentro l’altra: pur trovandosi nel profondo regno marino, ella dell’acqua in cui era praticamente immersa, non ne percepiva minimamente la consistenza. Viveva in poche parole, contemporaneamente in due dimensioni le quali convivevano tra loro.

Si trovava al di fuori della stanza, appunto nel terrazzino che sfociava lateralmente a un altro analogo, assorta in pensieri che accarezzavano la sua bella signora, Lady Rowena di Argon e il suo eterno amore, Victor di Morgan, inebriandosi nel frattempo dell’intenso e aspro profumo che giungeva alle sue nari dal profondo del mare, avvolta da una sottile e leggera camiciola da notte. Quando improvvisamente, dal terrazzino adiacente al suo, una voce dal timbro caldo e suadente invase il silenzio della notte: era lui. Come sempre, il cuore le sembrò fermarsi per un istante, il sangue scorrerle nelle vene frementi di passione.

«Come vi sentite, Lady Loren? Non riuscite a riposare?». L’oro dei lisci capelli donava sfumature di luce nell’oscurità della notte, il calore che il suo corpo statuario emanava sembrò raggiungere la candida pelle di Loren, suscitando in lei un leggero brivido al pensiero di potersi perdere ancora una volta in quell’abbraccio forte e possente che poche ore prima l’avevano trascinata in sensazioni fino ad allora sconosciute.

«Se la smettessi di rivolgerti a me in maniera tanto formale, mi sentirei molto più a mio agio ogni qualvolta mi ritrovi a parlare con te, Ludovic. In fondo, siamo compagni di viaggio e lo saremo non per poco… almeno credo». Fu la sua secca risposta alla gentile domanda rivoltale.

«Hai ragione. Mi abituerò». Si voltò in procinto di rientrare nella sua stanza, ma si arrestò rimanendo di spalle per chiederle un’ultima volta: «comunque, non hai risposto alla mia domanda. Ti senti pronta per riprendere il viaggio domattina?». Per l’ennesima volta Loren si pentì del suo rivolgersi così duro e sprezzante nei confronti del cavaliere che con grande coraggio, aveva deciso di starle accanto e di proteggerla nella dura missione da compiere, e non sapeva spiegarsi ella stessa il perché del suo comportamento sciocco e infantile in una situazione tanto delicata. «Sto molto meglio, grazie». Rispose attraverso un velo d’imbarazzo.

«Bene. Allora a domani Lady Loren. Buonanotte». Così congedandosi, si diresse verso l’entrata della sua stanza, ma Loren lo fermò con voce tremante: «Aspetta, Ludovic… mi faresti ancora un po’ di compagnia?»...................................................................................................................

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«Pensavo non gradissi la mia presenza». Le disse dopo la richiesta di rimaner lì a farle compagnia.

«Evidentemente ti sbagliavi, Ludovic. Non ti ho ancora ringraziato per oggi, se tu non mi avessi svegliata in tempo…». Nel ripensare al terribile incubo in cui aveva incontrato Malock, un brivido le percorse la schiena; un terribile sapore di morte le giungeva alle labbra, ricordando la lotta senza speranza che aveva affrontato.

«Ti ho già spiegato che i possibili incontri con il Drago Nero avvenuti in sogno, non possono assolutamente provocare danni reali. Le ferite che infligge e il dolore che ne sentirai, non si ripercuoteranno al tuo risveglio, ma riuscirai a provare solo un terribile senso di debolezza, che nel tempo, potrebbe purtroppo renderti vulnerabile e realmente incapace di combattere. È questo l’unico potere che hanno gli incubi in cui riesce a vivere».

«Potere da non sottovalutare. Mi chiedo se sarò mai in grado di vincerlo quando saremo uno di fronte all’altra… visto che non riesco a tenergli testa neanche in sogno».

Loren era davvero rimasta terrificata da quel che aveva provato durante quella battaglia, la forza del perfido mago superava ogni suo timore.

«Non devi lasciarti abbattere da un solo episodio. Ti ha colta impreparata e non hai avuto il tempo di riflettere, altrimenti l’uso della spada dell’impossibile ti avrebbe di certo aiutata». Non riusciva a trovare conforto nelle parole di Ludovic, era certa che se fosse riaccaduto qualcosa di simile, la sua stessa vita sarebbe stata realmente in serio pericolo. Tali pensieri non le permisero di notare in quei brevi frangenti, lo sguardo insistente e scrutatore del cavaliere che a pochi centimetri da lei, stava appoggiato al bianco davanzale del terrazzino dal quale era affacciato. Non riusciva a smettere d’ammirare la di lei pelle candida e vellutata, i corvini e fluenti capelli adesso sciolti morbidamente sulle spalle dalla rotondità perfetta, i turgidi seni spingere dolcemente il leggero tessuto della tenuta da notte che le ricadeva fino ai piedi, le snelle mani stringersi alle braccia nel vano tentativo di ripararsi dal freddo della notte. E il naso dalla linea dritta e superba, le labbra lievemente carnose dotate naturalmente di un rosso rubino che richiamava ardentemente i suoi baci… tutto di lei, lo attraeva terribilmente, ogni suo gesto, ogni espressione del suo volto diveniva per lui motivo di turbamento.

«Vorrei poter avere la tua stessa forza, il tuo stesso ottimismo. Te ne prego, non prendermi nuovamente per una donnetta, ma solo per una donna che ha timore di quel che potrebbe essere più grande di lei». Ludovic non riuscì a trattenersi, e in un impeto di trasporto le prese con energia una mano tra le sue, portandosela con passione sulle labbra. Loren rimase sì sorpresa da un simile gesto improvviso, ma a dir poco felice nella scoperta che i suoi sentimenti non fossero del tutto ignorati e non ricambiati.

«Lady Loren. Loren, non avrei mai pensato che saresti riuscita a sfiorare persino il mio duro cuore reso arido dagli eventi della vita. Non dimenticare che sei tu la prescelta e ve ne sarà ovviamente un valido motivo, visto il tuo insolito sesso per indossare un’armatura e una spada… non una spada qualunque, ma la spada dell’impossibile».

«Oh, Ludovic… le tue parole infondono in me il coraggio di cui ho bisogno, ma ricorda che anche il tuo nome è stato scelto per esser scritto affianco al mio, in questa dura impresa da compiere. Senza te non potrei mai farcela». Entrambi avvolti da una raggiante confusione per il trasporto che provavano l’uno per l’altra, dimenticarono per un attimo ogni fardello dell’animo, sciogliendosi con il fuoco che li bruciava dentro, in un lungo e ardente bacio che accrebbe il desiderio soffocato fino a quel momento.

«Perdonami… il mio comportamento non è consono al ruolo affidatomi, quello di proteggerti a ogni costo…» sussurrò lui tra le sue labbra. «E ora da cosa dovresti proteggermi? Da te stesso?». Si guardarono negli occhi: occhi di nero velluto quelli di lui, di un caldo castano ambrato quelli di lei. Occhi che nel silenzio, riuscirono a dirsi quel che le parole non avrebbero saputo descrivere. Seguì un abbraccio colmo di passione, talmente forte da sembrare l’ultimo di un’interminabile storia d’amore, il respiro colmo d’affanno. «E anche se tutto questo fosse solo un sogno, posso garantirti che sarebbe il sogno più bello della mia vita». Disse Loren pronunciando un lieve e malizioso sorriso tra le labbra. «Non è un sogno, Loren…piuttosto l’incubo in cui da secoli viviamo, sommersi da queste acque». Si pentì di aver tentato di scherzare su un qualcosa che lei non aveva di certo vissuto in egual misura degli abitanti di Argon; non poteva capire fino in fondo l’eterna angoscia e afflizione della maledizione a cui erano condannati. Il suo in fondo, grazie all’intervento di Victor e Rowena, era stato più simile a un lungo e preservato sonno.

«Perdona le mie sciocche parole, Ludovic. Vorrei sapere molto più su di te, sulla persona che eri, che sei. Dimmi, ci conoscevamo un tempo? Vivevi anche tu a palazzo?».

Sarebbe stato meglio che la povera Loren non avesse mai formulato queste domande, poiché la reazione del cavaliere fu delle più imprevedibili. «Cosa può importare a una comune mortale la vita passata di un cavaliere oramai da secoli defunto e travolto dall’oceano?». Loren alzò il viso nascosto nell’abbraccio di lui, lo sguardo sconvolto per il repentino cambiamento dell’uomo che pochi istanti prima, le aveva dimostrato tanto ardore. «Cosa mai ho detto di così sbagliato per meritare un simile trattamento e parole tanto dure?». Ludovic rimase ferito dallo sguardo sconcertato che gli occhi di Loren non riuscivano a nascondere, ciononostante, continuò a seguire la strada appena intrapresa, spezzando inesorabilmente la magia che fino a poco prima li aveva uniti in un incontro sin dall’inizio desiderato.

«Non lasciamoci trasportare da sentimenti o passioni impossibili, Loren. Ricorda e non dimenticare mai, tu sei viva… possiedi ancora la materia che ti permetterà di ritornare al tuo mondo, finita questa missione che da secoli ti attendeva». A stento riusciva a trattenere le lacrime che violentemente, gli annebbiavano la vista impedendogli di poter vedere il dolore che le sue parole procuravano in Loren. «Io sono morto. Appartengo a un passato troppo lontano dal tuo presente, e credo tutto questo basti per farci capire che sia giusto arrestare i nostri passi verso qualcosa che servirebbe solo a procurarci ferite insanabili». Terminato il crudo discorso, allontanò il corpo tremante della bellissima guerriera dal suo abbraccio, voltandosi senza più darle un solo sguardo e avviandosi a lunghi e pesanti passi verso le sue stanze. Per l’ennesima volta, Loren rimase sconvolta dalla presenza di quell’uomo e dagli effetti che le stava causando durante l’arduo cammino intrapreso; le era troppo difficile capire il perché dei numerosi strani suoi comportamenti, e non riusciva a comprendere il motivo per cui la sua amata amica e signora Rowena, aveva deciso di affidare proprio a lui il compito di starle accanto e di proteggerla. Il mistero che avvolgeva l’audace cavaliere era di certo evidente e svelarlo, da quel momento in poi, sarebbe stato il suo unico obiettivo da raggiungere, oltre quello di scoprire il rifugio di Malock e di porre definitivamente fine ai suoi giorni.

 

 
 
 

AI CONFINI DI ARGON capitolo primo...

Post n°6 pubblicato il 11 Settembre 2009 da raggioDiLuna84

 Scozia, 200o.

Il sole batteva, caldo e luminoso, sulle sassose strade che percorrevano il sentiero verso l’antica fortezza conosciuta come “il terrore dei mari” , nome decisamente appropriato, vista l’imponente altezza di una delle sue torri, dalla quale in passato era sempre stato facile poter avvistare possibili pericoli provenienti da terre inesplorate e lontanissimi oceani. Il bagliore dei raggi di luce colpiva ogni oggetto, vivente o non, creando in essi arcobaleni di colore, riflessi bizzarri e misteriosamente magici.

A dire il vero, tutto in quella splendida e sconosciuta terra, appariva incredibilmente magico agli occhi di Noemi, rimasta adesso incantata di fronte all’immensa e invitante distesa di vegetazione che le si presentava innanzi: manti di smeraldo ricoprivano la calda terra di fuoco sotto i suoi leggeri passi, i fiori come gemme preziose offrivano gli sfavillanti colori alla vista della ragazza, la quale temeva  che il suo cuore potesse esplodere di gioia per le emozioni che quel paesaggio riusciva a donarle.

Certo, non era poi stata così male l’idea di trascorrere le vacanze estive con i suoi, invece di optare, come sempre del resto, per le solite colonie organizzate. In realtà era sempre stata restia a certe tipiche rimpatriate familiari, avendo soprattutto negli ultimi tempi, instaurato un rapporto alquanto complesso con i suoi genitori, che rischiava ora un drastico peggioramento.

Almeno per questa volta, aveva deciso di dar loro fiducia, speranzosa che una simile vacanza, avrebbe portato nuovamente serenità a quell’unione di cui tanto prima, andavano fieri.

Li osservava da lontano, accovacciata su un enorme sasso color avorio apparentemente nato così, tra l’alta erba che carezzava le sue caviglie, mentre il cielo si tingeva, attimo dopo attimo, delle calde sfumature del tramonto, morbidamente ondeggianti tra il tenue rosa pesco e il rosso fiammante; i lisci e corposi capelli si offrivano al vento generoso e carezzevole, il suo sguardo attraversava il vasto splendore che la circondava come fosse un immenso abbraccio… quando d’improvviso, un altissimo e potente fascio di luce sembrò squarciare l’aria e il cielo, lasciando Noemi senza parole e incutendo in lei un certo senso di stupore, misto a paura. Spinta però dalla curiosità, scese lentamente dal masso, e a passi quasi impercettibili, si avvicinò alla sorgente di luce per scoprire da dove esattamente giungesse.

«Mamma, papà! Venite qui, presto!» nessuno sembrava sentisse la sua voce, eppure non erano poi così distanti da lei… «Ma non vedete nulla?! Guardate che spettacolo!». Niente affatto, Sara e Giorgio non si voltarono, e il timore che d’improvviso svanisse tutto senza darle il tempo di svelare il mistero, la spinse ad avventurarsi da sola.

Quale meraviglia! Un incredibile spettacolo di luci fluorescenti sembrava le desse il benvenuto, cingendo tutto il suo corpo in un fascio di colori, in un vortice d’aria frizzantina che le procurava un piacevole solletico sulla pelle. I grandi occhi verdi osservavano colmi d’incredulità la magica dimensione che pian piano le si presentava innanzi: la spiaggia poco prima colorata dal tramonto, si apriva in un grande squarcio che le faceva da sentiero, in fondo al quale, leggermente oscurato dalla fitta nebbia color seppia che aleggiava nell’aria, un maestoso e imponente castello di età medievale emergeva dalle profonde acque dell’oceano.

Le mura erano ricoperte da una rete di alghe oramai interamente diramate tra le crepe delle pietre, le imposte di legno gonfie e in alcuni punti del tutto consumate dal tempo. L’intera struttura appariva abbandonata da secoli, ma inverosimilmente lasciava percepire una profonda presenza di vita.

La piccola Noemi, una semplice ragazzina di undici anni, sorridente al futuro e attenta sognatrice, si avviava a passi veloci e sicuri verso l’enorme portone d’entrata che lentamente si apriva per darle un segno d’ingresso, stupendosi ella stessa della propria caparbietà, incredula ma pervasa da una strana sensazione di eccitante euforia; andò avanti guardando a bocca aperta le altissime mura di acqua che si erano formate ai suoi lati e i pesci che la guardavano, come da uno specchio, continuando a nuotare noncuranti della sua presenza.

A pochi metri dall’entrata però, sentì una forza che seppure invisibile, non le permetteva di procedere, facendola rimanere lì, in attesa di un qualsiasi segnale… improvvisamente, dal buio che s’intravedeva all’interno del castello, si affacciò una tenue e purpurea luce, una figura femminile alta e dal portamento elegante, di una beltà incantevole e tutta d’ammirare: i lunghissimi capelli color del grano maturo erano raccolti in una grossa treccia che faceva morbidamente capolino da una piccola e candida spalla leggermente scoperta dal tessuto di seta dell’abito che indossava. I profondi occhi grigi contenevano tutte le sfumature del cielo annunciatore di tempesta, le labbra atteggiate a un triste sorriso.

«Siete la benvenuta, Lady Loren... da tanto, forse troppo tempo siamo stati in attesa del vostro arrivo».

Noemi non riusciva a credere ai suoi occhi. Stava davvero parlando con un fantasma?

«Mi spiace dovervi contraddire, signora. Il mio nome non è Loren, non sono certamente la persona che stavate aspettando».

«No mia cara». Lo sguardo della giovane donna divenne più dolce e le labbra carnose ma perfette nella forma, si aprirono leggermente, lasciando intravedere denti bianco neve.

«Non può esserci alcun errore, la stella ha tracciato la sua incancellabile scia sui tuoi passi e il vento ha portato qui da noi il battito del tuo cuore». Che strano modo di parlare, pensò subito Noemi. Non aveva capito quel che realmente la dama volesse dirle, ma era certa che quelle parole contenessero qualcosa di straordinario e della massima importanza.

«Non vi siete ancora presentata, bella signora… qual è il vostro nome?» osò dirle con timida incertezza.

«Il mio nome è Lady Rowena di Argon. Signora di Argon e promessa sposa al giovane Victor di Morgan, signore di tutte le terre che sfociano ai confini di Argon, futuro Re del regno promesso».

Nell’udire una simile presentazione, la piccola ragazzina si sentì in dovere di proporsi in un rispettoso inchino, riuscendo persino a percepire la grandezza e la profondità d’animo della persona che le stava innanzi, ma soprattutto l’importanza del motivo per cui ella stessa si trovava in quel luogo così lontano dalla sua realtà.

«Purtroppo non vi è più molto tempo per potervi spiegare il perché della vostra venuta qui e della missione per cui siete stata scelta, Lady Loren… presto, molto presto ci ritroveremo».

 

«… presto… molto presto ci ritroveremo…». Queste ultime parole dettate attraverso un dolce sorriso continuavano a risuonare nella sua mente. Un leggero mal di testa le faceva pulsare le tempie ferocemente, e il vento soffiava, ora di una freddura pungente, sulla sua candida pelle.

«Noemi! Sbrigati, o rischi di prenderti un malanno!». Aprì gli occhi, sentì l’erba pizzicarle le gambe… era a casa. Aveva sognato? Certo che sì. Sebbene mai prima di quel momento, un sogno le era apparso così vivo e reale. Non ci pensò due volte, si alzò da terra scrollandosi la polvere accumulata sui vestiti e per un attimo… solo per un attimo, portò lo sguardo in direzione dell’immenso fascio di luce che le aveva fatto vivere quella breve avventura, seppur solo attraverso un bellissimo sogno...............................(continua...)

 

 

 

 

 

 

 
 
 

"Ai confini di Argon" Fine capitolo 12....

Post n°5 pubblicato il 10 Settembre 2009 da raggioDiLuna84
Foto di raggioDiLuna84

«Dunque Argon è ancora viva. Io sono vivo». Ludovic guardava la distesa di coralli rosa che si stagliava di fronte la piccola ma graziosa bolla assegnata a Loren come alloggio. Quella era l’ultima notte che passavano a Water Fairy, tra poche ore avrebbero dovuto riprendere il viaggio che li attendeva e lui non era riuscito a dirle la verità. A dire il vero, stava per farlo, ma erano stati interrotti dal richiamo della regina e dopo il suo racconto fatto di quelle scoperte a dir poco sconvolgenti, non si sentiva in grado di affrontare l’ulteriore immenso macigno che gli batteva in petto e gli divorava l’anima. La verità che più l’aveva stravolto era lo stato in cui Argon ormai da secoli si trovava. L’incantesimo di Malock li aveva imprigionati vivi in quella dimensione sconosciuta, costretti a subire assurde sofferenze in un’esistenza priva di perché. Fino a quel momento aveva creduto di esser semplicemente un’anima in pena, rimasta lì in attesa di esser liberata dalla loro paladina giunta dalla Terra. Invece, un raggio di tempo era stato fermato nelle profondità di quelle acque, bloccando per loro ogni corso della vita. E ora… sapeva che a breve, sarebbe morto. Lui come tutti i poveri abitanti di Argon, sarebbero finalmente morti, dopo secoli vissuti inutilmente. Avrebbe causato quest’ulteriore sofferenza a Loren.

«Sì, Ludovic… sei vivo. Proprio come me». «Ma sai quanti anni ci separano. È assurdo». Loren gli passò dolcemente una mano tra i capelli, lui amava ricevere questo piccolo e semplice gesto che riusciva a trasmettergli brividi mai provati prima. «Il nostro è un amore impossibile. Non dovremmo farci tanto male, te ne rendi conto?». Continuò lui, fissando con lo sguardo un punto indecifrabile. Si chiedeva come sarebbe stata la sua vita, se l’avesse potuta condurre al fianco di Ludovic. Se avessero potuto sposarsi, avere dei figli, costruire la famiglia che entrambi avrebbero desiderato. Si sentiva legata ad Argon, alla vita che ne aveva condotto in questa prima e, riusciva persino a immaginare come sarebbero state le terre che Rowena e Victor avrebbero di certo loro donato dopo l’unione in matrimonio. Ovviamente, tutte queste sarebbero rimaste domande senza risposta nella sua mente e nel suo cuore… e non sapeva dove trovare la forza per non cedere al pianto che le bussava ferocemente dentro. «Me ne rendo perfettamente conto. Ma non sappiamo realmente cosa ci attende, che ne sarà di noi e di quello per cui lottiamo». Lo guardò, intensamente. Sentì il suo respiro sfiorarle l’orecchio, quando un istante dopo lui la tirò a sé in un impeto di trasporto, il suo respiro che sembrava incendiare ogni fibra del suo corpo. «Non ci resta che vivere questi brevi momenti prima della resa dei conti. Rimarrà solo questo del nostro amore, quando tutto sarà finito». Furono queste le ultime parole che Loren riuscì a dire, prima che lui divorasse letteralmente le sue labbra in un bacio che gridava tutta la passione che gli bruciava l’anima, il desiderio dirompente che lo avvinghiava al corpo della donna, la quale, tremante di piacere, si era lasciata dolcemente travolgere dalla sua sete d’amore. La sollevò da terra, conducendola tra le sue braccia verso il letto di alghe profumate; le tendine erano state chiuse, una lieve luce lunare sembrava carezzarle, ma erano in realtà le luci provenienti dal palazzo reale, dove ancora i balli per il compleanno della regina non erano terminati. Era delicatamente agre il profumo che i grandi fiori posti in un vaso vicino il suo giaciglio, sprigionavano, ma piuttosto piacevole nel mescolarsi al profumo della pelle di Ludovic, il quale l’aveva interamente schiacciata sotto la sua massiccia corporatura che sembrava aderire perfettamente alle sue snelle forme.

Quando chiuse con il palmo di una sua mano un seno dai contorni perfetti e dalla morbida forma, una scossa divampò nel suo essere, portandolo a riempire le sue labbra con un turgido capezzolo che sembrava esigere il piacere dovuto; un gemito soffocato uscì dalla gola di Loren, sentiva il fuoco della passione scalpitare sulla sua pelle come destrieri imbizzarriti, le sue mani non riuscivano a saziarsi del corpo fremente di desiderio che la sovrastava. Senza più alcun freno, iniziò a inarcare i propri fianchi verso l’organo prorompente di lui, procurandogli intense fitte di piacere. Ma quando sentì scorrere le dita audaci e pretenziose verso la sua calda e umida fonte di piacere, il suo sapiente giocare con essa la travolse come un’onda rendendola simile a cera tra le sue mani. Cercavano entrambi, esigevano sempre di più. Quando i loro sguardi si fusero insieme al respiro, ai gemiti di piacere che uscivano dalle loro labbra come dolce nettare invitante, il bisogno di possedersi divenne incontrollabile. E i due si plasmarono in un unico essere vibrante d’amore, divenendo simili a due lampi nel silenzio. Ma nel momento in cui Ludovic penetrò dolcemente il tenero ricettacolo di Loren, rendendola completamente sua, avvenne un qualcosa di straordinario. Dalla superficie del mare, un raggio di luce si fece strada all’interno delle acque, diramandosi leggermente ed espandendo il suo splendore attorno i corpi dei due amanti. Un piacevole calore li avvolse come un tenero abbraccio, eppure continuarono a non accorgersi di quel che stava accadendo in quel luogo. Si amarono a lungo, fino all’appagamento totale dei loro corpi assetati d’amore; e proprio nell’istante consumato dall’amplesso di entrambi, il miracolo avvenne: dove prima vi era il piccolo raggio di luce giunto dall’alto, si aprì un varco tra le acque, un tunnel che dalle profondità in cui si trovavano, li congiunse con l’aria fresca e frizzantina di cui si poteva godere al di fuori di quel mondo sommerso. Si accorsero solo durante l’intenso amplesso di esser carezzati dai tiepidi raggi dell’alba, di esser guardati dal sole che faceva capolino dando l’annuncio di un nuovo giorno. Il cielo vellutato da nuvole color rosa pesco gli faceva da manto, il mare attorno a loro brillava come arcobaleno spruzzato di rugiada. Solo il breve infinito attimo del loro primo e unico amplesso, poi tutto tornò perfettamente come prima. Il magico dono svanì, lasciando i due profondamente sconvolti per l’accaduto. Ancora ansimanti, si persero nuovamente tra i labirinti dei loro occhi, cercando uno nell’altra la risposta alle loro domande e, in un istante fu tutto chiaro: qualcosa o meglio, qualcuno, aveva deciso di far loro quel dono d’inestimabile valore, un dono che avrebbero custodito per l’eternità. Un autentico prodigio aveva baciato le loro fronti, si erano potuti amare… per una volta, avevano potuto vivere il miracolo dell’amore.

 

 
 
 

Perchè Argon...

Post n°3 pubblicato il 09 Settembre 2009 da raggioDiLuna84
 
Foto di raggioDiLuna84

 

Voler scrivere un romanzo fantasy, è come decidere d’intraprendere il sentiero, irto e impavido, della propria voglia d’avventura. Credo che ognuno di noi abbia sempre desiderato, chi con maggior enfasi, chi più placidamente, di poter vivere, seppur una sola volta nella propria vita, una splendida, magica e indimenticabile impresa.

Nell’iniziare la stesura della trilogia dei Draghi Neri con Ai confini di Argon, ho cercato d’immergermi nei panni non solo della protagonista, ma anche e, soprattutto, in quelli dei lettori appassionati che si rivedranno in ella.

Immaginare di poter tornare bambini, per riuscire a guardare,  analizzare,  vedere quel che ci circonda con gli occhi dell’infanzia, con lo sguardo della magia: è questo il dono di  Argon, luogo in cui il lettore potrà trovare il sottile e quasi invisibile congiungimento tra realtà e fantasia. In queste pagine ho cercato di racchiudere amore e odio, incantesimi e pregiudizi, leggendarie imprese scritte nel destino e Figli di Drago, il tutto incorniciato dai sentimenti vivi e contrastanti della Guerriera dei Mari.

Spero vivamente di potervi donare, con questa prima opera che dà il preludio al seguito della trilogia sopra citata, incantate emozioni da portare sempre con voi.

 

 
 
 

per saperne di più...

Post n°2 pubblicato il 08 Settembre 2009 da raggioDiLuna84
Foto di raggioDiLuna84

 

La trama di AI CONFINI DI ARGON...

in una terra fuori dal tempo e dallo spazio fa il suo ingresso la giovane Noemi invocata dagli abitanti di Argon desiderosi che si compia quello che il destino ha scelto per lei: liberarli dal terribile incantesimo lanciato da Malock e che li tiene prigionieri, ormai da tanti secoli, in una città sommersa. Noemi o Lady Loren, fedele combattente di Argon, avrà il compito di uccidere il terribile Drago Nero Malock, autore del sortilegio. Insieme a lei Sir Ludovic di Fareneth, guerriero affascinante ma dall'oscuro passato. Ambientato in una terra di magia, ma anche di eroismo e passione, "Ai confini di Argon" è il primo romanzo della trilogia dei "Draghi Neri".

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: raggioDiLuna84
Data di creazione: 08/09/2009
 

Ascoltate, pellegrini in cerca d'amore...

Poche, semplici parole, possono racchiudere il chicco di forza che ci manca per andare avanti con speranza.

Buon Natale, amici miei... ;)

 

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...NEL SILENZIO DELLA NATURA...

...Lasciamoci trasportare dalle note dell'anima...che scendono, come lacrime di luna, fino a benedire ogni nostro passo...

 

...PAURA D'AMARE...

<<....cerco solo di proteggerti da qualcosa che potrebbe ferirti molto più di quanto credi, Loren. Non sono quel che credi di conoscere...non merito il tuo amore>>. Tratto da          "Ai confini di Argon".

 

FINE PRIMA PARTE SYMBOLUM...ED INIZIO SECONDA

“…in questa notte che grida tempesta ai nostri cuori…

il vento soffoca il respiro che lotta con il gelo delle anime che ti circondano.

Trema, la mia parola…

limata  e ammorbidita dai miei pensieri.

Così…ogni giorno, ogni attimo…è una vita.

Perché la vita stessa è un istante.”

 

...Navighiamo tra le candide nuvole della nostra anima..porgendo un battito di cuore all'universo che ci appartiene, quando riusciamo ad amare totalmente..ed incondizionatamente....

 

QUANDO L'AMORE SUPERA TE STESSO...

...qualsiasi ostacolo, diversità, dubbio...diviene invisibile come l'aria e indispensabile...come l'acqua che ci disseta. Di quelle domande iniziamo a nutrirci...fino a renderle indispensabili per il nostro domani....

 

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SYMBOLUM...IL PRIMO INCONTRO...

“Siete molto giovane per occuparvi degli affari di famiglia, Conte,  sbaglio?” Gli occhi di De Volterra s’incupirono, il suo sguardo diffidente, forse troppo duro per la sua età, incuteva timore e al contempo tenerezza.

“Barone, quando è il dovere che v’impone certe scelte ed obblighi, suppongo che non conti l’età del soggetto, ma la sua maturità interiore.”

Rispose con un lieve sorriso tra il rassegnato e l’obbiettivo.

“Ma certo, certo mio caro Conte. Dovete scusare la mia loquacità!”

Disse arrossendo lievemente il Barone.

“Oh, ma prego…guardate, stanno giungendo i due fiori di questa casa…i più rari, vi assicuro.”

Lo sguardo di Rudolf corse lentamente attraverso i maestosi quadri che adornavano il palazzo dei Baroni, raffiguranti incantevoli paesaggi boschivi.

Non appena gli occhi di Selene e Rudolf s’incontrarono, una tempesta d’emozioni li colpì senza pietà…un vortice di colori, di luci…un attimo. Fu un lieve, dolce istante, ed il fiore più prezioso sbocciò tra due frammenti di cuore che fino ad allora ignoravano certamente l’esistenza di un’essenza così potente e inebriante.

 
 

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