Mi piacerebbe aprire questo blog spiegando le ragioni del titolo. Il termine ring, che viene ricondotto allo spazio in cui si affrontano due pugili, può essere interpretato, metaforicamente, come luogo di dibattito, in questo caso come spazio di confronto sull'arte. In realtà, nel termine ring c'è un riferimento all'attività di Jackson Pollock che, ad un certo punto della sua produzione, percepisce la tela come un ring, un campo di battaglia, considerandola come metafora stessa dell'esistenza. La tela, con Pollock, si trasforma in un'arena in cui agire, superando la tradizionale concezione di supporto su cui disegnare, riprodurre o inventare, per diventare risultato di un processo, tanto fisico quanto mentale. Pollock si "cala" nella pittura, lasciandosi dietro cavalletto, tavolozza e pennelli, per stabilire un rapporto quasi primordiale con l'arte, in cui iniziano a fluire oggetti della vita, come sabbia, frammenti di vetro e sigarette. Inizia l'incontro tra le materie che lo porta a stabilire un contatto con l'arte, è in quest'azione gestuale che procede riuscendo ad intuire il punto al quale è arrivato solo in un secondo momento. In questa operazione non si preoccupa di modificare o distruggere un'immagine, perchè l'arte ha una sua vita che quindi, cambia e si trasforma. Pollock, elimina ogni distinzione tra arte e vita, ma non attraverso la rinascimentale concezione dell'opera d'arte come finestra aperta sul mondo, quanto piuttosto considerando la tela come spazio reale. Questa idea di arte lo porta a porre direttamente la tela sul pavimento, a girarci intorno, a lavorare su tutti i lati, ad essere dentro l'arte. All'interno di questa visione si inserisce il dripping, la tecnica di sgocciolamento della pittura da lui inventata, che coincide con questa necessità di adesione allo spazio reale e nello stesso tempo rivela come l'opera d'arte sia il risultato di un processo, le cui tracce, rappresentate da reticoli, schizzi e grovigli, danno vita ad uno spazio omogeneo, pur essendo diverso in ogni suo centimetro.
L'arte quindi può essere percepita come un ring, come lo spazio quadrato in cui si svolgono gli incontri o "scontri", in cui ognuno può "fare a pugni" con una concezione tradizionale e quindi troppo radicata nell'immaginario comune. Ciascuno può ribellarsi alle convenzioni, ribaltando la prospettiva di creazione dell'opera d'arte. Ognuno è libero di esprimere la propria opinione, perchè nessun altro settore è così aperto alle differenti interpretazioni come quello dell'arte.
Federica Cupelli