Appunti

Guernica


Il Guernica di Picasso e Guernicadi Héctor Becerra(Versione Italiana)Pubblicato in “La nave”. Anno III. Nº 21. Buenos Aires, ottobre 1997 e in “El Criticón”. Anno 1 – N°2. Buenos Aires, maggio 2000.Nel 1908 Picasso trascorse le sue vacanze d’autunno in un piccolo paese vicino alla cittá di Amiens e di fronte alla durezza delle sue montagne e ispirato da Cèzanne, dipinse alcune opere geometrizzate. Fu durante queste vacanze che Picasso inaugurò quello che si definirà cubismo.Il 26 aprile 1937, l’aviazione nazista, insieme a un gruppo di forze inviate da Benito Mussolini, attaccarono Guernica con bombe incendiarie e di alto potere distruttivo. Era la prima volta che vengono utilizzate forze combinate delle due nazioni, una sinistra prova generale di quello che più tardi sarebbero state le grandi operazioni offensive naziste della Seconda Guerra Mondiale.Guernica fu scelta come città emblematica dell’unione e identità basca, affinchè la sua distruzione attentasse al morale del fronte, dato che le truppe del governo autonomo basco stavano offrendo una resistenza inattesa che fece infuriare l’alto comando tedesco. La legione Condor perpetrò per la prima volta un intensivo bombardamento di sterminio contro una città che non aveva difese antiaeree, uccidendo approssimatamente millecinquecento persone, in maggioranza civili.Impressionato da questo avvenimento, Picasso tornò al suo cavalletto per dipingere con i suoi colori più angoscianti -neri, grigi, bianchi- una enorme composizione di otto metri di larghezza per tre metri e mezzo di altezza nella quale riuscì a sintetizzare l’idea del bombardamento manifestando il culminare della sua capacità di sintesi e di plasticità, senza rinunciare al suo stile personale: una composizione come Guernica non appartiene specificatamente al cubismo; nonostante ciò, contiene tutti i caratteri essenziali di una concezione plastica dedotta direttamente da quella cubista.Nessuno si era finora cimentato in una impresa così difficile, ragione per cui Picasso si trova nella posizione scomoda di chi deve plasmare inediti strumenti formali e tecnici, adeguarli alla nuova esigenza espressiva. Da questo atteggiamento nasce la sua rivoluzione, così incompresa agli inizi, che in nessun momento è volontà di distruggere formule rappresentative tradizionali, ma al contrario è assoluta necessità di gettare le basi di un nuovo convenzionalismo formale narrativo, utile alla dichiarazione dei suoi fini e dei suoi contenuti. Questa sarà in gran parte la base della pittura moderna.Questa alterazione della finalità -e dei mezzi- nell’opera d’arte, che da rappresentativa si trasforma in narrativa, da figurazione di un oggetto visibile si converte in un complesso momento soggettivo -e pertanto invisibile- è il principale motivo della incomprensione sofferta dall’opera di Picasso da parte di una grande quantità di critici e di pubblico in generale, proprio perchè non si volevano capire le ragioni che lo portavano alla apparente distorsione della realtà e perchè non si poteva accettare questo differente punto di partenza.Poco più di due anni fa, una notizia apparsa sul quotidiano argentino Clarín passava quasi inosservata: il presidente tedesco, Roman Herzog, ammetteva la responsabilità dei piloti tedeschi nella distruzione di Guernica. Per la prima volta un capo di stato tedesco dichiarava di accettare questo passato e riconoscere la colpa degli aerei tedeschi. Herzog inviò un messaggio di condoglianze, che fu letto dall’ ambasciatore tedesco in Spagna durante la commemorazione del bombardamento.Forse così possiamo cominciare a capire il bisogno di espressione che guidava Picasso nella sua singolare configurazione dell’ immagine, risultato non di quello che vede, ma di quello che sa e sente. Bisogna intendere inoltre che se Picasso avesse rappresentato puntualmente la distruzione di Guernica, tale rappresentazione non si sarebbe differenziata per nulla da altre decine di città annientate dalle bombe. Per questo, sebbene si rompano i legami con la rappresentatività classica, si sviluppa una narrazione di assoluta autenticità umana in un linguaggio di ardente passione e di fervorosa immaginazione.Nell’opera, il simbolico cavallo -rappresentazione del popolo- muore ferito da una scheggia caduta dal cielo. Una madre grida orribilmente con il suo bambino morto in braccio. Una donna cade nel vuoto, costretta dall’abisso apertosi nella propria casa in fiamme. Altre figure, prigioniere del panico e dello stupore, se affacciano a una finestra o cadono chiedendosi il come e il perchè della strage. Il toro, la bestia barbara resta stoicamente immobile con la testa rivolta dall’altro lato come cercando lontano le altre possibili vittime, un altro teatro per le sue mostruose imprese. Della figura del toro solamente sono chiaramente visibili le feroci corna, l’orecchio teso, il muso furioso.Giunto a un estremo grado emotivo, Picasso non si permette ormai l’espressione senza controllo, il patetismo; esige compostezza. E il contrasto fra la sobrietà e il terribile significato di ciò che dice produce questo turbamento che solamente sentiamo di fronte alle più alte manifestazioni dell’arte.Lo psicanalista francese Jacques Lacan ci racconta un episodio di gioventù. Si trovava su una barca insieme a una famiglia di pescatori e un compagno di navigazione lo interrogava: “Vedi quella lattina che galleggia nell’acqua, la vedi? Ecco, lei non ti vede!”. Dice Lacan di aver sempre voluto sapere perchè al suo amico questo episodio sembrasse così buffo mentre a lui no. Sicuramente dovrebbero passare diversi anni perchè l’adolescente diventasse il prestigioso intellettuale che conosciamo e potesse teorizzare questioni sicuramente intuite. Che il suo amico dicesse che la lattina non lo vedeva si deve al fatto che in un certo senso e nonostante tutto la lattina lo guardava. Lo guardava in quanto punto luminoso, dove si colloca tutto ciò che guarda. Quello che è luce mi guarda -sostiene Lacan- e grazie a questa luce nel fondo del mio occhio qualcosa si dipinge; il quadro -e ciò è sicuro- è nel mio occhio, però io sono nel quadro.Questa scambio fra soggetto e oggetto è fondamentale nella pittura moderna giacchè il quadro di Picasso in quanto sguardo costruisce soggettività lì dove non esisteva. Il Guernica cessa di essere mero oggetto (d’arte, di rappresentazione, ecc.) e acquisisce vita propria. Quanti siamo, coloro per cui il Guernica fu per primo e prima di tutto l’opera difficile da capire di un famoso pittore? Quanti siamo, coloro per cui Guernica fu il nome di un quadro prima che di una città bombardata? Guernica acquisisce vita propria e da lì interroga, questiona, responsabilizza i militari, i politici, i funzionari, gli agressori; tutti quelli che -a rigore- sembrerebbero mancare di soggettività. Con la guerra abbiamo scoperto -dolorosamente- che non si oppone più l’uomo contro l’uomo, ma che l’uomo si oppone alla fatalità. La soggetività deve essere costruita. Se la guerra è una entità astratta solamente può evocarsi attraverso astrazioni come quella di Guernica.In questo momento in cui si privilegiano tanto le comunicazioni, dove il giornalismo si erige a testimone dei fatti politici, sociali e scientifici sarebbe ineressante ricordare che ciò che si conosceva comunemente come “opera d’arte” può essere valida non solo per rappresentare la realtà ma persino per modificarla. Il Guernica di Picasso non solo è servito come riflesso, come rappresentazione, ma ha agito come generatore di soggettività. E’ per questo che oggi possiamo affermare che l’opera d’arte diventa importante per creare coscienza, responsabilità e in questo senso non segue la realtà ma la precede.          Guernica è il titolo di un noto dipinto di Pablo Picasso, realizzato dopo il borbandamento aereo della citta omonima durante la guerra civile tedesca da parte della Legione Condor, corpo volontario composto da elementi della tedesca Luftwaffe, il 26 aprile 1937. « Avete fatto voi questo orrore, maestro?» «No, è opera vostra » (Risposta di Picasso ad un ufficiale tedesco, in visita al suo studio, alla visione di Guernica) Dato il diverso tema dell'opera , le interpretazioni in chiave antibellica sono piuttosto discordanti. Lo stesso Picasso non contribuì molto alla chiarezza quando, alla richiesta insistente di spiegare Guernica, dichiarò: « …. Questo toro è un toro e questo cavallo è un cavallo …. Se voi date un significato a certe cose nel mio dipinto questo può essere molto vero, ma non è mia l'idea di dargli questo significato. Anch'io ho realizzato le idee e le conclusioni cui voi siete giunti, ma istintivamente, inconsciamente. Io ho realizzato un dipinto per il dipinto. Io dipingo le cose per quello che sono. » Eccone due versioni fra le tante. Interpretazione antibellica Rispettando le linee generali del secolo, l'artista spagnolo esprime in Guernica la sua opposizione ai regimi totalitari che si diffusero in Europa nel corso del XX secolo, e lo fa mediante la rappresentazione di un terribile evento bellico: la distruzione, durante la Guerra civile spagnola 1936-1939. Picasso leva alta la sua voce contro l'eccidio e si schiera dalla parte degli oppressi. Nell'opera però non ci sono elementi che richiamino al luogo e al tempo; niente ci indica che si tratti di un bombardamento, ad eccezione di quello che, a destra, può sembrare un palazzo in fiamme. È piuttosto una protesta contro la violenza, la distruzione, la guerra in generale. Ecco allora l'interpretazione che si può dare al toro che appare nella parte sinistra del quadro: esso rappresenta il Minotauro, figura mitica e simbolo di bestialità, che contribuisce proprio ad universalizzare il significato del quadro. La lampada ad olio in mano ad una donna che scende le scale e posta al centro dell'opera, indica la ragione che non comprende il bombardamento e la distruzione (oppure la verità che compare sul luogo dell'orrore); la colomba a sinistra, simbolo della pace, ha un moto di strazio prima di cadere a terra, mentre il cavallo agonizzante simboleggia il popolo spagnolo degenerato. La violenza e la sofferenza traspaiono esplicitamente guardando, sulla sinistra dell'opera, la madre che grida al cielo, disperata, con il figlio senza vita tra le braccia; da contraltare ad essa, l'altra figura apparentemente femminile a destra che alza, disperata, le braccia al cielo. In basso nel dipinto c'è un cadavere, egli ha una stigmate sulla mano sinistra come simbolo di innocenza verso la crudeltà nazi-fascista e nella mano destra stringe una spada spezzata da cui sorge un pallido fiore quasi a dare speranza per un futuro migliore. L'alto senso drammatico nasce dalle deformazioni dei corpi, dalle linee che si tagliano vicendevolmente, dalle lingue aguzze che fanno pensare a urli disperati e laceranti, dall'alternarsi di campi bianchi, grigi, neri, che accentuano la dinamica delle forme contorte e sottolineano l'assenza di vita a Guernica. Ma esso nasce anche dalle grandi dimensioni del quadro, che impongono i contenuti con evidenza immediata. Enormi dimensioni che furono scelte perché questo quadro doveva anche rappresentare una sorta di manifesto che "esponesse" al mondo la crudeltà e l'ingiustizia della guerra, qualunque essa fosse.                   GuernicaNel 1937 la situazione politica in Europa era arrivata ad un punto di rottura. La Germaniaaveva compiuto il riarmo, l’Italia aveva invaso l’Etiopia e la Spagna era vittima dell’aggressione fascista di Franco. In questa atmosfera di paura, si apriva a Parigi l’Esposizione internazionale dedicata ai temi del lavoro, del progresso e della pace. Una delle pareti del padiglione spagnolo doveva essere occupata da un dipinto murale di Picasso, pittore ormai riconosciuto come genio artistico. Inizialmente, l’artista aveva deciso di eseguire una composizione allegorica; ma quando ad aprile si seppe che i bombardieri tedeschi al servizio di Franco avevano attaccato l’antica città di Guernica per seminare il terrore nella popolazione, provocando una strage di innocenti, Picasso decise di rispondere a quel fatto atroce con il suo dipinto. Nacque così Guernica, un’opera che non rappresenta la storia, ma è un fatto storico. E’ infatti il primo intervento della cultura nella lotta politica: alla distruzione dell’attacco tedesco la cultura democratica risponde attraverso Picasso e il suo capolavoro. Sulla tela Picasso non descrive un fatto, non usa toni drammatici, simboli o allegorie, perché così facendo avrebbe creato una rappresentazione molto emotiva ma anche teatrale, quindi lontana dal fatto che era successo. Il pittore non vuole fare una denuncia di quanto accaduto e provocare nello spettatore rabbia e pietà, ma vuole costringerlo a giudicare e decidere. Il quadro quindi non deve rappresentare qualcosa ma sviluppare una sua forza che nasce non dal soggetto o dal contenuto che tutti già conoscono, ma dalla forma. Quindi niente colore, solo nero, bianco e grigio anche se le linee sono precise e pronte a riempirsi di colore: il colore però non c’è, è andato via. Anche il volume non c’è, è andato via. Perché eliminandoli è stata tagliata la vita, nel quadro c’è solo la morte. I tedeschi, uccidendo gli abitanti di Guernica, hanno ucciso la vita, la civiltà, la storia. Quindi ogni spettatore è chiamato a scegliere tra nazismo e civiltà perché essi sono contrapposti come la vita e la morte. L’opera rispetta uno schema classico, perché contiene la simmetria, la prospettiva, il ritmo crescente, però il suo linguaggio è moderno perché cubista. I volti e le figure sono geometrici perché la violenza e la morte li rendono così; Picasso accusa quella scienza che ha messo la tecnologia al servizio della guerra, e quindi della morte.            Da cos'è data la simmetria in guernica?certamente il periodo finale dell'opera di Picasso è stato caratterizzato dalla tela chiamata "Guernica" nel 1937 la situazione politica era ad un punto di rottura. dopo aver tollerato il minaccioso riarmo tedesco ed il colpo di forza italiano in Etiopia, le democrazie borghesi assistevano inerti all'aggressione fascista in Spagna, sapevano che il trionfo della reazione spagnola avrebbe segnato la fine della democrazia in Europa ma temevano d'altra pare nel contestarlo di accelerare il processo rivoluzionario delle classi lavoratrici in questa ambigua atmosfera di paura e d'indecisione si apre a Parigi una grande Esposizione internazionale dedicata come sempre al lavoro, al progresso, alla pace la Spagna repubblicana vi partecipa con un disegno politico ben preciso invocare la solidarietà del mondo libero, dimostrare che il suo progetto era lo sviluppo della democrazia in un paese socialmente arretrato, avvertire l'opinione pubblica che il conflitto spagnolo era l'inizio di una tragedia che avrebbe coinvolto il mondo intero   il padiglione spagnolo ( opera di due architetti razionalisti, Sert e Lacasa) doveva essere ornato da un dipinto murale di Picasso, il pittore spagnolo ormai universalmente acclamato come il genio artistico del secolo da tempo Picasso aveva fatto la sua scelta politica, l'anno precedente aveva collaborato alla propaganda repubblicana con due serie di incisioni e pare che per il padiglione spagnolo di Parigi meditasse una vasta composizione allegorica, ma nell'aprile, si sparge la notizia che bombardieri tedeschi al servizio di Franco hanno attaccato l'antica città di Guernica, senz'altro scopo che fare una strage e seminare il terrore nella popolazione civile  di colpo, Picasso decide che il suo dipinto sarà la risposta alla viltà e all'atrocità di quell'eccidio, nasce così, in poche settimane "Guemica", che può dirsi l'unico quadro storico del nostro secolo, non perché rappresenta un fatto storico, ma perché è un fatto storico......così dice l'Argan: ****...E' il primo, deciso intervento della cultura nella lotta politica: alla reazione, che si esprime distruggendo, la cultura democratica risponde per mano di Picasso, creando un capolavoro. Da quel mo mento, Picasso in testa, gli intellettuali eserciteranno una più forte ma purtroppo inutile pressione sui governi democratici per deciderli, finalmente, a difendere la democrazia. Non è esagerato affermare che, nel nostro secolo ed in rapporto ad una problematica storico-politica, Guemìca ha la stessa importanza che aveva avuto, in rapporto alla problematica storico-religiosa del Cinquecento, il Giudìzio Universale della Sistina: l'opera con cui Michelangiolo era intervenuto con l'autorità del genio nel problema più scottante del tempo, sostenendo la tesi cattolica della responsabilità contro la tesi protestante della predestinazione.Nell'opera, ormai matura, di Picasso, Guemìca segna una svolta non meno radicale di quella segnata, trent'anni prima, da Les demoiselles d'Avignon, e nello stesso tempo, come per un impulso a parlare a tutti nei modi più piani e diretti, quasi inconsapevolmente rievoca l'apocalittica Guerre del Doganiere Rousseau.************** a mio avviso Picasso ha una visione lucida della situazione, l'eccidio di Guernica non è un episodio della guerra civile spagnola, ma è ma l'annuncio di una tragedia di incredibili dimensioni, in questo senso è vero quanto afferma l'Argan, Picasso non descrive o raffigura l'evento, come aveva fatto Delacroix nella Strage di Scio e nememno ricorre ad elementi oratori, drammatici, patetici, non supera cioèla realtà storica trasformandola in una visione simbolica o allegorica, non mira a denunciare un misfatto ed a suscitare sdegno e pietà ma vuole con forza rendere presente il misfatto nella coscienza del mondo civile, costringendolo a sentirsi corresponsabile, a reagire ed in questo è la sua straordinria grandezza il quadro non deve rappresentare o significare ma deve sviluppare una forza di suggestione; e la forza non deve scaturire dal soggetto o dal contenuto (che tutti conoscono, è la cronaca del giorno), ma dalla forma così dice l'Argan: ****La forma è l'espressione più alta della civiltà occidentale, erede della cultura classica; la crisi della forma è il segno della crisi della civiltà. In Guemìca non c'è colore: solo nero, bianco, grigio. E' escluso che Picasso si sia servito del monocromato per dare al quadro una tonalità cupa, tragica: tutto è chiaro, le linee disegnano con precisione i piani destinati a colmarsi di colore, ma il colore non c'è, è andato via. E' escluso che il monocromato serva ad accentuare l'effetto plastico-volumetrico: il rilievo non c'è, è andato via. Il colore e il rilievo sono due qualità con cui la natura si da alla percezione sensoria, si fa conoscere.Eliminare il colore e il rilievo è tagliare il rapporto dell'uomo col mondo: tagliandolo, non c'è più la natura o la vita.