Appunti

"QUESTO LO SO FARE ANCH'IO"


È la frase caratteristica che dice chi sostiene di non "capire", cioè di non apprezzare, l'arte contemporanea. Ciò che scoraggia, in realtà, è il fatto che dal Dadaismo in poi l'opera d'arte non richieda necessariamente una forte perizia esecutiva. Ma quanto conta l'esecuzione manuale dell'autore perché l'opera sia dotata di valore? Riflettiamo su qualche esempio.Canova non scolpiva i suoi marmi ma creava soltanto i modelli in gesso; Raffaello lasciava agli allievi grande parte dell'esecuzione delle opere, che sovente abbozzava soltanto in un disegno. Gli architetti non posano un solo mattone ma, al pari dei registi cinematografici, disegnano un progetto che poi viene realizzato da altri. Ciò non priva di alcun valore le statue di Canova, il Miracolo di Bolsena nelle Stanze della Segnatura al Vaticano o le facciate di Borromini.In questi casi, infatti, siamo disposti a credere che ciò che conta nell'opera sia stata l'idea iniziale più che il momento esecutivo; né queste opere ci piacerebbero meno se fossero state eseguite in materiali più deperibili.Proprio questo è stato uno dei punti su cui hanno voluto insistere, anche attraverso operazioni provocatorie, artisti come Duchamp e Schwitters.La loro battaglia aveva radici molto antiche e non fu che il momento più appariscente di una vicenda secolare. Già nel Rina¬scimento, infatti, appare chiaro agli artisti che il maggiore ostacolo al riconoscimento di pittura e scultura nel novero delle "arti liberali" (cioè in quelle attività a cui si era disposti a riconoscere un alto valore intellettuale) fosse proprio la commistione con l'attività manuale e dunque con il settore che oggi definiremmo artigianato.