stasera, giovedì 25 settembrepresso il
Circolo C. PaveseVia del Pratello 53 - ore 21.00ITINERARI DI STORIA DELL'ARTEprof. Roberto Graziaconferenza relativa alla mostra
FIRENZE E GLI ANTICHI PAESI BASSIingresso gratuitoGli artisti del Rinascimento fiorentino e i fiamminghi. Due civiltà a confronto, da Jan van Eyck a Ghirlandaio, da Memling a Raffaello... Il panorama artistico europeo nel Quattrocento è dominato da due centri di irradiazione: in Italia la Firenze di Brunelleschi, Donatello, Masaccio, Beato Angelico, Filippo Lippi, Sandro Botticelli; nei Paesi Bassi i grandi artisti fiamminghi dai fratelli Limbourg a Robert Campin, da Jan van Eyck a Rogier van der Weyden, da Hans Memling, a Hugo van der Goes. Gli artisti rinascimentali fiorentini iniziano, con Brunelleschi e Donatello, a riscoprire Roma e l'arte classica; inventano, con Filippo Brunelleschi, le leggi della prospettiva (un metodo "scientifico" di rappresentare su una superficie piana il mondo della tridimensionalità); dopo più di un millennio, tornano a rappresentare l'uomo come un essere reale, dotato di sentimenti veri e di un corpo solido che si rapporta con uno spazio urbano o naturale vero, riconoscibile, e che in quanto tale restituisce dignità a tutto ciò che accade attorno ai personaggi, sia che appartengano al mondo profano che a quello religioso. Negli stessi anni, anche i pittori che vivono e operano nei Paesi Bassi riscoprono la realtà, come i loro colleghi fiorentini, ma lo fanno con strumenti (la pittura a olio) e con modalità differenti. Alla visione unitaria imposta dalle leggi prospettiche brunelleschiane, i pittori fiamminghi contrappongono una descrizione accurata, minuziosa di ogni elemento della realtà: personaggi, paesaggi, cose sono valorizzati, messi in rilievo dall'unico elemento che tutto unifica (ma che allo stasso tempo individua ogni oggetto): la luce. Fra queste due civiltà artistiche che sembrerebbero assolutamente estranee e inconciliabili, sorsero ben presto dei contatti che determinarono reciproche influenze. Gli italiani appresero dai colleghi fiamminghi la tecnica dei colori a olio, il naturalismo e il luminismo; ma i fiamminghi impararono dagli italiani una impostazione più sintetica e monumentale. Ce ne renderemo conto passando in rassegna le opere italiane e fiamminghe che meglio dimostrano quanto la cultura, in quel tempo, ma anche oggi, possa essere un elemento unificante e soprannazionale. Roberto GraziaI prossimi appuntamenti:presso il
Circolo C. PaveseVia del Pratello 53 - ore 21.00
giovedì 30 ottobre:
CORREGGIOgiovedì 6 novembre (era 9 ottobre):
AMICO ASPERTINIgiovedì 15 gennaio 2009:
TURNER E L'ITALIAgiovedì 2 aprile 2009:
CANALETTOpresso
MEDIATECA di San Lazzaro di SavenaVia Caselle 22 - ore 21.00
martedì 30 settembre:
AMICO ASPERTINIvenerdì 31 ottobre:
TURNER E L'ITALIA