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UN PICCOLO GRANDE VIAGGIO


PER CONOSCERE UN BIZZARRO... AMICO                                                      Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare                                                         nuove terre, ma nell'avere nuovi occhi.                                                     Marcel Proust  
sabato 10 gennaio 2009con lo storico dell'arte prof. Roberto Graziasulle tracce di Amico Aspertiniin Pinacoteca, in Santa Cecilia, in San Giacomo e alla Rocca Isolani di Minerbio.Il prof. Grazia, inoltre, mercoledì 7 gennaio alle ore 18in Via Marconi, 41 - II pianoterrà per gli amici la conferenza introduttiva
 
Amico Aspertini, artista “capriccioso” e di “bizzarro cervello”
Si è aperta il 27 settembre 2008, alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, la grande mostra dedicata all’artista felsineo su cui si abbatterono gli strali critici del Vasari.L’autore delle Vite de’ più eccellenti architetti pittori e scultori italiani da Cimabue insino a’ tempi nostri, edito nel 1550, nella sua appassionata e partigiana esaltazione delle scuole artistiche dell’Italia centrale non risparmia le sue critiche nei confronti di chi, all’inizio del Cinquecento, nella pianura padana, osava proporsi come autonomo e alternativo rispetto alla grande maniera di Raffaello e di Michelangelo; e, conseguentemente, l’opera dell’Aspertini viene liquidata con gli acidi giudizi di capricciosità e di bizzarria.Poco più di un secolo dopo, nel 1678, nella sua Felsina pittrice, lo storico della scuola pittorica emiliana, Carlo Cesare Malvasia, in aperta polemica contro lo scrittore aretino, prendeva le difese dell’Aspertini, proprio perché Amico “alla maniera di nissuno mai volle soggettarsi”.Entrambi gli scrittori avevano colto l’aspetto più caratteristico dell’arte aspertiniana (il Vasari per criticarlo e il Malvasia per esaltarlo): la sua eccentricità rispetto alla perfetta, limpida lingua “nazionale” parlata da Raffaello e Michelangelo e dai loro innumerevoli seguaci. In un’epoca di ormai dilagante manierismo, Amico Aspertini osa proporre un rude e forte dialetto padano, che affonda le sue radici nell’arte nordica, più esattamente tedesca, per approdare infine a una pittura spesso grottesca, ma sempre originalissima. (Roberto Grazia)
"..... Quella che qui appare è un'umanità priva di qualsiasi bellezza: ed anche la pittura non la cerca, così volutamente trascurata, priva d'accordi. E guardate la faccia di Marco, sulla sinistra, spiritata e con la bocca semiaperta come per un'imprecazione.La bellezza non c'è. O ce n'è forse un'altra, cui non s'era abituati: quella della forza espressiva, che distorce la lingua per dire di più. Che ricorre, per dire di più, a un dialetto che tutti capiscono: come tutti capiscono il dolore senza conforto di quel compianto." (Eugenio Riccòmini in "APRILOCCHIO - le cinquanta cose più belle di Bologna")In particolare, sabato 10 gennaio visiteremo...
a Bologna, in PINACOTECA (Via Belle Arti 56), la grande mostraAmico Aspertini 1474-1552 pittore bizzarro nell’età di Dürer e RaffaelloAmico Aspertini (1474 – 1552 ) è il pittore più vario e imprevedibile che si può incontrare nel panorama artistico bolognese della prima metà del Cinquecento. Egli vive in anni cruciali della storia di Bologna: perfettamente integrato nell’ambiente della corte di Giovanni II Bentivoglio dove lavora a fianco di Francesco Francia e Lorenzo Costa, i più celebri pittori dell’epoca. Dopo il passaggio della città sotto il governo pontificio, Aspertini continua la sua attività in rapporto con prestigiosi committenti cittadini, senza mai interrompere, mosso da insaziabile curiosità, quel continuo viaggiare e disegnare per tutta Italia che lo porta a contatto con Raffaello, Dürer, Michelangelo, Filippino Lippi, Perugino e altri protagonisti della cultura figurativa contemporanea.La mostra, costituita da oltre 120 opere provenienti da diversi musei europei ed americani, presenta il complesso dell’attività pittorica e grafica di Amico Aspertini messa a confronto con le opere degli artisti con cui venne a contatto. Una selezione di incisioni, preziosi codici miniati, ceramiche e pezzi archeologici completa la ricostruzione di uno dei periodi più alti della storia artistica italiana ed europea per un arco di circa cinquant’anni. (dal sito della mostra)nell' Oratorio di Santa Cecilia, in Via Zamboni 15...
...il ciclo di affreschi dedicato alla vita di Santa CeciliaSulle pareti della piccola CHIESA DI SANTA CECILIA si può ammirare il ciclo di affreschi dedicato alla Vita di Santa Cecilia in cui si cimentarono, su commissione di Giovanni II Bentivoglio (1505-1506), i massimi esponenti della pittura bolognese dell’epoca: Amico Aspertini, Lorenzo Costa e Francesco Francia. Adiacente ad essa, la CHIESA DI SAN GIACOMO MAGGIORE, ricca di pale d’altare e affreschi, costituisce uno splendido esempio dei diversi sviluppi dell’arte bolognese quattro-cinquecentesca: da Aspertini a Lorenzo Costa, da Cesare Tamaroccio a Francesco Francia, da Innocenzo da Imola a Pellegrino Tibaldi. (dal sito della mostra)
nella Chiesa di San Giacomo Maggiore...
la Cappella Bentivogliouna delle più significative creazioni del primo Rinascimento bolognese, impreziosita da magnifici dipinti.
alla Rocca Isolani di Minerbio (con visita riservata)...
...gli affreschi monocromi
Il complesso signorile, di proprietà della famiglia Isolani dagli inizi del Quattrocento, attorno al quale è cresciuto il piccolo centro di Minerbio, comprende una Rocca, un Palazzo e una Torre colombaia. La Rocca fu ristrutturata nel Cinquecento e in quell’occasione Aspertini fu invitato ad affrescarne tre sale con soggetti mitologici (1538-42). La Sala di Marte, la Sala dell’Astronomia e la Sala di Ercole ci rimandano alla maturità dell’artista che orchestra, entro finte prospettive architettoniche, figure mitologiche, erme e decorazioni a grottesca. (dal sito della mostra)
... le sale interne della Rocca, le cantine con enormi botti di legno scuro antico, veramente bellissime
e
LA COLOMBAIA Costruita nel 1536, ed attribuita per le sue forme architettoniche e soprattutto per la bellissima scala lignea elicoidale interna al noto architetto Jacopo Barozzi detto il Vignola, subì gravi danni durante un terremoto nel 1591.I lavori di restauro sono quindi ricordati in una lapide.Di forma ottagonale, l'esterno è ritmato da tre ordini sovrapposti di lesene toscane che gli conferiscono un aspetto di estrema eleganza, insolita se si pensa che questo era essenzialmente una struttura produttiva, costruita per ospitare nelle cellette interne fino a tremila colombi.Oltre a costituire infatti una notevole fonte di cibo, ne veniva utilizzato anche lo sterco per concimare le campagne circostanti rendendole in questo modo decisamente più produttive.
Al termine, nelle sale della Rocca Isolani, sarà offerto un buffet nel quale si potranno degustare prodotti tipici (torte salate, dolci e frittelle del ‘500, vini e formaggi).per gli indirizzi delle foto: vedi URL in Proprietàvideo da LIBEROtesti dai siti della mostra e del COMUNE DI MINERBIO
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