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OTIUM LUDENS fino al 4 ottobre


Otium ludens presenta, per la prima volta al pubblico italiano, circa 170 reperti che mostrano la realtà unica delle ville d'ozio e rustiche dell'area stabiana, sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C.  Nove ville di Stabiae Antica rappresentate, circa novantacinque affreschi, cinque stucchi, venti bronzi e oggetti in marmo, ferro, vetro e terracotta che raccontano l'atmosfera di cui amava circondarsi l'elite romana che possedeva nel golfo di Napoli le proprie ville più belle. In esse, i proprietari occupavano il proprio tempo non svolgendo attività pubbliche, ma rivolgendosi a coltivare le proprie inclinazioni culturali, nelle diverse forme alle quali li spingevano il proprio carattere, la propria formazione, la propria curiosità intellettuale.Le ville di Stabiae, poste sulla collina di Varano, in incantevole posizione panoramica che domina il mare, raggiungono in alcuni casi un'estensione architettonica pari a circa 20.000 metri quadrati. All'interno di esse vi erano ambienti lussuosi quali stanze da pranzo e soggiornicon vista panoramica, terme e biblioteche circondate da giardini, piscine e fontane, oltre ad immensi ed incantevoli peristili. 
L'apogeo delle ville di Stabiae, tuttavia, fu poco vissuto: furono costruite subito dopo l'89 a.C., l'anno in cui la piccola città portuale di Stabia fu distrutta nella Guerra Sociale dal legato Lucio Silla. Nel 62 d.C. le ville subirono ingenti danni a causa di un forte terremoto che costrinse i proprietari ad un'accurata ristrutturazione. Infine nel 79 d.C. la terribile eruzione del Vesuvio seppellì definitivamente le ville di Stabiae e le vicine Pompei ed Ercolano.I primi scavi di Stabiae furono promossi dal Re di Napoli Carlo di Borbone nello stesso periodo, dal 1749 al 1782, in cui si cominciò a portare alla luce Pompei ed Ercolano. Dopo aver disegnato piante dettagliate delle strutture esplorate, Stabiae fu nuovamente sepolta e dimenticata fino al 1950 quando Libero D'Orsi, preside di una scuola media di Castellammare di Stabia, riscoprì il sito archeologico e riaprì gli scavi. Solo una piccola parte delle scoperte documentate nel XVIII secolo è stata ora riportata alla luce ed aperta al pubblico. Ancora oggi un'estesa area del sito di Stabiae è inesplorata.La mostra è introdotta dal video "Stabiae, the last night" una ricostruzione virtuale di Villa San Marco e e delle vicende avvenute durante l'eruzione del 79 d.C.
L'esperienza del visitatore è inoltre arricchita dalla creazione di un "paesaggio sonoro", che fa da sfondo agli affreschi proponendo una registrazione di suoni di strumenti antichi.Molti degli affreschi esposti in mostra sono stati restaurati grazie all'iniziativa della Fondazione RAS "Adotta un affresco". L'obiettivo di questo programma è di coinvolgere direttamente individui singoli e associazioni nel divenire sostenitori dell'arte di Stabiae. "Adottando" un affresco i donors ne permettono il suo restauro, eseguito dal Laboratorio di Restauro di Stabia della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei. (dal sito della MOSTRA)  
Mario segnala, in http://www.ov.ingv.it:80/italiano/vesuviostoria79.htm, LA STORIA DEL VESUVIO - L'eruzione del 79 d. C. (approfondimento) "L'eruzione del 79 d.C è senza dubbio la più nota eruzione del Vesuvio e forse la più nota eruzione vulcanica della storia. Questa è stata descritta da Plinio il Giovane in due famose lettere a Tacito, che costituiscono dei preziosi documenti per la vulcanologia. Nelle lettere egli racconta della morte dello zio, Plinio il Vecchio, partito da Miseno con una nave per portare soccorso ad alcuni amici." Nel sito è riportato un sunto delle due lettere a Tacito. In ArteNet BACHECA ho inserito il testo integrale.