Dall'Olimpo

Libri "lontani" e Canzoni "vicine"


  Me ne accorgo così / da un sospiro a colazione / Non mi piace sia tu / Il centro di me” Ho tre libri sul comodino. Iniziati e mai finiti. L’enigma di Parigi, Follia Docente e Il tempo che vorrei. Raramente mi succede di cominciare un libro e non finirlo, sia perché non lascio mai niente di incompiuto (nemmeno se non mi piace – è un mio lato del carattere), sia perché quando compro un libro e lo inizio sono mossa da una specie di curiosità divorante soprattutto se si tratta di un giallo o di un thriller.Ma stavolta non è stato così. L’Enigma di Parigi di Pablo Santos è rimasto incompiuto perché chi me lo ha suggerito è sparito dalla mia vita senza nemmeno dire addio. Il tempo che vorrei è di Fabio Volo, e l’ho comprato sperando che mi trasmettesse le stesse emozioni del suo precedente romanzo Il giorno in più. Follia docente di Fulvio Ervas appartiene al filone “la scuola italiana va a rotoli, facciamo autoironia”: ne ho letto tanti ma lo stile di questo autore misconosciuto lascia molto a desiderare.In effetti, questi agitati (ma poco eccitanti) ultimi 6mesi, gli unici libri che sono riuscita a portare a termine sono stati Palermo è Fimmina (con rispetto parlando), Mondo senza fine di Maria Cubito (forse perché lo stile era accattivante e ciò di cui parlava mi era molto vicino) e di Ken Follet: un megamattone (forse un po’ polpettone) che parlava dell’Inghilterra del medioevo con una dovizia di particolari che sembrava di avere a che fare con un manuale di storia romanzato. Ma a me la storia piace da morire e sono rimasta giorno e notte incollata alla sue pagine chiedendomi come sarebbe andata a finire ai protagonisti.Ecco, un libro deve essermi vicino nei contenuti e nelle emozioni che trasmette! Se non sento come mio ciò che sentono e provano i protagonisti o gli autori, il libro non mi prende e rimane ad accumulare polvere sul comodino. Con i tre libri, che non riesco a concludere, non c’è affinità. Non mi dicono niente, non sono come me, non mi danno consigli, non mi confortano, non mi rivedo nei personaggi: non riescono a modificarmi nei comportamenti o a essere consolatori. Deficiano di didascalico e “ludico”.In compenso per adesso ascolto moltissimo due brani le cui parole mi ronzano in testa in continuazione, proprio perché esprimono quello che provo io: mi sono consoni. Dicono ciò che penso. E mi ritrovo a cantarle in macchina o mentre cammino a piedi con gli auricolari. Li ascolto a ripetizione, senza tregua. E dovrò sembrare una pazza sia agli automobilisti che si accostano e mi vedono cantare a squarciagola ondeggiando la testa sia alla gente che mi passa accanto per strada. Ma non m’importa. I testi sono troppo belli, sono “miei”. Tu non arrabbiarti, ma io non ti perdono / delusa da te, da me, da quello che non mi hai / dato… mai…