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Camelia

un'oasi di lentezza nel caos

 

 

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Sulla strada

Post n°5 pubblicato il 07 Gennaio 2008 da filomenagt
 

Zorro
Un eremita sul marciapiede

( di Margaret Mazzantini)

I barboni sono randagi scappati dalle nostre case, odorano dei nostri armadi, puzzano di ciò che non hanno, ma anche di tutto ciò che ci manca.
Perché forse ci manca quell'andare silenzioso totalmente libero, quel deambulare perplesso, magari losco, eppure così naturale, così necessario, quel fottersene del tempo meteorologico e di quello irreversibile dell'orologio.
Chi di noi non ha sentito il desiderio di accasciarsi per strada, come marionetta, gambe larghe sull'asfalto, testa reclinata sul guanciale di un muro?
E lasciare al fiume il suo grande, impegnativo corso. Venirne fuori, venirne in pace. Tacito brandello di carne umana sul selciato dell'umanità.”

Un bel post di  Utark mi ci ha fatto pensare. Quando è che si valica il confine da cui non si torna indietro? Quando accade che si mollano gli ultimi pezzi che fanno sentire appartenenti alla “normalità” e ci si lascia andare, sotto lo zero?

 

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Commenti al Post:
utark
utark il 08/01/08 alle 08:38 via WEB
Grazie Filo del richiamo, premesso che ogni storia estrema, e non solo quelle di chi decide di emarginarsi sono assolutamente uniche e frutto, penso, di un'alchimia di particolari situazioni che portano chiunque a superare limiti e a mollare tutto. Lo si fa normalmente, o quasi, nell'abbandonare la famiglia separandosi, ma è solo la piccola fiammella di ciò che uomo o donna possono arrivare a fare, emarginandosi totalmente. Penso che in ogni estremismo esista un grandissimo bisogno di "amore", quello universale, quello pregnante ogni pensiero e gesto, quello che contiene in se dignità, attenzioni, persone care, sentimento di appartenenza e via via ... quando tutto ti crolla addosso, quando senti la tua presunta, perchè è quasi sempre presunta la tua inutilità, quando il peso della solitudine come presenza invisibile nel mondo tangibile è un vero continuum quotidiano, beh allora penso che si sia pronti a valicare anche l'ultima linea di confine; quello zero assoluto che nel suo esserlo è utopia d'equilibrio, e tanto più ci si avvcina all'utopia tanto più ogni cosa, migliore o peggiore può avvenire. La fuga verso altri universi è la fuga dal dolore, pur nella coscienza di affrontarne di nuovi, ma nella certezza di essere quell'uno nessuno e centomila che alberga in noi e chiede solo una mano per una carezza e un sorriso ogni tanto, ma che sia vero, che sia nostro, che sia frutto di un'emozione unica ... Ciao Utark
 
 
filomenagt
filomenagt il 09/01/08 alle 11:37 via WEB
Non so, mancanza d'amore e senso di inutilità, forse. Io ci leggo anche una personalissima sfida ai propri limiti. Mi pare che il pezzo della Mazzantini abbia colpito nel segno " quel fottersene..". Ora non dico che i barboni scelgano liberamente di praticare quel mestiere, ma credo che ci sia unmomento "topico", prima che questo accada, in cui il peso di quello che stà accadendo è così forte, che scegliere la strada è scelta di libertà. Ciao, Fil
 
   
utark
utark il 09/01/08 alle 21:41 via WEB
Il problema della libertà che citi è verosimile, e forse persino vero, le persone scelgono col proprio libero arbitrio ... ma è vero questo libero arbitrio? è vera scelta quella libertà? o induzione a quella libertà? ... se la persona non fosse spinta al limite, metterebbe in atto questa sua libertà di scelta? ... quanti realmente lo fanno? ... ed allora per noi che viviamo al caldo di una casa, se pur immersi in mille problemi, è verosimile avere tale libero arbitrio? oppure per legami, abitudine, paure e via dicendo scegliamo che altri, altro scelga per noi e non applichiamo e lottiamo per non essere travolti dal nostro libero arbitrio di scelta ... la linea di confine è sottile, è come la rabbia incontrollata e incontrollabile che scaturisce improvvisamente e toglie il lume alla ragione, possiamo definirla libertà?, non so, penso che scegliere è privilegio di pochi e in poche occasioni, per i più si tratta di sopravvivenza ...
 
     
filomenagt
filomenagt il 09/01/08 alle 22:15 via WEB
Mah, sul totale libero arbitrio ho sempre avuto anch'io dei forti dubbi. Sul fatto che invece in certe scelte, che sembrano casuali e subite, ci sia molto di nostro, magari esplicitato neanche a noi stessi, ma determinato per pigrizia, o sottrazione, ad esempio..Il libero arbitrio si esercita più subdolamente di quanto sembri, a volte. Poi, ovviamente in certe situazioni il peso dell'esterno è preponderante troppo, ma mi piace pensare, che anche nel peggio, sia scattata una scintilla di scelta.
 
     
utark
utark il 10/01/08 alle 08:46 via WEB
Piace pensarlo anche a me ...
 
vflipper
vflipper il 08/01/08 alle 16:54 via WEB
ciao, di persone che vivono e dormono sulla strada ne ho conosciute alcune...tutte hanno un dolore in fodo al cuore che le ha portate lì...alcuni una donna, altri la stanchezza delle avversità, altri ancora il rifiuto di regole che hanno creato ingiustizie, fanno tristezza e hanno un bisogno terribile che qualcuo si fermi a parlare con lui...a volte non vorresti più lasciarli, e ascoltare le loro vite è ammaliante, a volte sono talmente ubriachi che non hanno un filo metale da riuscire a seguire...tutti sono però la dimostrazione che a un certo punto qualcosa di questa società sfavillante non ha più funzionato e ha permesso loro di "uscire dalla normalità" e tu non sai pià come farli rientrare...Bisoux Flip
 
 
filomenagt
filomenagt il 09/01/08 alle 11:43 via WEB
E' vero che è tanto più stridente la loro presenza quanto più la società è opulenta.. Forse in altri tempi, questa figura era più "normale", diciamo, e forse meno dolorosa l'emarginazione. Credo che la società attuale non sia ancora attrezzata per affrontare questo problema, dal punto di vista economico,certo, ma soprattutto offrendo i significati mancanti. Ciao e grazie
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 09/01/08 alle 17:09 via WEB
La figura del barbone fa paura perchè rappresenta la nostre paura più nascosta, quella di essergli simile, di poter arrivare anche noi a ritrovarci così.
 
 
filomenagt
filomenagt il 09/01/08 alle 22:17 via WEB
Anche questo è probabile... che rappresenti davvero un po' del timore che abbimo della nostra parte che accetta a malincuore le regole imposte. La paura che possa tancarsi di farlo, ad uncerto punto.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 09/01/08 alle 21:43 via WEB
so che è dolce, anche, mollare. Fottersene del tempo è bello, e venirne fuori, venirsene in pace è desiderabile quando non c'è motivo di restare. Antonio (Agrigento)
 
 
filomenagt
filomenagt il 09/01/08 alle 22:20 via WEB
Già, ma siamo noi che ci troviamo i motivi per restare e fino a quando questo accade,secondo me, è perchè è giusto restare. Ciao, Antonio.
 
princess_38
princess_38 il 15/01/08 alle 18:33 via WEB
I clochards........... Bel post. :)
 
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