As Fidanken

Volontario


Entro nel presidio ospedaliero, il San Camillo, sulla collina di Torino, dietro alla Villa della Regina. Un posto molto bello, verde, con un bel panorama un po' sulla città, un po' sulle colline e sulle montagne. Il caldo è feroce, solo 33 gradi ma umidissimo. Mio zio è nel corridoio, su una sedia a rotelle. 82 anni, mesi fa è caduto, ha battuto la testa, l'hanno operato, ora è in convalescenza. Di fianco un altro signore con evidenti problemi di controllo dei movimenti, forse malato di Parkinson. Vedo che mio zio ha recuperato piuttosto bene l'uso della parola e fa ora dei discorsi compiuti. Ho sempre però quel senso di estraniamento, quasi di fastidio che mi capita di provare verso il malato. Il suo vicino chiede all'os di poter recarsi al bar, al piano di sotto, ovviamente facendosi portare da questa, ma lei non può abbandonare il reparto. Lui capisce. Il caldo è appena sopportabile, ma il malato ha una felpa sulla maglietta e prova a levarsela. La manica si blocca a metà. Con un po' di ritrosia mi avvicino e lo aiuto: nel giro di pochi secondi scompare quel brutto senso di cui parlavo poche righe sopra e l'aiuto a sfilare entrambe le braccia, anche quello con gli aghi per le flebo. E' visibilmente contento, seppur non riesca a dirmelo. Porto mio zio nella sua stanza, piuttosto spaziosa e comoda, con bella vista sul giardino, ma ... che se ne fa se non può andare da sè alla finestra? Da giovine ho fatto il volontario, ma da anni mi occupo della nostra associazione comunale solo per le parti burocratiche, scartoffie, procedure informatiche ecc... Ma quel poco che ho fatto oggi mi ha ridato una serena energia che da tanto non provavo più.