Affreschi Yin

La Casa dei Quattro Venti BIS


 In questa casa ormai vuota il freddo mi corrobora.Qui vivono i mie fantasmi,  li vedo correre  e fare piroette. Li riconosco e so che non me li porterò dietro. Però que lindo ritrovarli al rientro! Qui posso scrivere come in passato. Luci velate mi vengono incontro e riassaporo. La nuova casa, quella dei quattro venti, è un necessario completamento, ma non ha ancora un’anima.Guardo le tende, i colori, le disposizioni, tutto ciò che è approdato e che prende forma malgrado e nonostante me. C’è uno spirito guida che innesca movimento.  Voler continuare o riprendere non è facile, mancano i presupposti e, seppure godo del nuovo e del comodo, è in questo che devo forgiarmi, acquisendo storia. I muri disadorni non lasciano solo lo spazio all’immaginazione, ma sono la pagina bianca che a volte si teme. Trovo riparo e ristoro nelle due finestre che mi offrono natura. Un abete dove posso immaginare che è sempre Natale e un pendio incolto dove oggi una volpe, quasi felina nei suoi movimenti, faceva balzi morbidi e inaspettati. La vecchia casa con la sua natura boschiva non mi ha mai permesso di osservare, astraendola, una tale figura, proprio perché ne faceva totalmente parte. Qui è un inedito. Una meraviglia per gli occhi e il cuore. Mi ricorda che non sono poi così distante. Rientrando  nella casa abbandonata ho provato lo struggimento.  L’ho fermato subito quel sentimento che si formava nelle viscere. Ho continuato a dare peso ad altro e, nonostante questo, oggi non ho potuto fare a meno di farmi una grassa risata nelle orecchie di Amanda che, al telefono,  mi raccontava del suo dolore atroce per l’uomo con cui vive da venticinque anni, che, per quanto continui a considerarla  favorita, ha perso la testa per una trentenne ” la protegé “.E la  gelosia brucia. Brucia lei e tutto quel sistema di valori che non ha mai accettato nella sua crudezza, quando da giovani appartenevamo a quella  nuova onda per cui questo sentimento era un segno di arretratezza. Stonava con la nostra pretesa di  sconfiggere la famiglia così come ce la presentavano. Volevamo formare il nostro, una libertà svincolata da qualsiasi regola, non disposti ad accettare nulla che provenisse dal passato e da quei genitori che continuavamo a rinnegare perché obsoleti. Oggi, a cinquanta anni, la gelosia le fa pronunciare frasi degne di chi non abbiamo voluto emulare e poi: “… ho un dolore al petto, nel cuore… non voglio stare male, vorrei prendere dei calmanti e non sentire questo dolore.” Ed io rido. Sfacciatamente. Con cognizione di causa, dicendole: “ Troppo comodo mia cara! E’ qui che dobbiamo provarci. Qui, dove a venti anni non sapevamo. Oggi bisogna affrontare con intelligenza. E’ un percorso riservato a tutti. Non rivendicare. Nessun uomo può darti dopo venti anni quello che dà a un amore al suo nascere. E poi che vuoi? Non hai detto che non c’era più eros fra voi due? Che non avvertivi più desideri?“ Si, ma adesso è diverso.”“ Ecco, ringrazia per questo risveglio che ti scuote.”“ Si, ma lui… ho già dovuto accettare  a suo tempo l’altra, con cui ha voluto un figlio, mentre me come amante con cui vivere. Oggi e da tempo lavoro con lui. Al lavoro è davanti allo schermo del computer e a casa davanti a quello della televisione. Mi chiama solo per lavoro, mai per dirmi…” Mio figlio rientra. E’ stato a una cena di compleanno: “ Mamma, Andrea ha ricevuto due palloni, otto giochini per la play station e due per il computer. Il colmo lo sai? Siccome non va molto bene a scuola la mamma gli ha detto: Ti tolgo il computer e la play station! ” Ed io ti tolgo i trucchi! “ gli ha risposto.