Affreschi Yin

IRIDESCENZE


  Ho preparato una stanza grande, silenziosa, profumata, con archi, ampi respiri e musica scelta. Un tempio accogliente. Per riposarsi e guardare ciò che è venuto fuori dalle mie mani. Offro del the profumato di spezie, come fanno gli arabi. Solo alcuni si fermano. Se mi affaccio, vedo turisti dai piedi stanchi, che pendono dalle loro macchine fotografiche. Qualcuno zoppica, ma non abbandona la sua corsa verso le indicazioni suggerite dalle guide. Tappeti invitano a sostare, ma pochi lo fanno. Prima di chiudere pulisco le orme polverose  lasciate dalle loro scarpe. Papiri e bonzai vengono innaffiati puntualmente. Poi mi addormento.Nel passaggio dalla veglia al sonno, fili d’oro, d’argento e di porpora si incrociano, annodano, contrastano. In qualsiasi altro momento avrei visto  strisce d’ombra, ma non ora. Ora le ombre si alternano a strisce di un’incandescenza così vibrante da percepirle come  fossero  fuochi  blu.Magnifico! Quasi al punto di essere terribile.Esistono delle porte che non si aprono a comando, ma quando lo fanno recano turbamento. Un turbamento che si può reggere. Poi si richiudono lasciando un ricordo vivo.Non si svuota questa coppa e tocca a me berne più di un bicchiere. Così non rifuggo le  lance perché  so che la brace è il primo degli alimenti.  In questo soggiorno ho appreso a sentirmi viva nel  silenzio che mi circonda e mi avvolge. Qui mi fermo. Poi, con la stessa lentezza e lo stesso garbo, me ne vado.