Affreschi Yin

ESALTAZIONE “Aspetti e colori del nulla"


 Perché mascherare anche i titoli? Voglio che il mio sia un nulla pieno, vibrante, sommesso e consapevole. Per questo voglio e non dico credo. Il declino di una collina dove alla fine giace chi capisce, l’inconfondibile confuso, mostra ora i suoi palmi rigati dal ritardo.Solo ora, sole di sasso, sasso di sole, sole di soliloqui, sasso e saline perdute, sesso e santo, solo ora.Perché? Quali giustificazioni si possono srotolare volendo seguire la solita strada? Potrei e posso non averne bisogno. Questa pipa davanti ai miei occhi, se ora mi piace, fuma e distrae i miei capelli.Tutto sembra disposto con studiata complicità. E in effetti è una complicità travestita da sogno. Da sogno come io ti sogno, amore, fiume eterno, attimo imprendibile, esterno fissato, mio nulla. Ho conosciuto lo smarrimento di chi si aspetta una fine piena di contegno. Ho conosciuto anche il sorriso eterno dei papaveri e i miei occhi diversi. Come un grido può accentuare i colori o farti essere colore. Voglio essere solo mare, un fluido senza fine, abolendo costrizioni, direttive e spazi. Senza arrestarmi sull’arenile di un’occasione notturna e salire ridendo una scala a pioli per rubare baci e sorrisi a chi dividerà con me  momenti.Azzurro, infinito azzurro, distesa imbiancata!Impacchettato nell’orizzonte di un unghia, depositato nell’aldilà da venire-ritorno.Occhi somiglianti a un discorso che farò in altri tempi, con meno forza e più protezione. Occhi che io ho saputo leggere perché si sono fatti leggere, occhi gravidi di vita e di bestemmie.Sogno piccolo, rimpicciolito, latitante, a me ti offri come salto euforico e in un acquario io vorrei perdermi e ricordarlo nei sentieri di un’ora.Ora, minuto, inesistenza, spacco le idee come bolle e come bolle il mio sipario sale e dalle mie mani si schiude un viso, fra gli increduli passi di un cinguettio che mi insegna ad accettarmi.Perché di nuovo, o perché con altri sensi, la tua voce ridente oggi mi rattrista. Ed io sto qui a raccontarti per ogni tuo vissuto, un io che non vivi perché stanco.