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Parlamentari...Fuori


Parlamentari che vivono fuori e (al di sopra) del mondoPRIMO PIANO Di Massimo Tosti Scajola dice che non sapeva quanto valessero gli appartamenti. Ma non è una buona scusa Vivendo a sbafo, essi non hanno alcuna idea dei vincoli che subiscono i cittadini normali Più di quarant'anni fa un grande giornalista, Nino Nutrizio, direttore de La notte, mandò in bestia un presidente del Consiglio domandandogli (durante «Tribuna politica», la bisnonna di tutti i talk show) quale fosse il prezzo di un litro di latte e di un chilo di carne. Risultò evidente, agli occhi dei telespettatori, che l'intervistato non avesse la più pallida idea di quanto costassero due generi di consumo molto comuni.Quel lontano ricordo non offre alcuna giustificazione all'ex ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, a suo dire ignaro dei valori del mercato immobiliare. Ma spiega una forma mentis. Non da oggi (e lo hanno documentato in modo magistrale Rizzo e Stella ne «La casta») i nostri politici sono finti tonti (nel senso stretto del termine) che non hanno alcuna idea delle ferree leggi che riguardano tutti noi cittadini. Questo vale per i prezzi, i canoni, le infrazioni, le multe, i divieti e i permessi.Lo ha dimostrato l'emendamento (bocciato nel voto finale in aula) presentato al Senato che prevedeva una deroga alle norme sulla patente a punti: gli autisti delle auto blu sarebbero stati esentati dalla decurtazione dei punti, qualunque fosse l'infrazione da loro commessa (probabilmente, persino la strage, che li avrebbe magari condotti in galera, ma con la patente immacolata).E, allora, perché stupirsi se il ministro cade dalle nuvole quando qualche giornale gli fa presente che un metro quadro «vista-Colosseo», costa leggermente di più di un metro-quadro in una favela di Rio de Janeiro. Lui non lo sapeva e basta. Ed è lui a stupirsi quando apprende che qualcun altro avrebbe versato per suo conto il saldo previsto dall'atto di compravendita.Qualche anno fa, in un salotto, l'ex moglie di un politico di primo piano suscitò l'ilarità generale raccontando come il marito (che sapeva tutto del bilancio dello stato, del dpef, delle entrate tributarie e delle spese pubbliche correnti) non avesse mai il becco di un euro in tasca. Non gli serviva. Perché, uscendo di casa, non doveva né fare benzina né acquistare i giornali (che erano già adagiati sul sedile posteriore della berlina blu, con il piano di carburante) che lo attendeva sotto casa. Perché , all'ora di pranzo, se non era invitato da qualche parte, provvedeva la segretaria ad apparecchiargli la scrivania. Perché in sartoria andava la moglie a ritirare il gessato o il blazer d'ordinanza. Perché persino le vacanze estive erano free (cioè a sbafo). Lei raccontava di aver scoperto che il bracciale che il consorte le aveva regalato per l'ultimo compleanno, sapeva lei quanto era costato, ma non lui.Oggi spuntano altri nomi (e molti altri ne spunteranno nelle prossime settimane) di politici che hanno acquistato a prezzi da asta giudiziaria attici e superattici nel centro di Roma. Il ministro non è inquisito né indagato, anche se la vicenda di quello stock di assegni da cinquantamila euro merita di essere chiarita. I suoi colleghi si difenderanno come accadde quindici anni fa all'epoca di Affittopoli. Che posso saperne io se quell'appartamento vale il doppio o il triplo? Dio mio, ma come fa la gente ad arrivare a fine mese?Sti politici vivono in una campana di vetro, senza avere un'idea (o fingendo di non averla) di come funziona fuori del Palazzo. Non hanno mai pagato un conto corrente in un ufficio postale, non conoscono le tariffe telefoniche, non sanno quanto costa la benzina, non hanno mai pagato una multa per divieto di sosta o per eccesso di velocità, viaggiano in treno mostrando un tesserino, persino il barbiere ce l'hanno in casa, figuriamoci se possono immaginare quali siano i valori immobiliari.Poi c'è sempre qualcuno che moraleggia dicendo «non facciamo di tutta l'erba un fascio». Certo che no. Ma chi è abituato a vivere fuori (o al di sopra) della società civile, difficilmente riesce a individuare la sottile linea di demarcazione fra il diritto e il privilegio, fra la cortesia e la corruzione, fra il lecito e l'illecito, fra la morale e l'immoralità. Colpa anche nostra, che non glielo abbiamo spiegato.