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Ricevo e pubblico


“Per Gabriele” Romanzo di Donatella De Bartolomeis Persa tra le righe, ho affondato il mio animo nel tuo, mi sono appropriata del tuo sentire, per provare, egoisticamente, le tue stesse sensazioni. E le ho sentite mie, in me e per me. Tu non hai raccontato una storia, tu hai descritto odori, sapori con il colore della vita e della morte. Sì, perchè anche la morte ha i suoi colori, pieni, intensi, penetranti, accecanti. Sono i colori del dolore, della rabbia, dell'abbandono, che hanno cucito insieme i pezzi di una storia, o di tante storie, di una vita, o di tante vite, miscellanea di umori, di rimpianti, di silenzi e di urla, mescolanza ed intreccio di cuori. Hai descritto la morte dandole un'anima, un percorso, un obiettivo, personificandola dignitosamente; hai parlato del passato, declinandolo al presente (perchè si è tali proprio grazie alle esperienze vissute) e con gli occhi e la mente rivolti al futuro, al domani...Raccontando la paura, la delusione, il senso di impotenza, hai inteso esorcizzare tutto quanto non si può raggiungere, non si può vivere, non si può ottenere, ed hai, così aggirato l'ostacolo, conferendo interesse e persino fascino all'alone del mistero che, nebuloso e sornione, riveste totalmente l'ignoto, l'incommensurabile, l'indefinibile.Con le tue riflessioni, hai ridisegnato la sagoma del nero "fato", rivisitandolo sensibilmente con le calde ed umide lacrime, con il sudore della passione, con il sorriso che, alla fine, ricompone le tue labbra, ammorbidendone la triste linea che le piegava all'ingiù e donandole la dolce sensualità dei ricordi belli che, se veramente tali, riescono, nel tempo, ad allontanare il senso della fine, a distruggere persino tutto quanto, per antonomasia, è sinonimo di morte, di disperazione.Il senso di tutto quanto vorresti si cogliesse dalle tue riflessioni, è proprio lì, nelle righe finali, che conferiscono un sapore terreno, concretamente definibile alla struggente e terribile esperienza dell'allontanamento, della fine, del non domani.Hai vinto, con la parola, la forza della disperazione; con il colore, la mestizia; con il sorriso il dolore. Matilde Della Sala