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dal blog di Tisbe


Tra critica e pregiudizio Archiviato da Tisbe in: riflessioni, blogosfera, filosofie, attualitàTra le domande emerse durante l'incontro di ieri, a Grottaminarda, ha primeggiato una in particolare. Una domanda che a me, cultrice del "valore in sé" di ogni azione o pensiero umano, non è piaciuta particolarmente, ma, poiché viaggio in questa esistenza con la consapevolezza e l'umiltà di voler imparare, ho accettato volentieri la sfida posta dalla domanda stessa. Ha senso partecipare agli incontri culturali? Certo che ne ha. Personalmente, ogni volta che incontro un nuovo mondo, un'alterità o qualcosa di diverso, sono spinta a fare chiarezza dentro di me e dallo sforzo di comprendere l'altro, arrivo sempre a conoscere meglio me stessa. Ieri ho imparato che non esistono critiche distruttive. Tutte le critiche se mosse con cognizione di causa contengono in sé la forza prorompente dell'azione e del cambiamento. Tutte le critiche contengono la scintilla che avvia ad un nuovo percorso dialettico. Criticare è sempre un fatto positivo. Anzi, criticare ciò che si conosce molto bene, è sempre positivo.La critica diventa inutile e persino dannosa solo in un caso: quando non nasce da una conoscenza. La critica è dannosa quando è figlia dell'ignoranza. Criticare un'opera d'arte senza conoscere la storia dell'arte è dannoso, semmai possiamo esprimere il nostro gusto e dire che non ci piace. Criticare un libro senza averlo letto è inutile. Criticare una cultura che non conosciamo, se non per sentito dire, non solo è distruttivo ma anche dannoso. Criticare ciò che ignoriamo è PREGIUDIZIO. Questo concetto è essenziale. Finché facciamo critica a noi stessi, alla nostra famiglia, alle nostre tradizioni, alla nostra cultura che consociamo bene per averla condivisa e vissuta, siamo sempre costruttivi, perché nella critica c'è tutto lo sforzo della conoscenza, ma quando critichiamo l'Islam (è solo un esempio) senza aver mai letto il Corano e senza averlo mai vissuto e condiviso, senza conoscerne gli aspetti negativi o positivi, noi stiamo soltanto esprimendo un pregiudizio. Nel pregiudizio manca lo sforzo conoscitivo, manca lo sforzo dialettico, manca il cammino faticoso verso l'altro da sé. Ringrazio Antonio Romano per avermi offerto su un vassoio d'argento questa riflessione. Suggerisco a questo blogger, che non avevo mai sentito nominare prima nella blogosfera, locale e nazionale, di aprire il suo blog ai commenti e di riflettere sulla reale utilità di una giornata delle coccole. A ben pensare non c'è una linea di demarcazione netta tra "coccola" e "molestia", e questo genere di viaggio verso l'altro deve essere sempre condiviso. Quando dall'altra parte, e quando da conoscere non c'è solo una cultura altra e astratta, un libro, o un blog, ma una persona ... bisogna stare molto attenti perché si entra in una sfera delicata ed inviolabile, e non è sufficiente sentirsi unti dal signore o "folgorati sulla strada di Damasco" per essere al riparo da errori.