Ass.Maria Ruggieri

INFORMATIVA PER I LETTORI DEL BLOG


Per dovere di completezza informativa riportiamo la corrispondenza, in parte pubblicata nel mese di dicembre in questo blog, intercorsa fra il dr. Vito Ruggieri, presidente dell’associazione M. Ruggieri ed il dott. Francesco Schittulli. Gentile dott. Schittulli.La prematura e tragica morte della mia adorata figlia Maria mi pesa come un macigno sul petto, tanto più in quanto avverto un senso di colpa per aver avuto fiducia in lei, nonostante qualche avvertenza.Ma lei, che, ora, si dedica ad un probabile, gravoso impegno amministrativo nella qualità di Presidente della Provincia di Bari, che, comunque, dovrebbe confliggere con la sua missione oncologica, non avverte alcun senso di colpa per la morte di Maria?Non ritiene di aver eseguito un dannoso intervento chirurgico, non disponendo di un ausilii multidisciplinari, che potrebbe aver disseminato le cellule neoplastiche nel martoriato corpo di Maria?Non ritiene che la prevalente causa della morte di Maria sia dovuta alla disconoscenza, prima dell’intervento, della reale patologia tumorale di Maria, non essendo stata eseguita la giusta  stadiazione preventiva (TAC – Biopsia ed altro) accertativa della natura neoplastica del tumore, forse, nella convinzione che si trattasse di neoplasia benigna?Non ritiene che, oltre alla disconoscenza della patologia tumorale prima e durante l’intervento chirurgico, lei e la sua equipe non eravate attrezzati ad eseguirlo, poiché, probabilmente, richiedeva altre tecniche e cure, preventive, contestuali e successive?Le risulta che, nonostante l’individuazione di un tumore filloide durante l’intervento, avvenuto il 16 luglio 2007, l’incontro con l’oncologo fu fissato, con tanta disinvoltura il 3 settembre 2007?Spero voglia compiacersi di un riscontro per tacitare il mio tormento, affinché mi convinca che il suo operato sia l’effetto di circostanze ineluttabili, riferibili, più che a profili di sottovalutazione diagnostica, chirurgica e curativa, alle reali potenzialità della medicina e della ricerca nel campo dell’angiosarcoma alla mammella, verso cui l’associazione Maria Ruggieri, sorta dal dolore per dare un senso al mistero della sua morte, è impegnata a sviluppare una nuova sensibilità del mondo sanitario ed istituzionale per lo studio delle neoplasie rare.dr. Ruggieri VitoGentile dr. Ruggieri,sono sinceramente meravigliato e profondamente rammaricato per il testo della lettera aperta inviatami. Comprendo, da padre, il Suo doloroso stato d’animo, che condivido. Mi corre tuttavia l’obbligo di rappresentare correttamente, in scienza e coscienza, gli eventi accaduti rispetto a quanto da Lei, invece, emotivamente rappresentato.Maria era affetta da “angiosarcoma” mammario, tumore raro ad alta aggressività biologica e clinicamente non del tutto responsivo ad alcun trattamento antiblastico. Ancora tutt’oggi, l’approccio terapeutico validato, come primario per la forma tumorale sarcomatosa, è costituito dalla chirurgia radicale da eseguire prima possibile, nel tentativo di poter bonificare l’organismo dalle cellule neoplastiche (e non che le dissemina!) Tanto è stato eseguito per Maria con l’intervento chirurgico di mastectomia radicale e contestuale primo tempo di ricostruzione mammaria con protesi, che non richiede alcuna particolare attrezzatura di sala operatoria o conoscenza di tecniche chirurgiche innovative da parte degli operatori sanitari. Infine, sono convinto esecutore della multidisciplinarietà in oncologia, che non è mancata anche nei confronti di Sua figlia.Tanto Le rappresento con dispiacere, professionale da un lato ed umano dall’altro. Resto comunque a Sua disposizione per qualsivoglia altro chiarimento diretto o anche tramite collega.Con amicizia.Francesco SchittulliGentile Prof. SchittulliPrendo atto, positivamente, del suo cortese riscontro alla mia lettera aperta. Purtroppo, la sua rappresentazione degli eventi accaduti non mi sembra esaustiva e conferma le mie convinzioni, ma ciò che più mi colpisce è che non si prefigura alcun dubbio circa l’utilità dell’intervento, data l’incertezza dei protocolli sanitari per la cura della particolare patologia, peraltro, ritenuta benigna, in sede di esame preventivo, clinico ed ecografico.Basti considerare che l’angiosarcoma mammario fu diagnosticato dopo l’intervento e comunicato a Maria, in mia presenza, all’atto della consegna del referto istologico, senza nessun avvertimento della sua gravità, dicendo “meglio di così non poteva andare!”. Basti considerare che all’I.E.O. del suo collega-amico Veronesi sperimentano altre tecniche interventiste e curative, come mi risulta da testimonianze.Ad ogni buon fine, mi sembra necessario ribadire che la lettera aperta si prefigge di scuotere le coscienze degli operatori sanitari oncologi, di cui Lei fa parte e di evidenziare l’indifferenza delle istituzioni, affinché la ricerca scientifica oncologica, ora orientata allo studio dei tumori più diffusi, per ragioni di interesse economico, presti attenzione alle patologie tumorali rare al fine di dare pari dignità e rendere esigibile il diritto alla salute, anche, agli ammalati più sfortunati, colpiti da tali forme neoplastiche.E’ strano che Lei, pur avendo vissuto la fase iniziale della tragica storia di Maria, non convenga che la medicina sia impotente ad affrontare con certezza la diagnosi e la cura dell’angiosarcoma alla mammella.Al contrario, l’esperienza da Lei acquisita dalla vicenda di Maria dovrebbe indurla, più che a difendere il suo operato, ad assumere iniziative a favore della ricerca scientifica sull’angiosarcoma mammario ed altre neoplasie rare, dato che riveste, allo stesso tempo, i ruoli, sanitario, istituzionale ed associativo per la lotta contro i tumori.Il senso della mia lettera aperta  afferisce, perciò, alla missione dell’associazione onlus, costituita in nome di Maria, per dare un senso alla sua prematura morte, volta a promuovere la ricerca scientifica, ora disattesa, per tali patologie, in modo da offrire agli operatori sanitari e, quindi a Lei, strumenti diagnostici e protocolli terapeutici più adeguati.Grazie per l’amicizia.Vito Ruggieri Caro Signor Vito, concordo con Lei sia nel non dover tralasciare patologie rare, tumorali e non, sia sulla forte aggressività di alcune forme come l'angiosarcoma, che insieme ad esempio al tumore del pancreas, ci vede tuttora perdenti.Grazie per il Suo impegno civile ed umano. Un abbraccio. Francesco Schittulli Dalla breve missiva del dott. Schittulli si rileva, amaramente, il riconoscimento dell’impotenza della medicina e delle conseguenti sottovalutazioni diagnostiche per la cura di specifiche forme neoplastiche ed il valore dell’impegno civile ed umano dell’associazione M.Ruggieri, che persegue la missione di scuotere le coscienze degli operatori sanitari e del mondo politico-istituzionale ad impegnare la ricerca, anche, per le patologie tumorali rare, laddove l’interesse economico non è rilevante.