Mi sono sbagliato.
Credevo che lo stare in pace con il mondo fosse una diretta conseguenza del sapere come utilizzare il tempo a disposizione.per sempre.
Sbagliavo.
In realtà sapere da "relativamente giovani" cosa farai per i prossimi anni non è molto positivo.
Anzi, direi che sapere che per i prossimi 25 anni venderai scarpe, lavorerai in ufficio, riparerai lavandini o progetterai ponti, potrebbe essere una rivelazione deleteria.
Capito questo c'era comunque un qualcosa che mi infastidiva, qualcosa di cosi sottile da non essere percepito ma cosi aguzzo da trapassarmi il fegato.
Qualcosa di legato alla relazione con amici e conoscenti... c'era qualcosa di qualcuno che mi creava preoccupazione... quella sensazione di scomodità mentale non autorizzata che si sente raramente durante una gara importante, un esame o una presentazione di un lavoro.
poi ho capito.
La sensazione che provo è "invidia per esperienza accumulata da episodi obbliggatori"...
ovvero l' invidia nel vedere un tuo amico che ha già passato un momento di transito, riuscendo a rimanere stabile caratterialmente.
Prendiamo l' esperienza della morte dei genitori, per fare un esempio lugubre che comunque prima o poi tutti DOBBIAMO affrontare tranne per alcuni rari casi;
Purtroppo alcuni miei amici hanno passato questo tragico evento uscendone forse un po' cambiati forse un po troppo uguali a prima... bhè, io ho paura di non trovarmi pronto per un evento che non posso cambiare o modificare, che non so' quando avverrà e non so se in qualche modo potro' aggirarlo.
In ogni modo il tutto è costantemente farcito da abbondanti incognite che delimitano di molto il piano d'azione preventiva che si potrebbe attuare.
Mi ritrovo a ammirare esperienza che andrebbe rifuggita. Ed è una delle pochissime cose che non mi piacciono di me.
Spero di non aver offeso nessuno con quello che ho scritto
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