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L’Umbria, stando ai
dati pubblicati dall’Inail relativi al 2006, non ha più il primato nazionale di morti sul lavoro. Resta, comunque, ancora alto il numero degli infortuni. Nel 2006, con una forza lavoro pari a 374.000 unità, gli incidenti sul lavoro avvenuti in Umbria e denunciati all’Inail sono stati 18.830, contro i 19.533 del 2005 e 20.463 del 2004. Sul totale, 2.645 incidenti hanno riguardato extracomunitari. Nel 2007, nonostante i dati non siano ancora pubblicati dall’Inail, in Regione si sono verificati 18 casi mortali sul lavoro: 12 in provincia di Perugia e 7 in quella di Terni. Il 2008 non è iniziato bene. Sono già 8 le vittime ufficiali di incidenti sul lavoro: 4 in una sola volta, nello scoppio dell’azienda orvietana che produceva fuochi d’artificio. L’ultimo decesso è quello dell’operaio albanese morto in un cantiere edile a Nocera Umbra. Questi dati, però, devono necessariamente essere letti tenendo in considerazione alcune caratteristiche della regione, come il fatto che il 92% delle imprese umbre hanno meno di 10 dipendenti. Tra di esse, la maggior parte manifatturiere, la competizione è incentrata sui costi e non sulla qualità dei prodotti. In più, il costo della manodopera rispetto al fatturato è molto alto. In Umbria, inoltre, nei confronti del complesso nazionale, c’è una maggiore presenza dei settori delle costruzioni edili, delle lavorazioni di materiali per l’edilizia e della produzione di ceramica. Tutto questo, inevitabilmente, porta ad una riduzione della qualità nei sistemi di sicurezza e rende il tessuto produttivo regionale particolarmente rischioso. Un fenomeno nuovo, che sfugge al controllo degli organi competenti, è l’enorme numero di cittadini che per hobby si dedica a piccoli lavori artigiani “domestici” e che spesso trova la morte cadendo dalle scale, finendo sotto i trattori, rimanendo fulminati da scariche elettriche. I sindacati definiscono questi incidenti “infortuni sul lavoro”, ma ancora non ci sono metodi di azione per poterli fronteggiare. L’Inail regionale, se pur a livelli diversi, sta svolgendo un ruolo attivo nella soluzione del problema infortuni, contribuendo a far passare la cultura della sicurezza e della legalità del lavoro. Per l’Istituto, “sinergia” rimane una delle parole chiave – e quindi una linea d’azione – con la quale “lavorare ai fianchi” il fenomeno degli infortuni. Per il sindacato umbro il dato sugli incidenti sul lavoro in Umbria negli ultimi due anni è positivo, anche se non si deve abbassare la guardia. “Innanzitutto - ci dice Paolo Bruschi, segretario regionale della Cisl - è necessario puntare sulla formazione certificata. Alla Regione, in questa direzione, è stato chiesto un massimo di 16 ore per l’edilizia e un minimo di 4 ore per il commercio. Abbiamo anche raggiunto un accordo con l’Inail per le piccole imprese e l’artigianato. L’Istituto ha dei fondi per la prevenzione della sicurezza. Queste risorse vanno condivise per fare progetti sulla prevenzione e formazione. Le aziende virtuose avranno una riduzione del costo della tariffa assicurativa all’Inail”. “Tutti e tre i sindacati insieme - continua Bruschi - abbiamo chiesto alla Regione una legge di riforma del sistema degli appalti, che prevedesse anche l’obbligo di una formazione per chi vuole aprire un’impresa edile. Inoltre, dobbiamo intervenire sugli Rls (rappresentati dei lavoratori per la sicurezza), che nella nostra regione non sono eletti in maniera trasparente, vengono scelti a caso e non svolgono quel ruolo di pungolo nei confronti dell’impresa, per far sì che questa adotti le misure di sicurezza previste. Se riusciamo ad avere un confronto serio e costruttivo su questi punti - conclude -, in Umbria possiamo ancora di più far scendere il numero degli infortuni sul lavoro”. Cortesia: lavoce.it |
Post n°2 pubblicato il 04 Marzo 2008 da andymsmith
Certificati medici falsi per attestare incidenti stradali mai avvenuti. E’ su questa pista che si sta incanalando l’inchiesta che la Procura di Bari ha avviato nel gennaio scorso e che, al momento, riguarderebbe circa un centinaio di casi. L’obiettivo dei sospettati pare fosse quello di intascare denaro dalle assicurazioni a seguito di incidenti fittizi provocati da ipotetici "pirati della strada". I risarcimenti, infatti, sarebbero stati messi a disposizione dal fondo per le vittime della strada. Nell’inchiesta finì anche un noto legale barese, che sembra essere comunque estraneo ai fatti dato che non è stato iscritto nel registro degli indagati. Al centro dell' inchiesta, invece, sembra prendere quota la pista della truffa ai danni delle assicurazioni con la presunta complicità di medici pronti ad attestare, attraverso certificati, la presenza d’infortuni sulle vittime dei fittizi incidenti. Sul banco degli investigatori sono circa cento i sinistri che rientrerebbero in questa casistica. Intanto le indagini per attestare le connessioni con il meccanismo truffaldino continuano e non è improbabile che nei prossimi mesi possano venire a galla importanti novità. Cortesia: barilive.it |
Post n°1 pubblicato il 15 Febbraio 2008 da andymsmith
Un progetto di ricerca guidato dall'Università di Colonia sta studiando
un nuovo approccio per la lotta alla povertà. A seguito del successo del progetto internazionale «Strengthening micro health insurance units for the poor in India», l'università sta lavorando su una iniziativa analoga per l'Africa. Il concetto è simile al sistema dei «microcrediti» che consente alle persone con redditi bassi di accedere a piccoli prestiti a interessi ridotti. La speranza è che un'assicurazione sanitaria accessibile ai poveri di tutto il mondo contribuisca a prevenire il rischio di gravi malattie. Le assicurazioni private a favore dei poveri delle zone rurali e urbane sono quasi inesistenti e anche quando sono disponibili di solito hanno un costo eccessivo. I servizi assicurativi pubblici per lo più sono insufficienti e non riguardano chi non lavora nei principali settori dell'economia. Il risultato è che nove persone su dieci nell'Africa subsahariana non hanno accesso ad un'assicurazione sanitaria o contro gli infortuni. Inoltre, devono pagare costi elevati per le cure mediche e l'assistenza sanitaria. Il problema colpisce in modo particolare coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà, vale a dire oltre il 40 % della popolazione dell'Africa subsahariana. Queste persone sono costrette a chiedere prestiti, a esaurire i propri risparmi o a vendere beni essenziali per pagare le cure mediche, con la conseguenza di peggiorare ulteriormente la loro situazione di povertà. Una risposta a questo dilemma è il meccanismo della microassicurazione sanitaria, che può aiutare a superare il circolo vizioso della povertà e della malattia. La microassicurazione fornisce servizi assicurativi ai poveri dei paesi in via di sviluppo. Attraverso organizzazioni operanti nelle comunità locali vengono offerti servizi assicurativi di base a fronte di premi ridotti, alla portata dei più poveri. Le organizzazioni interessate svolgono anche altri ruoli, ad esempio quello di educatori in materia di igiene e sanità. Inoltre, possono fungere da controllori del mercato dei servizi sanitari, per migliorarne l'accesso e la qualità ed evitare prezzi esorbitanti. Il Dipartimento per gli studi cooperativi presso l'Università di Colonia lavora già da qualche anno per migliorare l'accesso a servizi sanitari poco costosi e di qualità nei paesi in via di sviluppo. In linea con questo obiettivo, l'UE ha fornito un finanziamento di 500.000 EUR per il progetto di ricerca «Pro MHI Africa - EU-African university network to strengthen community-based micro health insurance», che è attualmente in corso e si svolgerà in collaborazione con le università di Ghana, Malawi e Botswana nei prossimi due anni. La rete di università prenderà in esame le iniziative di microassicurazione nei paesi partecipanti e intende anche introdurre un diploma comune in materia di microassicurazioni, al fine di preparare gli studenti alla definizione delle politiche necessarie per espandere i mercati delle microassicurazioni nei rispettivi paesi. Il progetto sarò condotto da Hans Jürgen Rösner, professore di politica sociale, studi sulla cooperazione ed economia sanitaria all'Università di Colonia. Il professor Rösner afferma che «[l]a microassicurazione sanitaria è uno strumento importante per la lotta alla povertà nei paesi in via di sviluppo; presenta potenzialità specifiche per favorire l'autonomia dei gruppi interessati e pertanto può contribuire a correggere le carenze del settore sanitario». Cortesia: cordis.europa.eu |