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Resoconto Incontro di Astronomia sulle teorie Anti Big Bang alla SAF - Parte 1 di 2


Precedentemente avevamo trattato i vari aspetti del Big Bang con l’intenzione di evidenziare i punti deboli della teoria. Pur avendo individuato dei punti oscuri, alla fine, tutto l’impianto teorico è risultato ben fortificato, in quanto, tutto sommato, anche se tarato appositamente, i vari aspetti della teoria sono la conseguenza di quello che si osserva nell’universo. Dato che non possiamo attaccare direttamente la teoria, a meno di un’osservazione sensazionale che ne metta in crisi alcuni fondamenti, occorre una teoria alternativa che partendo da presupposti diversi riesce a interpretare le stesse osservazioni traendo conclusioni diverse. Nel secolo che abbiamo appena lasciato di teorie alternative ce ne sono state e se vogliamo dare un senso temporale a tali tentativi troviamo in prima fila la “Teoria della Luce Stanca”.
Uno degli aspetti di base della teoria del Big Bang è stato quella di aver osservato il “Red-Shift Cosmologico”, Hubble ne ha poi tratto come conseguenza una legge di proporzionalità come velocità di allontanamento delle galassie in funzione della distanza. Albert Einstein riteneva che si potesse ottenere uno spostamento verso il rosso ammettendo che il fotone, lungo il percorso, perde energia, da cui il termine di “luce stanca”. Considerando che la Luce non è altro che un’onda, questa assunzione era accettabile, ed in effetti furono in molti ad accogliere questa tesi, perfino Hubble in un primo tempo lo considerava possibile. Ma l’osservazione della radiazione a microonde del fondo cosmologico ha al momento eliminato questa possibilità in quanto la distribuzione dello spettro si dovrebbe deformare in altro modo. Una teoria antagonista a quella dinamica e in evoluzione del Big Bang è sicuramente la “Teoria dello Sato Sazionario”. Sempre Einstein, dopo aver esposto le famose formule della Relatività Generale, si era accorto che alcune implicazioni cosmologiche comportavano un universo che poteva espandersi e dato che un tale scenario non rientrava nei suoi gusti cercò con ogni mezzo a sua disposizione per evitare che questo accadesse. Inserì ad hoc una costante, la famosa “Costante Cosmologica”, affinché tenesse a bada tutto il cosmo e lo mantenesse in equilibrio e omogeneo.
Appena Hubble dimostrò, oppure …..fu considerata una dimostrazione, che lo spazio è in espansione considerò questo tentativo come il suo più grande errore. Ma dato che il destino si diverte a giocare con i numeri e con le formule, questa trattazione matematica è tornata utile per descrivere un aspetto nuovo dell’universo, “l’Energia Oscura”, che riesce a giustificare l’osservazione di un’accelerazione dell’espansione dell’universo. Il tentativo di Einstein non è stato l’unico altri si sono avvicendati nello sforzo di salvare un universo statico. In particolare Hoyle, Gold e Bondi, avrebbero posto le basi per definire quello che è il “Principio Cosmologico Perfetto”. Più un impianto filosofico che fisico, afferma che il nostro punto di osservazione dell'Universo non sarebbe per nulla particolare, non solo dal punto di vista della posizione, ma anche da quello temporale, in quanto non solo il centro dell’universo non esiste dato che la sua dimensione è infinita ma anche su scala temporale noi non viviamo in un epoca significativamente importante da ogni altra. L’universo su grande scala sarebbe eterno, omogeneo e immutabile. Peccato che per garantire tutto ciò Hoyle, il maggiore scienziato fautore della teoria e quello che ha portato delle proposte da vagliare, ha identificato dei modelli che tutto sommato non erano concorrenziali a quello del Big Bang, ma anzi si ponevano sullo stesso piano. Accetta l’espansione dell’universo e, di fatto, non poteva fare altrimenti in quanto questo dicono le interpretazioni ufficiali delle osservazioni.