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“Pluralità dei Mondi Abitati” - Parte 3 di 9


Diogene Laerzio riporta che nel V° sec a.C. Anassagora riteneva che la Luna fosse abitata, nella sua cosmologia “i semi, unendosi e separandosi” formavano sistemi planetari simili al nostro, quindi esistevano altri corpi celesti analoghi al Sole, alla Luna e alla Terra. Nel IV° sec a.C. Epicuro parte dagli atomi che si staccano dall’infinito per assumere un ordine precario realizzando una varietà di combinazioni che possono portare ad infiniti mondi abitati. Tali atomi possono passare da un mondo all’altro, generando viventi moto differenti di volta in volta. Ma se per gli atomisti era facile dimostrare o creare teorie che portano alla “Pluralità dei mondi abitati” per gli altri filosofi del tempo, che si contrapponevano, non lo era affatto.
Dalla storia greca, sappiamo che il movimento filosofico degli atomisti ha perso la guerra contro personaggi come Aristotele e che molte volte non è stata solo una battaglia dialettica, Platone stesso sarebbe arrivato perfino a bruciare le opere di Democrito. L’idea vincente era che esistesse un unico mondo e la terra al centro dell’universo. Per Aristotele le divinità sono dietro al motore dei cieli che ruotano attorno alla Terra, all’uomo, all’unica civiltà dell’universo ……in pratica un sistema uomocentrico. Ciò non stupisce come poi la dottrina Cattolica della chiesa non facesse alcuna fatica ad accettare le idee Aristoteliche.
Ma mentre cresce la pressione della posizione dell’unico mondo teologico, in contrapposizione, si osserva un incremento di citazioni di osservazioni di fenomeni del cielo nell’impero Romano. Giulio Obsequens, nel “Prodigiorum Liber”, oltre che di statue che piangono, sorgenti o piogge di sangue o di latte, statue che si muovono, ci rende noto di un avvistamento di uno scudo volante nel 100 a.C. che al calar del Sole si dirigeva da Ovest verso Est.
Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.) narra di quando "...il sole splendette nella notte, con grandi rumori nel cielo e il cielo sembrava esplodere e stupefacenti sfere vi apparvero...".
Lucio Anneo Seneca (4 a.C.-65 d.c.)  nelle sue “Naturales Quaestiones” racconta di numerose osservazioni, di inspiegabili "travi luminose" che comparivano all'improvviso nei cieli delle città antiche. Le "travi" rimanevano immobili per giorni, per poi sparire all'improvviso, così come erano arrivate. 
Plinio il Vecchio (23/24 d.C.-79 d.C.) nelle “Historiae Naturales” racconta di “Clipeus Ardens” visti sfrecciare nel cielo di Roma. Dal termine Clipeus (dal latino disco o scudo rotondo) deriva il termine di Clipeologia, ovvero quella disciplina che studia il fenomeno UFO dell’antichità. Oggi non stupirebbe se da tante osservazioni poi qualcuno appoggiasse le tesi dell’esistenza di civiltà extraterrestri.
Infatti non mancano latini come Tito Lucrezio Caro (98 a.C. – 55 a.C.) che nel suo “De Rerum Natura” sostiene le tesi di Epicuro e che il cosmo è popolato da infiniti mondi, e il nostro è solo uno di questi! Ma l’era Cristiana è vicina e soprattutto trionfante, da questo periodo inizia il buio, il tema è quasi un tabù e difatti non si trova per molti secoli tracce importanti sull’argomento.