AstroLeo

“Pluralità dei Mondi Abitati” - Parte 7 di 9


 Dato che la teocrazia aveva esasperato lo scontro, non sfruttò l’occasione per rispolverarsi, di crescere e camminare coadiuvando e evolvendo la nuova era, ma si trovò davanti ad una serie di centinaia di figuracce ideologiche e di sconfitte razionali senza precedenti. Le nuove tecnologie avevano permesso di osservare la natura con altri occhi, di separare la fede dalla realtà delle cose. Il nuovo modo di osservare il cielo aveva avviato una rivoluzione astronomica, da Copernico a Galileo si eleva una rivoluzione culturale e teologica che non vede più un cielo divino, ma Mercurio, Giove, Venere, Marte e Saturno apparvero per la prima volta come pianeti, come corpi celesti e non divinità o come stelle erranti.
Si scopre l’imperfezione dell’universo: la Luna non si presentava più perfetta. Anche se la chiesa si rifiutava di guardare dal cannocchiale, chiunque poteva constatare che si potevano vedere crateri e montagne e sul sole erano presenti delle macchie. Galileo dimostra e mostra, per la prima volta, un minisitema planetario autonomo intorno a Giove. Quale sacrilegio …..corpi che non girano attorno alla terra o al Sole! In questo periodo, che già aveva visto una parte della chiesa eretica schierarsi a favore della “Pluralità dei Mondi Abitati”, la scienza dava l’opportunità di dimostrare la possibilità di ospitare altre civiltà in qualsiasi zona del nostro sistema solare e oltre. Rotta, la barriera ideologica teologica del limite terrestre, sorgono molti scienziati, filosofi, scrittori, sostenitori dell’esistenza di altri mondi abitati come Christiaan Huygens, René Descartes, Francois Voltaire.
Da citare il famoso libro di Bernard Le Bovier de Fontanelle, che nel 1686, in barba alla santa inquisizione, scriveva il “«Entretiens sur la pluralité des mondes» («Conversazioni sulla pluralità dei mondi») dove sosteneva le teorie di Copernico, Galileo e Giordano Bruno e della “Pluralita dei mondi abitati”. Il periodo moderno inaugurato da Galileo, è pieno di novità e data l’inesperienza delle prime nuove osservazioni è aperto ad ogni soluzione, anche alle più fantastiche.
Nel 1877 l’astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli, direttore dell’osservatorio di Milano, individuò un intricato reticolo di linee sulla superficie di Marte che chiamò “canali”. Un’errata traduzione del termine, nell’inglese “canals”, utilizzato per indicare i canali artificiali, creò un disguido che fece partire e diffondere l’idea che su Marte ci fosse una vita intelligente. Se il canale è artificiale è automatico che deve essere costruito, se costruito chi può averlo fatto, se non i Marziani? Ecco che esplose la mania degli extraterrestri di Marte, da allora la fantasia non si è mai interrotta, libri, testimonianze, film, immaginazione a fiumi.
A parte questo importante episodio che ha aperto la diffusione dell’idea, al largo pubblico, di civiltà extraterrestri presenti all’interno del sistema solare, non possiamo non citare l’opera di Charles Robert Darwin che nel 1859 scrisse “L’origine delle specie….”  Fino a quel periodo, anche se negli ultimi secoli con più fatica, si credeva che la vita fosse un unico atto creativo di Dio esclusivamente operato sulla Terra dall’autorità divina, l'evoluzione naturale fu un altro fulmine a ciel sereno, che bruciò le fondamenta teologiche della chiesa.