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Buchi Neri, evoluzione storica delle Teorie - Parte 8 di 11


Dato che in questo periodo si riteneva che la Luce seguisse la teoria corpuscolare di Newton, ovvero che fossero delle piccole palline dotate di massa lanciate alla velocità di “c”, il ragionamento automaticamente portava lo scienziato a ritenere possibile che una grande massa potesse rallentarle fino a fermarle e impedire a queste piccolissime particelle di uscire dall’influenza del corpo centrale. Inevitabilmente si ha un corpo oscuro, o come lo battezzò Michell una “Dark Star”.  Potremo affermare che John è il primo ha ritenere l’esistenza dei Buchi Neri, ma in realtà anche se non partendo dai presupposti fisici necessari, come prima persona ad intuire la possibile esistenza di corpi oscuri di grandi dimensioni che non emettono Luce è stato l’astronomo e provetto navigatore inglese Thomas Wright di Durham.
Tre decenni prima, nel 1750, espone la sua teoria su un libro pubblicato a sue spese: “An Original Theory or New Hypothesis of the Universe fonde upon the Laws of Nature, and solving by Mathematical Principles the General Phaenomena of the Visibile Creation, and particularly the Via Lactea”.  Anche se il modello è un po’ bizzarro, teologico, identifica correttamente la forma della Via Lattea, non più un universo uniforme come sostenuto dagli antichi filosofi, ma come un sistema a forma di disco schiacciato e di un guscio sferico di stelle. Per giustificare una simmetria, ipotizzò l'esistenza di un corpo di grande massa oscuro posto al centro della Galassia ed attorno al quale orbitavano tutte le altre stelle. Probabilmente contagiato dai tempi in cui è vissuto pone nel punto oscuro “La Dimora” o il trono di Dio, un Essere Sapiente che governa il tutto. Johann Georg von Soldner, decenni dopo, giunse a conclusioni simili a quelle di Michell per un Buco Nero, e simili a Durahm ipotizzando scientificamente l'esistenza di un enorme oggetto oscuro al centro della Via Lattea attorno al quale avrebbero ruotato le stelle del centro della galassia.
Calcolò le eventuali orbite che le stelle ruotanti attorno a siffatto oggetto avrebbero dovuto avere, ma giunse alla conclusione che i dati ricavati non deponevano a favore della sua teoria non essendo stati osservati e abbandonò le sue ricerche. Non avendo a disposizione i dettagli della sua ipotesi e delle osservazioni del cielo non capisco come abbia potuto fare un’affermazione del genere quando in realtà oggi sappiamo che al centro della nostra Galassia è presente davvero un enorme Buco Nero e le stelle vi girano intorno. La teoria delle Dark Star, molto probabilmente, gira nell’ambiente scientifico e Immanuel  Kant, forse, nel libro "Metaphysiche anfangsgründe der naturwissenschaft" (Fondamenti metafisici di scienze Naturali), ediz. II pag.33 del 1787 parla di una singolarità centrale: "Se l'attrazione agisce sola, tutte le parti della materia dovrebbero avvicinarsi sempre più, e diminuirebbe lo spazio che occupano le parti unite, di modo che si riunirebbero finalmente in un solo punto matematico." Kant era abituato a ragionare di compressioni in quanto nel 1755, nell'opera “Storia naturale universale e teoria dei cieli”, fu il primo a ipotizzare la nascita del sistema solare dal collasso di una nebulosa. Se la nostra interpretazione è corretta sarebbe il primo ad immaginare le conseguenze di una compressione della materia di un Buco Nero. Purtroppo però, non ho trovato altri dettagli.