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Buchi Neri, evoluzione storica delle Teorie - Parte 9 di 11


Poco più tardi, nel 1795, il matematico Pierre-Simon de Laplace riportò l’idea di Mitchell nella prima edizione del suo trattato “Exposition du Systeme du monde” (Esposizione del Sistema del Mondo). Alcune fonti affermano che Laplace arrivò in modo indipendente a teorizzare il Buco Nero ma la primalità non sarà oggetto di discussione in quanto nella seconda edizione ritratta tutto. Molto probabilmente si era reso conto che tale teoria non era più in accordo con le nuove idee sulla natura della Luce. Le stelle oscure di Michell e Laplace caddero in discredito quando nel 1801 Thomas Young scopre l’interferenza della Luce. La teoria ondulatoria della Luce di Christiaan Huygens del 1678, soppiantò quella corpuscolare proposta da Newton. La Luce doveva essere considerata come un’onda simile al suono o alle onde del mare, le quali trasportano un’energia ma non la materia.
Con l’introduzione della nuova teoria, diventava illogico pensare che se la Luce era qualcosa di immateriale, non avendo più alcun peso, potesse risentire della forza di gravità. Per un grande o denso oggetto celeste benché occorra una velocità di fuga superiore alla velocità della Luce, la stessa essendo un’onda di energia non viene attratta e può uscire tranquillamente dalla sfera di influenza del corpo celeste. Le “Dark Star” vengono quindi dimenticate e tornano nell’oscurità per tornare di moda solo agli inizi del XX° secolo, quando nel mondo della fisica si ha una nuova rivoluzione per quanto riguarda il concetto di forza di gravità. Subito dopo che Albert Einstein nel 1905 formula la teoria della Relatività Ristretta, che pone la velocità della Luce come limite invalicabile, pubblica una nuova teoria della gravitazione, nel 1916, inserita nella Relatività Generale. L’interazione Gravitazionale non è più una forza ad azione istantanea a distanza come quella di Newton, ma conseguenza delle “Curvature” dello “Spazio-Tempo” che si propagano alla velocità della Luce.
Non esisterebbe più alcuna forza ma un tessuto dello spazio-tempo che si deforma in presenza di una massa. La gravità diventerebbe applicazione di una forza apparente, un effetto di un’alterazione della geometra dello spazio-tempo vicino ai corpi dotati di massa. La materia curva lo spazio-tempo e lo spazio-tempo dice alla massa come muoversi. In genere viene utilizzato l’esempio del telo, dove, quando si appoggia una massa sulla sua superficie, affonderebbe generando le curve attorno al corpo pesante. La metafora utilizzata per flettere il telo però sfrutta la forza di gravità che vorrebbe eliminare e pertanto può rendere ad un primo impatto l’idea ma in realtà è una rappresentazione scorretta. Quello che accade al telo è una variazione delle lunghezze che subiscono una deformazione allungando od accorciando le distanze con una relazione dipendente dal verso del moto se ci si avvicina o ci si allontana da una massa. La rivoluzione non è solo concettuale ma anche matematica, all’inizio sono in pochi a comprendere la nuova teoria e capaci di effettuare calcoli con le nuove formule di Einstein.