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Come per la Terra, tutti i pianeti dotati di un minimo di campo magnetico sono in grado di accumulare e intrappolare con gli stessi meccanismi delle particelle cariche di antimateria. Per Giove, benché è dotato di un grande campo magnetico, vince l’effetto di schermo che l’effetto della produzione sull’atmosfera e il meccanismo di accumulo si riduce a tal punto che il flusso non supera i 10 antiprotoni per metro quadrato al secondo. Pur avendo un flusso inferiore a quello della Terra, Giove è dotato di un volume decisamente maggiore e pertanto si possono accumulare sino a 6 μ grammi di antimateria attorno al pianeta. Dato che il tempo di vita è inferiore all’anno, se avessimo il modo di immagazzinare il flusso, si otterrebbe una produzione di 7 μ grammi all’anno. Anche per Saturno vale la stessa regola di Giove, il campo magnetico è più efficiente come schermo, ma grazie agli anelli i raggi cosmici riescono a produrre un quantitativo di Antimateria decisamente superiore e l’effetto accumulo porta il flusso a salire a 70 antiprotoni al metro quadrato al secondo per un quantitativo globale attorno al pianeta di circa 10 μ grammi, quasi il doppio che su Giove.
Su Saturno il tasso di decadimento o dispersione è molto basso, se si dovesse catturare tutta l’antimateria si riuscirebbe ad immagazzinarne ben 240 μ grammi all’anno. E’ interessante osservare che la densità del flusso di antiprotoni decade in presenza di Lune fra gli anelli che si comportano come degli spazzini attorno alle loro orbite. Sorprendentemente, il satellite Glast (Gamma Ray Large Area Space Telescope), rinominato F-Glast in onore del nostro scienziato Fermi, lanciato l’11 lugio 2008, ha individuato delle fonti di antimateria nell’atmosfera terrestre. Dedicato all’osservazione del cielo, sorprendentemente ogni tanto rileva dei flash che provengono dalla direzione della Terra e pertanto tali eventi sono stati soprannominati TGF (Terrestrial Gamma-Ray Flashes). Si è scoperto che queste emissioni sono associate alle zone temporalesche e quando siamo in presenza di un lampo, sulla sommità delle nubi, si produce circa 1 nanogrammo di antimateria che può essere rilevato dal satellite.
L’antimateria essendo circondata da materia ha un tempo molto breve di vita e dopo pochi millimetri i positroni si annichiliscono con la materia (elettroni) generando due raggi gamma di 511 KeV. Lo strumento GBM, del satellite FGlast rileva queste emissioni e anche quando non si trova sopra la cella temporalesca, le cariche non neutre vengono rilevate in quanto a seguito della loro cattura da parte del campo magnetico della Terra, la materia e antimateria spiraleggiano lungo le linee di campo. In tal modo raggiungono e superano il satellite, giunti al punto di riflessione, per effetto bottiglia magnetica, il moto dei due fasci viene invertito. Dopo circa 23 msec, passano di nuovo nelle vicinanze dell’osservatorio Fermi, che rivela il segnale dell’annichilazione una seconda volta.
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