Atishenze

L'incontro: parte prima


Da moltissimo tempo progettavo di voler pubblicare qualche mio scritto, in particolare quello che segue.  Le motivazioni sono tante, ma due in particolare: - Innanzitutto mi sembrava il caso, oramai, di rivendicarne la paternità, perché dopo averlo bonariamente affidato alla lettura di alcuni amici, una parte di questi aveva “ben” pensato di adottarlo come figlio del proprio estro creativo e lo hanno spacciato per loro creazione; se ritengo, di norma, spregevole appropriarsi di cose materiali appartenenti ad altri (dicasi comunemente rubare), il rivendicare come proprie le idee altrui per me è segno del massimo abbrutimento mentale, dovendo ricorrere al furto per sopperire alle proprie carenze creative;- Mi sembrava anche il caso, finalmente, per quei pochi che hanno avuto la sfortuna di incappare nella lettura di tale brano e si sono fatti tutta una serie di strane idee, chiarire che non è un brano autobiografico, non ha muse ispiratrici reali, non ha dediche verso alcuno/a, ma è solo il frutto di una serata di febbricitante influenza, in cui il meglio da fare era lasciarsi andare ad accozzagliare quattro chiacchiere. E’ un brano abbastanza lungo, per cui lo pubblicherò in più parti e chissà che, nelle pause tra una pubblicazione e l’altra, se ci fosse qualche commento interessante, non possa arrivare l’ispirazione per delle variazioni e delle integrazioni in corso d’opera. Per il momento un abbraccio a quanti avranno la pazienza di cominciare a leggerlo da Atisha   Un effimero punto di luce cattura, nella penombra, gli ultimi brandelli di un sonno ansioso di tornare ad essere consapevolezza: una lama perlacea di alba invernale ha, per un istante, illuminato un granello di pulviscolo, per svanire poi istantaneamente, come un pensiero mai espresso. Recupero frammenti sparsi di realtà e li riverso sul mio viso, insieme all’acqua. È il giorno dell’ appuntamento. Cerco di far cadere nella doccia un fastidioso, insistente tarlo di ansia, un vago senso di anticipazione. < Devo incontrarla dopo mezzogiorno, c’è tutto il tempo che voglio!!> cerco di ripetermi, facendo solo ingigantire il quadro dell’aspettativa. L’impulso irrefrenabile è di telefonarle, chiederle di anticipare l’orario dell’incontro, inventarmi magari una scusa plausibile a giustificazione, un impegno imprevisto che mi costringe a modificare l’ordine degli appuntamenti, ma…. Una goccia d’acqua senza origine cade sulla mia mano: il suono prodotto è innaturale, impossibile, fortissimo, fa vibrare tutte le corde del mio corpo come un diapason percosso con forza. Spengo il cellulare. Ogni emozione è improvvisamente azzerata, tranne una nuova indefinita consapevolezza. La doccia continua a scorrere, ma come in lontananza, da un’altra dimensione. Il grigio dell’alba nel frattempo si è mutato in un’ esplosione di colori dai nitidi contorni, quale solo un gelo raramente così cristallino in una fredda giornata invernale, può donare al paesaggio. È un incontro semplice, casuale, del tutto improvvisato e senza altra aspettativa che un buon caffé insieme, per lasciare fuori dalla porta, per qualche minuto, la girandola della quotidianità. È una persona che conosco poco, troppo poco ancora, qualche scambio di battute al telefono, un sorriso delle cui fattezze sono assolutamente ignaro. Quante altre volte mi è già capitato, per lavoro o per diletto, lasciando sempre che il mio eterno sorriso interiore lavorasse per la mia fiducia nel mondo, affrontando dunque l’imprevedibile con la serena gravità di un seminarista che contempla un giardino. Eppure una leggera alterazione, come quando si osserva a lungo un oggetto e qualcosa sembra turbare il suo essere sempre uguale a sé stesso, torna ad impegnare la mente: cos’era quella strana, vaga consapevolezza che mi ha indotto a spegnere il cellulare? Mi accorgo di essere arrivato nel parco. Un leggero vento rovista tra le residue foglie, le spinge, abbracciate, a danzare verso il cielo fino a perdersi alla vista, destinate ad un invisibile olimpo di eterno amore: quale pesante trama di comprensione impedisce agli uomini di volare così?