Aussie Life

Il marketing del bicipite


Il marketing è, credo, uno degli abusi del nostro secolo. Il fatto è basta poco per conoscerlo, e fatto questo diventata una cosa prevedibile. Il problema è che alle spalle di qualsiasi libro sul tema e di qualsiasi business school c’è lo stesso, vecchio, impolverato libro che si chiama Competitive Strategy di Porter. Il libro che in pratica, con 4P e le 5 forze dovrebbe renderti un esperto e farti fare perfetti piani marketing. Il problema poi è che al livello successivo ci sarà qualcuno che tramuta il marketing strategico in operativo, attraverso le azioni che conosciamo, quali promozioni etc. Il fatto è che poi un dirigente di una società X un giorno si è svegliato è ha deciso che la sua azienda si orientava al cliente, praticamente il mondo si è accorto che se tratti meglio un cliente lui rimarrà fedele. L’acqua calda. Il fatto è che le persone che operano nel marketing hanno scoperto che nel cervello, il sistema limbico ha nelle decisioni la precedenza sul sistema razionale. Così adesso comperare è un’esperienza. Nell’era dei servizi poi il cliente è diventato difficile mantenerlo, quindi devi coccolarlo e per questo devi conoscerlo. Così c’è gente che viene pagata per dare un parere, i dati della CartaVantaggi del supermercato vengono spulciati e così tutti noi rientriamo in categorie. Sappiatelo, siete schedati, per ogni cosa abbiate una tessera (e quando dico ogni è proprio ogni, dopo che mi sono trovato a parlare di marketing in ambito di fecondazione e una volta pure di funerali). Così nei dipartimenti marketing delle aziende il vostro nome è associato ad una categoria, che è definita secondo comportamenti d’acquisto. E così vi personalizzano le promozioni.Tutto questo per dire che sono stato vittima (piacevolmente) di questi meccanismi. La mia palestra è una catena, ha milioni di club e delle strategie marketing vecchie di 4-5 anni. Sono uno dei 1000 membri con più alta frequenza ma non compro servizi (personal trainer, corsi o menate varie). Evidentemente sono il 25-30 anni, single, straniero, che frequenta più sedi. Questo significa che visito spesso, e nonostante venga bombardato da pubblicità in palestra non ho ancora colto, ma potrei essere un cliente con un valore inespresso. Così mi chiamano per un’intervista telefonica dove un addetto call center cerca di inserirmi in un’altra categoria con il modulo a domande e crocette che capisco benissimo avere sotto i suoi occhi. Insomma, dopo aver risposto con perizia alle prevedibili domande, mi arriva la mia promozione. Gratis l’up-grade della mia tessera a socio platinum. Sono in paradiso, con il nuovo ed esclusivo club appena aperto in piena città ed un’altro a Bondi.E ci sono appena tornato. Insomma, non male. C’è spazio ma mi mancano quelle due macchinette che amo tanto. Il treadmill sono gli stessi ma hanno uno schermo touch screen e diversi canali tv e l’attacco iPod. C’è anche sauna, bagno turco e piscina, un’esclusiva lounge room e quant’altro. Il club ha anche numero chiuso, per cui non ci dovrebbe essere più gente che sull’A14 ad agosto come accade in ogni palestra. Da questa settimana comincio ad andare su questo platinum club, però rimango dell’idea che nulla era come la mia palestra udinese. C’era muscolo l’ottavo nano, quello palestrato, un ragazzo di un metro e 50 e la prima panza con gli addominali (sembrava avesse mangiato mezza ruota di un camion!), le macchinette che vendevano anche KitKat e non solo insipidi cibi salutisti o con più proteine di un braccio di Schwarzenegger. Inoltre c’era una pizza al taglio con la patate e wurstel, per cui a volte mi autoconvincevo di essermela meritata per scavalcare il mio, di sistema limbico, e non come qui un fast food di insalate e frullati vari. E credo tutto ciò spieghi come mai nonostante tutta la palestra che faccio sono più vicino ad un fusto di birra che ad un fusto e basta.E, sulla via del ritorno ho riascoltato per caso questa canzone. Mi son sorpreso di chi è stata la destinataria del primo pensiero...