Autoestinguente

Tormento


(tempo di lettura: 1 minuto e 1/2)Un’altra delusione. L’ennesima.Ormai dovrei averci fatto l’abitudine, invece ogni volta è un sassolino in più che va ad appesantire il mio fardello.Come sempre in queste occasioni, mi viene automatico tentare un computo delle disillusioni, ma è impossibile. Da centinaia di anni ho perso il conto.La cicatrice sul collo brucia, a volte mi sembra che la corda sia ancora lì.Quante volte mi sono alzato da questo giaciglio da cui non traggo riposo per affrontare un viaggio? O quante volte il picco della speranza si è trasformato nell’abisso della tristezza? E quanti occhi ho guardato, tremando per il timore e la gioia insieme? Innumerevoli, ma è stato sempre tutto inutile. Tutti falsi profeti, sirene di Ulisse; qualcuno anche in buona fede, convinto fino in fondo di quello che diceva, ma non è sufficiente.Non è Lui, mi dico, e mi assale una spossatezza sconfinata. Vorrei almeno poter dormire, annullarmi per un po’, ma non posso. Devo vegliare.Presto le energie torneranno, sentirò in me la forza che nasce dall’amore, quell’amore immenso che può provare solo chi capisce troppo tardi cos’ha perduto. Io l’ho capito, per questo so che non sbaglierò a giudicare: quando lo incontrerò, lo riconoscerò.In questi venti secoli, tanti si sono presentati per quello che non erano, per quello che non potevano essere, e saranno responsabili delle moltitudini che li hanno seguiti. Grande è il mio tormento, dover assistere a queste frodi ed essere costretto al silenzio. Io non posso rivelare la verità, devo solo aspettare e vegliare.A volte, molto raramente, mi scopro a soffermarmi sul pensiero che l’evento più spaventoso per l’umanità, la fine del mondo, è per me invece la meta suprema. Ma questa volta, quando il mio Dio tornerà per giudicarci tutti, io sarò pronto e il mio esilio sarà finito. Non lo tradirò più, né per trenta denari, né per trenta volte la ricchezza di tutto l’universo.NessundoveInverno 1994