Autoestinguente

Ambra 13


(tempo di lettura: 2 minuti)L’aereo è decollato da Bologna con quasi due ore di ritardo. Niente di grave, solo una somma di piccoli contrattempi, accumulati durante la giornata, più che altro per aggirare le varie perturbazioni incontrate. Una lunga giornata, su e giù per l’Italia, cominciata col primo volo alle 8. Sono quasi le 21, questa tratta del viaggio è stata tranquilla, l’aereo imbocca il corridoio per la discesa, Ambra 13.Siamo in giugno, poco dopo il solstizio, c’è ancora luce. Il sole sta tramontando, dai finestrini di destra si vede il mare scintillare e farsi sempre più scuro.Tra i passeggeri qualcuno si gode lo spettacolo, altri ci sono abituati. Ci sono militari in licenza, qualche turista, imprenditori. C’è chi deve andare a un matrimonio di amici, chi è appena uscito dall’ospedale. Chi più chi meno, hanno tutti premura di arrivare. Qualcuno non è riuscito ad avvisare i parenti del ritardo ed è in pensiero.In cabina il comandante Domenico Gatti scherza con il copilota Enzo Fontana e i due assistenti di volo, si raccontano barzellette.– Sporca, eh? – dice il comandante. – Allora sentite questa.Gatti s’interrompe, cambia tono, sembra allarmato: – Gua…Fine delle trasmissioni.L’aereo scompare dai radar, si è squarciato in volo, precipita in mare tra Ponza e Ustica. Nessuno sopravvive tra i settantasette passeggeri e i quattro membri dell’equipaggio. Ottantuno vittime in tutto, ma i corpi recuperati saranno solo trentotto.Forse il pilota voleva dire: – Guardate che cazzo sta succedendo qui fuori! –, ma non ha avuto il tempo.Un missile, ormai è certo. Per lungo, lungo tempo qualcuno ha raccontato balle. Bomba a bordo? Collisione con un altro velivolo? Escluso.Il processo più dilatato e costoso della storia d’Italia non è stato sufficiente a chiarire cosa successe esattamente quella sera del 27 giugno 1980. Non si sa chi e perché abbia abbattuto il DC9 dell’Itavia, partito da Bologna con destinazione Palermo. Non si è mai trovato un colpevole, uno che sia uno a cui attribuire anche la minima responsabilità. Nel gennaio 2007 la Cassazione chiude anche l’ultimo appello. Tutti assolti.Nonostante siano stati accertati innumerevoli depistaggi, false testimonianze, sparizioni di materiale fondamentale, morti sospette di testimoni, nessuno ha pagato.Dopo ventotto anni siamo ancora a tormentarci con domande senza risposta.Però, adesso, l’ex presidente Cossiga si toglie un altro sassolino dalla scarpa, e si riaprono le indagini.
Nessundove27 Giugno 2008