Autoestinguente

Cosa vuoi che sia?


(tempo di lettura: meno di 2 minuti)Passa tutto quanto.Solo un po’ di tempo e ci riderai su.Così dice Ligabue. Luciano, non Antonio.Col cazzo, dico io, e perdonami Liga se metto in dubbio le tue parole.Si sopravvive a tutto, questo sì. Almeno finché si decide che ne vale la pena.Accadono cose che ti si piantano in profondità, ti segnano, nel bene o nel male. Lo sai da subito, non devi aspettare il responso del tempo.Come certe battute di baseball. Sai che sarà un fuoricampo appena la tocchi. Lo capisci dal rumore secco – TOCK – come un ramo che si spezza, o dalla mazza che vibra come un diapason, che ci potresti accordare la Filarmonica di Vienna per il concerto di Capodanno. Oh sì. Non hai bisogno di guardare la traiettoria, lo senti che è decollata, e pensi: “Questa non la piglia nessuno”. Anzi, forse lo sai anche da prima, da come si presenta la palla. La vedi arrivare dove avevi sperato e le sussurri: “Era lì che ti volevo, bella mia” e scarichi tutta la forza che hai nelle braccia e nelle spalle, poca o tanta che sia, e speri di non tirare giù il satellite che dà voce al tuo cellulare.Questi sono gli episodi belli, ma ci sono anche quelli brutti. Funziona uguale, ma all’inverso. Stessa consapevolezza, stesso abbagliante attimo di preveggenza, ma il finale è di segno opposto.Come quando freni secco in moto e la ruota davanti ti scivola da sotto. Lo sai molto prima di toccare terra quanta bua ti farai. Potresti rialzarti, dar giù alla polvere della giacca e ripartire. O forse butterai via un paio di pantaloni e ti ritroverai una cicatrice – un’altra – da esibire. Oppure. Oppure ti spaccherai le ossa. Oh no. Se ti va fatta bene, tolto il gesso e fatta riabilitazione, ti rimarrà solo qualche fitta quando cambia il tempo. Se ti va male, trascorrerai quel che ti è concesso campare a chiederti perché quel giorno sei passato di là.Ecco, caro Liga. Sei un bravo ragazzo e ti ascolto sempre con grande piacere, ma.Accadono cose su cui ridere è piuttosto difficile. Ne sapessi di musica la scriverei io una canzone su quel che non fa divertire, ma forse è meglio di no, perché da fuoricampo e cadute in moto non verrebbe fuori ’sta gran meraviglia.O forse la sai più lunga tu, si finisce davvero per sghignazzare di qualsiasi cosa, anche la più tragica. È solo questione di mettere una distanza sufficiente tra te e la botta. Allora ti chiedo: quanto? Quanto deve passare per tornare a ridere?Dimenticavo: Liga, buon compleanno. Sì, lo so, è stato qualche giorno fa, spero non ti offenda per il ritardo, ma da 5 giorni non si riesce a pubblicare un testo salvato nelle bozze.NessundoveMarzo 2009